Cronache dell'anno 1262

Sommario

L'anno 1262 in breve
Pluvioso
Il lamento dell'Orso
Riassunto di quanto accadde
Sferzato
L'anno del Giubileo
Riassunto di quanto accadde
Fiorile
Castelbruma, terra di conquista!
Riassunto di quanto accadde
Solario
Il Grande Campo delle Corti
Riassunto di quanto accadde
Messidoro
La giustizia del Re
Riassunto di quanto accadde
Carminio
Il Richiamo dell'Orso
Riassunto di quanto accadde
Vignameno
Riassunto di quanto accadde
Caduceo
Riassunto di quanto accadde
Brumaio
Riassunto di quanto accadde
Nevoso
Riassunto di quanto accadde
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L'anno 1262 in breve

| Pluvioso | Sferzato | Fiorile | Solario | Messidoro | Carminio | Vignameno | Caduceo | Brumaio | Nevoso
L'anno 1262 dall'Incoronazione fu l'anno in cui la Terza Guerra dei Tre Re divampò e infine ebbe termine con la vittoria dell'Alleanza della Luce e l'ascesa al trono di Re Edoardo, già Principe di Valleterna, nonché del suo alleato fraterno Galdor Elentauron, Re di Neenuvar e di Meridia.
Fu l'anno in cui la minaccia dei Diurni e delle Ombre Bianche giunse a stringere il nord delle Terre Spezzate in una morsa di gelo e distruzione, finché la Regina dei Ghiacci venne sconfitta nelle terre di Altabrina nel mese di carminio, grazie al coraggio del Clan dell'Orso e di tutte le Corti dei Principi.
Fu l'anno in cui i devoti della Tetrade celebrarono il cinquecentocinquantenario della nascita del Profeta Castamante con pellegrinaggi, donazioni, opere di bene, destinate a culminare con le celebrazioni per il grande Giubileo, che si tennero in autunno nella città di Capo d'Alba.
Un anno che si concluse con il clamoroso annuncio della scoperta delle carte nautiche per raggiungere la terra natìa dei niviani, al di là del mare, e del proposito dei Principati tutti di imbastire una coraggiosa spedizione alla volta di questo "nuovo mondo".

Vedi il Calendario per i nomi dei mesi.

Pluvioso

Il lamento dell'Orso
Vedi più in dettaglio le Cronache di pluvioso 1262

Riassunto di quanto accadde

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La corte di Edoardo alla ricerca del suo Re
Al Cristallo le corti, giunte per incontrare i figli del Clan dell'Orso, si imbatterono nelle temute empietà, i Demoni dei ghiacci, di cui da anni non si sentiva parlare al di fuori di Altabrina. Gli scontri nella neve furono resi ancor più ardui dalla presenza di un diurno più imponente e feroce, che secondo alcuni studiosi sarebbe una femmina e che falciò molti valorosi guerrieri prima di essere sconfitto. Trasportati al vicino bivacco allestito per le corti, per rifocillarsi e guarire dalle ferite, gli uomini dei principati incontrarono Ser Augusto Laurenti, il camerlengo del Tetrarca Gregorius e il vescovo Derora da Piazza del Sole, in viaggio di predicazione nelle terre del nord. I due alti esponenti dell'Ecclesia Tetradica si fecero messaggeri di un importante annuncio per i fedeli, e lessero in pubblico il Bando di annuncio del Giubileo, ovvero la proclamazione di un anno santo per celebrare il 550esimo anniversario della nascita del Profeta Castamante.

Dopo una iniziale cooperazione per far fronte alla bestiale minaccia, tuttavia gli schieramenti si spaccarono, incuranti del pericolo rappresentato dai mostri erranti e ansiosi invece di assestare qualche colpo decisivo nella guerra di successione al vacante Trono del Sole, da poco resa palese, complice anche la presenza dei tre Re: Edoardo dei Castamanti, Alarico d'Urso e Temistocle degli Alessandridi, che si presentò con il capo cinto dalla corona reale che era stata dei Gastaldi.

Le sorti della giornata oscillarono da una parte e dall'altra. L'Alleanza della Luce subì l'attacco congiunto degli altri due schieramenti: Caterina dei Leondoro fu a un passo dall'essere rapita, così come Edoardo dei Castamanti. Nel folto del bosco innevato il Magnifico fu catturato da un manipolo di uomini di Castelbruma, ma rapida giunse la reazione dei suoi fedelissimi e dei prodi alleati neenuvaren, che riuscirono a scovare i cacciatori brumiani, pare scorgendo il biondo crine della duchessa Bianca Portalupo nel candore della neve, e liberare il principe prigioniero.
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Temistocle degli Alessandridi sfoggia la corona dei Gastaldi

Forti del successo, Valniani e Neenuvaren rapirono l'arcimago venale Prometeo da Lisandria e riuscirono a portare in salvo il vescovo Clotario da Approdo dalle grinfie brumiane. Il vescovo di Castelbruma aveva infatti promesso alla corte di Edoardo che avrebbe aperto all'esercito valniano le porte della rocca di Castelbruma e che avrebbe concesso loro la custodia del piccolo Goffredo d'Urso, l'erede del principe Alarico che era misteriosamente scomparso qualche mese prima.
Fu così che il principe bruto si vide costretto a piegare il ginocchio. Grazie al sotterfugio e sotto la minaccia di uccidere il suo unico erede, uno dei pretendenti al trono era già fuori gioco.

