Gastaldi