Col sopraggiungere delle tenebre, di fronte alle corti finalmente sazie di scontri comparve allora Inverno, che perorò la sua causa, chiedendo che truppe di armati venissero mandate a Torre Veglia per combattere i demoni dei ghiacci e che alcuni valorosi cortigiani si arruolassero tra le fila del Clan dell'Orso per dare l'esempio.
Il Clan dell'Orso, ormai decimato e privo di una guida, sarebbe stato rifondato. Quale gesto simbolico, Inverno spense di fronte a tutti la fiamma dell'Orso.

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Novità e Dicerie

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Sferzato

L'anno del Giubileo
Vedi più in dettaglio le Cronache di sferzato 1262

Riassunto di quanto accadde

Dopo il brillante (e forse anche un po' fortunoso) scacco del Cristallo la guerra sembrava avviata a una rapida conclusione a favore dell'Alleanza della Luce che, sottomessa la Bruma, ci si attendeva sarebbe stata ora affiancata dai suoi armigeri: c'era il problema di Vesta catturata da ribelli filo-brumiani ma dato, appunto, il ritiro di Alarico, sembrava cosa facilmente risolvibile e a Roccamagna anche la Corona si schierò e il reggente Tancredi Roncaglia piegò il ginocchio a Re Edoardo... restava solo da trovare un buon accordo con Venalia, rimasta senza il suo alleato di ferro, per ottenere una supremazia incontrastabile. Invece il destino decise di complicare le cose.

Quasi accidentalmente i due schieramenti rimasti vennero subito alle mani e la Luce, che era proprio in quel momento al tavolo con i venali, non seppe reagire con sufficiente determinazione e incredula si trovò pericolosamente in difficoltà. A quel punto gli eventi precipitarono: il riottoso ser Gustavo Adolfo Portarovo ricusò la sottomissione del suo Principe e trascinò con sé il grosso della corte brumiana in un ammutinamento, volgendo le sue spade contro la Luce, che subì una pesante sconfitta; l'anziano dei Paladini valniani e, molto peggio, la comandante in capo delle armate di Neenuvar furono rapiti, il venale Prometeo da Lisandria, fatto prigioniero il mese precedente, fu liberato e anche con il contributo del suo parere Venalia decise che era un migliore affare sostenere Temistocle... insomma: un ribaltamento completo.

L'Alleanza della Luce non riuscì più a risollevarsi: gli avversari sembrarono proporre una tregua per partecipare all'asta annunciata dai mercanti di Roccamagna ma poi evidentemente ci ripensarono perché si schierarono in assetto di guerra e di nuovo li annichilirono. Nel trambusto i mercanti coronensi furono abbattuti e derubati senza pietà da alcuni brinnici e meridi, inoltre Caterina Gotardo fu vilmente assassinata di nascosto mentre giaceva ferita e fasciata fra i tanti caduti dello scontro, che era già costato altre due vite: la paladina Nebula e il mercante venale Ganimede Pantaleimone, entrambi ritrovati ormai dissanguati ai margini del campo di battaglia.

Solo l'arrivo del Tetrarca insieme a una carovana di pellegrini per l'incipiente Giubileo convinse il Ghiaccio e il Fuoco a cessare le aggressioni per quella giornata, mentre i brumiani, avuta la loro vendetta, si ritiravano in uno stato di non belligeranza (l'inusitata alzata di testa sarebbe poi costata al Portarovo la condanna a morte da parte del Re). Le parole del primate dell'ecclesia distrassero gli animi dalla pugna e un po' tutti ne approfittarono per dedicare le ultime ore della giornata ad altro.

Qualche pensiero andò alla preparazione del giubileo, invitando seguaci dell'antico culto a un'udienza con Gregorius e discutendo coi mercanti e gli artigiani presenti di reliquie e arte sacra. Alcuni valorosi scortarono i pellegrini al sicuro attraverso territori infestati di Orchi e Goblin. Non si riuscì a fare giustizia del recente torto ai mercanti: tutti quelli che vi erano interessati erano incoscienti durante i fatti e non avevano visto i colpevoli; si trovò solo un alchimista merida, Pirro d'Irradia, in possesso di alcuni pezzi di refurtiva, ma egli preferì farsi tagliare una mano piuttosto che rivelare cosa sapeva della ruberia. Comparve anche l'empio Saverio Vignalba, attaccato da alcuni ma ignorato dai più, che prometteva ricompense a chi lo avesse aiutato a mettere le mani su alcuni membri delle corti; di certo ne fece le spese il vescovo Bramante Sestesi che gli fu consegnato (chi dice da mano brumiana, chi venale) e venne torturato e menomato di un occhio e una mano.

Al crepuscolo il raduno si disperse, parte dei contendenti lasciava il campo ringalluzzita, parte abbacchiata, tutti comunque sfiniti... e negli ultimi momenti il miliziano Camillo Corvino faceva in tempo a farsi abbindolare da un Goblin rimettendoci le penne, tirando così il sipario sulla cruda giornata con un ultimo tributo di sangue.

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Novità e Dicerie

"Io sono, e resto, principalmente una guardia: la nobile casa degli Elensil mi aveva affidato la sicurezza del Lassilantar Eldacar Elensil e egli non è mai stato ferito né da bestie né da membri delle corti mentre era sotto la mia protezione. Durante le battaglie di Roccamagna ho fallito: non sono riuscito a proteggere la Prima Eldalièste Luthien che venne rapita e passò il mese successivo a Meridia. Ad oggi questo è il mio maggior rimpianto. [1]
  1. si rammarica Cristoforo Ardente, Neentirion dei Mahtaren e Mago di Corte.


Fiorile

Castelbruma, terra di conquista!
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Riassunto di quanto accadde

Quando la bruma si levò sul Bosco Nero, rivelò un paesaggio gelato, deserto degli abitanti del luogo e infestato invece da Diurni e da misteriosi abomini dall'aspetto di donna in vesti candide che si guadagnarono presto l'appellativo di Ombre Bianche. Gli eserciti degli ultimi due pretendenti al Trono del Sole, separati da mezza lega di terreno erto e boscoso, attesero a venire alle mani in attesa di capire meglio questa minaccia, mentre i padroni di casa se ne stavano in un campo tutto loro, chiamandosi fuori dai giochi.

Comparve Inverno che spronò tutti coloro che incontrava a metter da parte le acrimonie e indagare invece sul fenomeno, mai visto prima. Venne scoperto che una mano ignota aveva infisso nei paraggi un bastone runico con incastonato un cristallo, che sembrava avere il potere di avvolgere il luogo in una morsa di freddo che richiamava e corroborava i demoni dei ghiacci. Per poterlo distruggere fu necessario infrangere un campo di forza che lo proteggeva e ciò si rivelò possibile rompendo di fronte a esso tre rune di pietra che le misteriose Ombre Bianche portavano al collo. Ci fu in realtà un alterco su questo, giacché i Neenuvaren volevano invece requisire almeno una runa per studiarla: Cristoforo Ardente sconfisse in duello d'onore Leonardo (che svestì definitivamente i colori di Valleterna e combatté per l'Orso) e l'ebbe vinta, per un po'... più tardi i guerrieri di Torre Veglia seppero essere sufficientemente incisivi da farsi consegnare l'artefatto.

Spaccata dunque l'ultima runa e frantumato il bastone, l'alone di gelo cessò e non si videro più Diurni o Ombre Bianche in circolazione. L'Alleanza del Ghiaccio e del Fuoco, con i nuovi vassali venali, decise allora rompere gli indugi e di muovere contro l'accampamento avversario: superiori sia per numero di armati che di maghi ebbero rapidamente la meglio e incassarono una vittoria netta. Persino Edoardo dei Castamanti era caduto prigioniero nello scontro e tutto faceva pensare che Temistocle degli Alessandridi fosse a un passo dal trono, quando, appena un'ora dopo, vi fu di nuovo un clamoroso ribaltamento delle sorti del conflitto. Gli uomini dell'Alleanza della Luce, ricompattati da Tancredi Roncaglia e Galdor Elentauron, ottennero senza colpo ferire la resa del principato di Meridia grazie a un ricatto ordito da Pisistrato dei Themelioni, assestando scacco matto ai rivali! Approfittarono anche della sorpresa per sfogare sui Brinnici e i Venali, disorientati, la rabbia accumulata per le sconfitte subite nei mesi passati. Il sole tramontava lasciando il Principe di Valleterna, ironicamente ormai sulla via di Venalia in catene, unico pretendente al trono.

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Novità e Dicerie

Facevo parte della squadra che sfuggì alla carneficina del crinale: riuscii a riparare nel bosco insieme al Lassilàntar Eldacar Elensil e al vescovo Bramante Sestesi, lì ci unimmo a tre guardiavia che erano di ronda ed erano riamasti esclusi dallo scontro. Dopo lunghe ricerche trovammo Pisistrato e i nobili strinsero il patto. Io e i guardiavia andammo a chiamare tutti gli altri: bisognava essere al campo Merida appena dopo di lui, questo aveva detto l'arconte. Trovammo la compagine ricompattata, per fortuna, ma persero tempo con i Brumiani e giungemmo di fronte agli avversari che gli ambasciatori erano stati ormai -prevedibilmente- catturati. Per fortuna li lasciarono comunque parlare e Pisistrato disse quello che aveva da dire, consegnandoci la vittoria con un colpo di mano altrettando ardito e rocambolesco di quello che aveva piegato Alarico. In quel momento Leonardo della Rovere, ormai "del Clan dell'Orso", che aveva udito tutto nella tenda comando merida, corse in mezzo agli schieramenti urlando come un forsennato "è finitaaa, Temistocle si è arreso, è finitaaa", sperando di evitare lo scontro. Pia illusione: fu invece come se tutti gli armati dell'alleanza avessero pensato nello stesso istante "quindi Brina e Venalia sono in minoranza... adesso le pagano tutte!" Troppo era il rancore accumulato, partì una carica furibonda e fu una mattanza... i nostri non ebbero pace finché non le ebbero date anche ai traditori Portarovo e ai loro fidi.[1]

"Che dicano pure ciò che vogliono. Dicano che ci hanno sconfitti sul campo, dicano che erano più di noi, meglio armati e più determinati, con maghi più abili e guerrieri più esperti. Dicano che abbiamo vinto solo grazie al sotterfugio e all'inganno. Io dirò solo che, alla fine, abbiamo vinto noi." [2]

"E' palese: erano i Quattro a volerlo". [3]
  1. Dai diari di Aldrico da Bosco Alto, artefice valniano.
  2. commenta pragmatico Cristoforo Ardente, Neentirion dei Mahtaren e Mago di Corte.
  3. fu udita commentare Caterina Leondoro, paladina di Valleterna e sposa di Re Edoardo.


Solario

Il Grande Campo delle Corti
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Riassunto di quanto accadde

Conclusa la guerra, con la resa di tutti i pretendenti al trono tranne Edoardo dei Castamanti, ancora c'erano molti conti aperti da saldare e un regno da ricostruire.

Edoardo, vincitore, era comunque stato catturato ed era in custodia del barone Giacomo Pelagi a Venalia, che insieme ad Altabrina non aveva ancora piegato il ginocchio al monarca emergente; i Neenuvaren avevano spuntato generose concessioni per il loro aiuto, che andavano ora finalizzate, e in generale gli accordi di pace definitivi con i singoli principati, con doni e sanzioni, erano tutti da scrivere.
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L'incoronazione di Re Edoardo II dei Castamanti per mano del Tetrarca

In assenza di Edoardo, fu Sire Galdor Elentauron, principe di Neenuvar, a indire il primo grande bando del nuovo regno, invitando tutte le fazioni nelle sue terre, per comporre ogni controversia residua e incoronare "i" vincitori, giacché egli aveva ottenuto per sé, in cambio del suo schieramente nell'Alleanza della Luce di diventare Re di Neenuvar, 'signore in casa propria' e pari del Sovrano delle Terre tutte. Gli antichi Elfi uscirono dal silenzio per offrire la loro protezione ai negoziati di pace, garantendo con la minaccia dell'acciaio e della magia, se fosse occorso, trattative incruente.

Dopo lungo dibattare, parecchi compromessi e qualche forzatura, tutto fu in qualche modo composto. Edoardo venne liberato e poté essere incoronato dal Tetrarca e ricevere l'omaggio di tutti i Principi e dignitari convenuti. Venne promulgato l'editto che sanciva l'assetto del nuovo regno: in sostanza, al di là di varie ricompense e penali di guerra, fu ufficializzato che sire Galdor diventava Re di Neenuvar e Meridia, alleato fraterno di Edoardo, Re delle Terre Spezzate (di fatto, con il controllo diretto solo degli altri cinque principati). Castelbruma conservava definitivamente l'Oltrespina, pur vedendosi imporre Sagremore Sestesi come duca di Conquista, e Giacomo Pelagi, ironicamente nominato "salvatore del Re" per averlo rapito sottraendolo a meno gentili sequestratori, si vide nominare barone di Tabbia (con buona pace di Rapace Sagace, messo su quel seggio dagli avvizziti solo un anno prima).

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L'apparizione dello spirito dell'ultima Tuiletar
Per il resto, il raduno fu all'insegna di un braccio di ferro politico all'interno di Neenuvar, giacché diventato Re Galdor, che formalmente era una sorta di reggente in quanto Primo Consigliere della scomparsa Malwen Elensil, un nuovo braccio destro doveva essere eletto. Naturalmente gli altri principati cercarono di metterci becco per spingere il candidato più gradito e alla fine la scapolò il radicale Echtelion Elensil, alle spese del druido integralista Sangue della Selva e di Polvere della Via, seguace dell'Armonia e assistente della compianta Niniel Muilemir, che trovò la morte proprio in quei giorni per mano dei briganti di Falce della Luna.

Approfittando del palesarsi di così tanti antichi Elfi attrasse al campo delle corti diversi saggi e sapienti di ogni principato, come la sciamana Albavento, il fabbro Grimoaldo, l'alchimista Arcadia de Portici, Baldovino l'Asteride... tutti intenzionati a valutare ed eventualmente sostenere gli artigiani impegnati nella tenzone indetta dall'erudito Bramante da Vesta per la creazione di un nuovo manufatto in occasione del Giubileo. Tale consesso di sapienza fu però funestato dal rapimento dello stesso Bramante, per mano di ignoti.

L'altro grande tema degno di nota fu lo scatenarsi di antiche maledizioni allorché sire Galdor si fece incoronare Re: spiriti degli Uomini del Mare emersero dai loro sepolcri, al grido di "mai più un Elda siederà sul trono" e la terra stessa s'infuriò per il primevo anatema che Daelin Elentauron aveva attirato sulla sua casata secoli prima, lanciando driadi e satiri all'attacco delle corti. I druidi della Selva ricorsero a un raro e segreto rituale per evocare lo spirito di Anarin l'ultima Tuiletar e pietire il suo aiuto: l'ombra promise che il giorno dopo magici frutti sarebbero emersi dalla terra, frutti carichi della perduta luce della primavera, che si sarebbero potuti usare per arginare l'orrore. Gli Elfi si riunirono per discuterne e conclusero di ricorrere all'antica, quasi dimenticata magia della loro stirpe per cercare di placare gli spiriti e la terra stessa, consci che a causa della forzatura arcana che si sarebbe prodotta, probabilmente non sarebbe mai più stato possibile utilizzarla ancora in futuro. Il rituale fallì in parte, giacché gli assistenti mortali non seppero prevedere tutte le difficoltà e vacillarono nel momento della prova: la terra fu placata, ma non gli spiriti, che assalirono il campo con grande impeto sotto una pioggia battente e se ne andarono ripetendo il loro anatema, lasciadosi dietro decine di feriti e una devastazione generale.

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Novità e Dicerie

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Messidoro

La giustizia del Re
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Riassunto di quanto accadde

Tutti accorsero al richiamo del nuovo sovrano e dopo un lunga battuta l'erudito Bramante da Vesta fu in effetti ritrovato, era stato torturato da sedicenti "Frati Neri", che ambivano a lanciare un'onda moralizzatrice verso l'ortodossia religiosa. Conscio che la loro posizione era condivisa da un crescente numero di suoi sudditi, Re Edoardo prestò orecchio a queste istanze (pur stigmatizzando la loro iniziativa) e acconsentì a far interrogare Bramante dal fervente vescovo Sagremore Sestesi circa le sue sospette attività blasfeme. Il sapiente ne uscì indenne, ma il Re proclamò che presto avrebbe dato una risposta forte alle giuste richieste morali del popolo.

Intanto l'attenzione di tutti fu dirottata su ben più gravi fatti: l'incontro con Diurni e Ombre bianche: le creature erano dunque riuscite a scendere fino a Valleterna, nonostante la cintura militare che avrebbe dovuto fermarli al confine e nonostante il clima loro alieno, di nuovo grazie ai loro famigerati "bastoni del freddo". Ci vollero tutte le forze presenti per debellare il contingente di demoni dei ghiacci e infrangere il bastone, anche grazie all'aiuto di Inverno e del suo Clan dell'Orso. La questione era diventata serissima e non si vedeva soluzione in un confronto armato: fu rivelato che alcuni avevano avuto visioni in sogno che il cuore del problema stava in terra di Brina, sulle Colline Arse e che al più presto tutte le corti si sarebbero messe in marcia per recarsi "nell'occhio del ciclone".

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Novità e Dicerie

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Carminio

Il Richiamo dell'Orso
Vedi più in dettaglio le Cronache di carminio 1262

Riassunto di quanto accadde

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L'accampamento delle Corti presso le Colline Arse
Le corti tutte dunque giunsero dunque ad Altabrina, apparentemente unite per sciogliere il mistero della Calata dei Diurni.
Le Ombre Bianche che da mesi seminavano gelo e terrore nelle Terre Spezzate si rivelarono esseri della cui esistenza si era persa memoria, così come perduto era il ricordo di Volpebianca e del suo sacrificio per respingere la Regina dei Ghiacci. Inoltre si scoprì che negli ultimi mesi erano stati i bagonghi ad aiutare i Diurni, collocando i Bastoni del Gelo e rafforzando la morsa dell'inverno sulle Terre Spezzate. Fortunatamente per tutti, le corti riuscirono nell'impresa di trovare e officiare il rituale per sconfiggere le Ombre e la loro inquietante Regina. La minaccia dei Diurni era, almeno per ora, respinta.

Inoltre, il Primo Inquisitore Escanore Crudele si presentò alla Corte Ristretta di sua Maestà, per definire alcuni punti relativi a poteri, obblighi e competenze della neonata Devota Inquisizione, il tribunale voluto dal Re con lo scopo di scovare e punire ogni empietà, e per selezionare i quattro membri delle Corti da nominare Inquisitori. La scure dell'Inquisizione ebbe subito modo di abbattersi su alcuni di coloro che avevano deviato dalla Via Virtuosa, tra cui Araton il "senza morte", che pareva aver trovato il modo di rifiutare il Dono di Aeterna.
I Capiclan riuniti intorno al fuoco durante il Consiglio
I Capiclan riuniti intorno al fuoco durante il Consiglio

Una nobile cerca ebbe inoltre inizio nelle Terre del Nord: il Duca Nero Portalupo, unito a Dama Romilda della Rovere, prestò un solenne giuramento per riportare alla luce ciò che andò dimenticato dell'Onore dei Padri dei Padri. Già alcuni membri delle Corti decisero di unirsi alla ricerca e stanare nel passato le tracce di eroi ed eroine appartenenti alla stirpe degli Uomini del Mare. Da frammenti di epigrafi si scoprì, tra l'altro, che nella tradizione degli antenati esisteva un "antico codice" cavalleresco.

Finalmente la pace scese in via definitiva su tutte le Terre Spezzate: un chiassoso Consiglio dei Capiclan ebbe luogo nelle Terre Brinniche e, tra vino, insulti, rozzi scherzi e mezze risse, importanti decisioni furono prese sotto la minaccia dell'invasione da parte della flotta reale pronta a dar guerra alle genti del Nord. Ora dunque anche Altabrina risulta essere ufficialmente sottomessa a Re Edoardo!

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Novità e Dicerie

"Nuovi nomi da ricordare, un viaggio degno di essere trascritto.
Narrerò dunque di una duchessa bianca che indagando sulle sorti di un fratello scomparso inciampa in un passato che si offusca all'ombra di dubbi ancestrali, striscianti sulla tomba dell'eroe sbagliato. Del guerriero che torna a reclamare la propria lapide sporcando le proprie ossa del sangue di valorosi difensori. Di un medaglione rubato al duca nero, strappato dalle mani di un traditore morente, che trova la pace per una salvezza che tarda a presentarsi..." (continua a leggere)[1]

"Noi ha spacca paletti, noi ha messo spirito di capaputtana ghiacciolo dentro corpo e pestato lei. E' storia davvero lunga su come noi fatto ma Inverno sa tutta poi lui racconta bene. No ha visto bene pero' ultime cose perche' io era co testa spaccata. Qualcuno racconta cosa successo dopo che iniziato bula bula co rune?" [2]
  1. Memorie di Branto Cuordivento, Cantore del Clan del Cervo
  2. Dialogo di Bue Grasso, Alfiere del Clan dell'Orso, con il principe Falcobrando qualche giorno dopo gli eventi narrati.


Vignameno

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Riassunto di quanto accadde

Esone Antenore degli Agoni con suo padre, l'Arconte di Elianto Icario III
Esone Antenore degli Agoni con suo padre, l'Arconte di Elianto Icario III

Le Corti dei Sette Principati risposero prontamente all'appello dell'Arconte di Elianto ed in forze convennero nella Piana Litia.
Gli strateghi meridi organizzarono il grosso delle forze disponibili in due spedizioni, l'una guidata dal Principe Temistocle, l'altra da un bruto di nome Amos, che tosto s'inoltrarono in terre selvagge, seguendo due piste diverse, alla ricerca del disperso Esone Antenore degli Agoni.

Entrambe le squadre tornarono però a mani vuote, riferendo anzi di aver dovuto fronteggiare numerosi assalti da parte di necrofagi e dei bruti ancora selvaggi che infestano da sempre le lande vicine ad Elianto.

Con la sorpresa di tutti, non molto dopo il ritorno degli armati al campo base, il giovane arconte fece spontanemente la sua comparsa di fronte alle Corti Riunite, propinando ai presenti un sermone circa l'aver riscoperto un antico culto dei bruti e abiurando pubblicamente la Tetrade, sottolineando le sue parole con l'arsione di una sciarpa con il simbolo dei Quattro.
Fu troppo per i fedeli dei nuovi Dei e scoppiò una rissa tra di essi e i sudditi di Re Galdor, che difendevano la libertà di scelta di Esone e protestavano per quella che ai loro occhi era un'ingerenza nei loro affari interni.
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Le corti alla ricerca di Esone si scontrano con un enorme necrofago in un'ansa del fiume
L'arconte riuscì a fuggire, inseguito dal grosso dei cortigiani, e per tutto il resto del pomeriggio giocò al gatto col topo con il corteo che gli andava presso, chi per prenderlo, chi per proteggerlo. Alla fine riuscì con un rituale a evocare un misterioso "Spirito del Fiume", con cui non si riuscì a impedirgli di "unirsi" in una sorta di "sposalizio", da lui fortemente voluto per riabbracciare, queste le sue parole, "le antiche tradizioni del mio popolo". Molti ora si chiedono cosa porterà questo in futuro.

A margine di questa complessa vicenda, giunse finalmente al termine il lungo processo di selezione della sede delle celebrazioni del Giubileo, con la consegna dei progetti definitivi alla commissione per mezzo di Dama Romilda della Rovere e l'annuncio, poche ore dopo, della decisione dell'Ecclesia per voce del Barone Giulio Corvino Aloisi, che lesse il Bando con cui il Tetrarca Gregorius conferiva a Capo d'Alba e al nobile principato di Corona del Re, l'onore e l'onere di ospitare l'evento.


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Novità e Dicerie

"Temo che quel maledetto testone di mio figlio Esone abbia fatto tutto questo apposta per dispiacermi. Spero che gli Dèi gli concedano di trovare nel deserto la gloria che cerca..."[1]
  1. Queste le amare riflessioni dell'Arconte di Elianto Icario degli Agoni dopo l'apostasia del figlio.


Caduceo

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Riassunto di quanto accadde

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Le statue piangenti di Laetitia
Moltissimi gli accadimenti che si succedettero nei pochi giorni di festeggiamenti per il Giubileo.

Il Tetrarca Gregorius fu colto da grave malore proprio al termine della Lectio di apertura del Giubileo. Sembra che, in concomitanza di tale nefasto evento, le statue di Laetita presenti nella cappela della villa presero a piangere sangue. A lungo si temette per la sua vita dell'anziano sacerdote e una lunga fila di cortigiani riempì le scale del palazzo dei Vignalba per pregare al capezzale del Tetrarca o udire le sue ultime parole. Forse tutte quelle voci giunsero davvero alle orecchie degli Dèi, perchè Gregorius si riprese quasi miracolosamente in extremis il terzo giorno.

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Alcune nobildonne osservano il Torneo delle Dame

Nonostante la pena per le sorti del Tetrarca, il secondo giorno dei festeggiamenti si svolse appieno in nome di Laetitia. Dame e Cavalieri si affollarono a seguire gli sviluppi del Torneo delle Dame, dominato in lunga misura dalle genti di Venalia: fu infatti Ser Neone da Porto a vincere, portando i colori della cugina, Dama Nerissa Corvina.
Le soddisfazioni continuarono quella sera per la Corte della Basilissa Desdemona. Ebbe infatti luogo la conclusione della disfida d'ingegno, indetta dall'erudito Bramante da Vesta, riguardo alla creazione di un nuovo manufatto artigiano, che vide vincitrice la baronessa Cassandra Zenaidi con il suo moltiplicatore d'incantesimi dal nome di 'Fulcrum Magi'.
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Il fantoccio portato in processione nella fiaccolata dedicata ad Aeterna


Continuò il braccio di ferro tra i tetradici e i seguaci del Leone Nero, che con l'aiuto di Brinnici e Brumiani umiliarono di nuovo sul campo gli avversari, attaccandoli la notte del secondo giorno, durante la processione dedicata ad Aeterna, accaparrandosi una preziosa reliquia.

Il cavaliere Baiardo del Cristallo ritrovò l'orgoglio e si mise a capo dei volonterosi intenzionati a fondare un ordine cavalleresco ispirato all'antico codice degli Uomini del Mare.

L'Inquisizione non ebbe modo di riposare molto durante i festeggiamenti. Si dovette infatti combattere contro strani fenomeni che accadevano nella villa e contro abomini lasciati dal precedente occupante, Saverio Vignalba, e infine si scovò e uccise un Avvizzito che si nascondeva nei paraggi.
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L'Avvizzito ritrovato a villa Vignalba
La morte di uno degli Inquisitori, il Duca Filiberto Manfredi, non fermò il fervore dei suoi pari, che portarono a compimento diversi processi: l'inquisizione di Edelina da Portoferro, madre dell'erudita Zelda, per sospetta stregoneria; l'inquisizione del Maestro del Conio Pisistrato Themelioni per empietà; l'inquisizione del Principe Alarico D'Urso per abiura della Tetrade; l'inquisizione del Principe Temistocle degli Alessandridi per eccesso in celibato.

Inoltre fu annunciato il ritiro della scomunica al defunto Re Aureliano dei Gastaldi e fu finalmente posto il nome alla sua unica figlia. La scelta di un nome coronense per la piccola, ovvero Vittoria Aurora, secondo le richieste della regina madre Adelaide De Portici, sancì che la piccola venisse cresciuta dalla nonna, anziché dalla madre Ginevra Viviana, valniana di nascita, il cui pubblico strazio interruppe la lectio conclusiva del Giubileo.
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Il Primo Cavaliere Borromeo inveisce contro il Re durante la Lectio
Ma, più che per le sue lacrime, i presenti furono turbati dalle parole del Primo Cavaliere Borromeo, che si macchiò d'ingiuria e insubordinazione verso il Re Edoardo II dei Castamanti, accusandolo d'esser un uomo indegno per aver deciso l'uccisione del suo predecessore e aver conquistato il trono con l'inganno, il che gli valse l'arresto e il supplizio, con il marchio d'infamia in volto e il taglio della mano e della lingua.

Nonostante i tristi accadimenti, il Giubileo si concluse con eventi lieti. Si disputò una Grande Mischia, vinta dal mercenario Annibale Grignapoco, e vi fu l'annuncio di ben due matrimoni: quello della Baronessa Lucilla Tiberia Vignalba, Signora di Capo d'Alba, con il Barone Giulio Corvino Aloisi, Signore di Litoranèa, e quello di Aurora Settima della Torre, Grande Ammiraglio di Re Edoardo, con Ser Tancredi Roncaglia, Reggente di Corona del Re.

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Novità e Dicerie

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Brumaio

Vedi più in dettaglio le Cronache di brumaio 1262

Riassunto di quanto accadde

Le corti dei sette Principati si ritrovarono nei pressi de La Spina per tentare di risolvere l'accesa controversia sorta tra l'antica scuola di Magia venale e il novello Circolo Ermetico di Candia.Le due parti in animosa contesa erano almeno d'accordo su di una cosa: far condannare un figuro che aveva frequentato entrambe le accademie rivelandosi un allievo fallimentare. Il poveraccio sembrava un minus habens poi stupì tutti rivelandosi un terribile demonologo: strappò il cuore alla figlia con le nude mani ed evocò immonde creature, di cui solo con molta fatica si ebbe ragione, prima di essere finalmente abbattuto e giustiziato.

Mercenari osservano la strana porta che celava misteri della Spina
Mercenari osservano la strana porta che celava misteri della Spina
Intanto gli armati in giro di pelustrazione si imbatterono in un'oscura costruzione che celava chissà quale segreto. Fatto sta che ondate di aggressivi scheletri combattenti tormentarono le corti per tutta la giornata.

Sullo sfondo ebbe luogo una contesa per il seggio di Tabbia: il barone Giacomo Pelagi, designato suo signore in forza dell'editto di costituzione del regno, riuscì finalmente a strappare il controllo della città a Rapace Sagace, che lo deteneva dai tempi degli Avvizziti grazie a politiche fortemente populiste, anche se dovette digerire di conservare l'ex guitto come Siniscalco, giacché i concorrenti, i cavalieri Cèleri, non si rivelarono a loro volta degli stinchi di santo.

Alla fine della giornata, in cui battibecchi, accuse e presentazioni di presunte prove si succedettero tra gli esponenti delle due scuole di magia, il pubblico si ritrovò sostanzialmente diviso: di fronte a un eguale sostegno per l'una e l'altra fazione, Escanore Crudele, in nome del Re, sancì che i contendenti erano entrambi colpevoli di condotta indegna e li ammonì a interrompere prontamente le loro rivalità puerili e assumere il contegno che si attende dai maestri delle arti arcane.

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Novità e Dicerie

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Nevoso

Vedi più in dettaglio le Cronache di nevoso 1262

Riassunto di quanto accadde

E fu "assolutamente" un banchetto di pace: "non fu dichiarata alcuna guerra!" commenterebbe forse l'inscalfibile anfitrione a chi un giorno obiettasse che anche stavolta di botte ce n'era stata la dose e di morti pure. Ma il banchetto che si tenne a Candia, indetto dal Barone Eumeo Pelagi non fu nulla di paragonabile a quello che si tenne solo un anno prima, ove divampò la Terza Guerra dei Tre Re. Stavolta le scaramucce furono di portata limitata e coinvolsero "solo" pochi cortigiani per volta, per giunta in odor di sotterfugio più che di sfida aperta. Le libagioni abbondarono, l'asta si tenne, con qualche battitura davvero pregevole, così come il torneo, che si fece alla venale (a coppie, vale tutto) e vide finalisti Annibale Grignapoco e Cristoforo Ardente contro Fieropasso e Dedalo da Rocca d'Avorio, con la vittoria dei secondi. Il tutto fu persino impreziosito dalla sorpresa mondana della visita di Mabella Celena, la leggendaria "madre" del baronetto Zenaidi.
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Il matrimonio della Duchessa Bianca Portalupo con il Vescovo Arnaldo Nardovino

Il matrimonio di Bianca e il Rosso non riuscì a scampare i fumi dell'astio di campanile, nonostante il campo neutro, e la cerimonia dovette attendere il tardo pomeriggio giacché la più piccola scusa (un regalo non gradito) fece scoccare scintille tra Nero e Mondragone, il padre dello sposo, che si sfidarono a duello mortale; combatterono in realtà due campioni, Annibale Grignapoco per i tetradici e Elemaro Portarovo per gli uomini della bruma, che, perdente, fu giustiziato da Nero, ma poi graziato da Mondragone e curato, commutando la morte promessa in servizio a vita nel Clan dell'Orso.

I veri morti furono altri: il mahtaren Arrigo Rugantino, ucciso dai suoi con l'accusa di tradimento; il forgiatore Manfredo, che da qualche mese era palesemente coinvolto in faccende poco chiare e sparì in circostanze misteriose; infine l'alchimista Aglione, ammazzato dai brumiani con l'accusa di essere implicato nella dipartita del Manfredo, anche se pare che un'inchiesta delle Guardie Reali non trovò certa la sua colpevolezza. Guardando oltre (anzi, indietro) gli amministratori della Giustizia del Re procedettero con l'occasione a sequestrare un consenziente Emerico del maglio perché fosse punito per lo sfregio all'inquisitrice Adara del mese precedente; intanto la merida trovò di certo una qualche consolazione nella nomina a sopresa, nel bel mezzo del convivio, a dama di ferro.

Poi, sì, non mancò il minimo d'ufficio di botte tra le corti per questa o quella contesa; di certo alcune volarono attorno a Prometeo da Lisandria e Castalia Serpentina, alimentando le dicerie che il braccio di ferro sotterraneo tra le accademie di magia de La Spina e del Circolo Ermetico fosse tutt'altro che sopito.

Ciononostante, dunque, fu tutto sommato un banchetto relativamente tranquillo, che alla fine verosimilmente sarà ricordato piuttosto per l'annuncio più clamoroso da anni: la serenissima Basilissa Desdemona Alcestidi dichiarò a tutti i presenti che documenti e carte erano stati scoperti dall'erudito Palladio sull'origine della razza niviana in un continente al di là del mare... e che era suo intento mettere in piedi una gloriosa spedizione per visitarlo. Sua Maestà Edoardo benedisse l'intento, sul cui carro salirono uno dopo l'altro -non sorprendentemente- tutti i principati, pronti a partire alla volta del Nuovo Mondo!!

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Novità e Dicerie

"Ho partecipato al torneo e sono arrivato secondo, capendo finalmente come si sente Prometeo quando mi incontra. Fa davvero schifo essere Prometeo".[1]

"Mai, mai mettere un Nardovino ed un Portalupo alla stessa tavola. Mi toccherà ricordarlo. Nero ha provato a donare una pelliccia a me ed Arnaldo... peccato che l'abbia gettata sul tavolo, e che Mondragone, igienista com'è, non abbia gradito. Da lì hanno iniziato a volare parole grosse, Mondragone ha messo in mezzo il ricordo di nostra madre... e che cos'è un matrimonio senza un duello mortale? Avrei voluto morire..." [2]

"Se Nero rispetterà veramente le sue parole andrà a bussare alle porte di Albaridia con un esercito, non vedo l'ora che accada per far scorrere un po' di sangue valniano. E prenderemo altre cento vergini, alla faccia del Re!" [3]

"Ora che il teatrino rosa è concluso, è tempo che il quotidiano viri su toni più scuri.
Scarlatti come il marchio di un rancore mai sopito.
Scarlatti come il simbolo della vergogna più grande.
Scarlatti come il sangue dei porci sgozzati.
Ora che il nero e il rosso si sono uniti, il bianco non ha più spazio. L' essenza del più forte è destinata a trionfare, divorando come mantide il suo sposo.
E così dopo il dolore dello scarlatto, tornerà finalmente la notte con il suo colore." [4]

"Col cazzo che entro nel clan dell'orso!"[5]

"Cos'è che avrei detto io? Dannata vinaccia venale". [6]
  1. commenta con l'usuale sarcasmo Cristoforo Ardente, mahtaren e Mago di Corte.
  2. riferisce scuotendo la testa la Duchessa Bianca Portalupo.
  3. blatera ubriaco Arimanno Famedoro, Guerriero del Clan del Gufo.
  4. pare abbia profetizzato nel sonno Vacone, dopo essere stramazzato per il troppo vino ingerito.
  5. sbraita Elemaro Portarovo.
  6. pare abbia borbottato Vacone al suo risveglio.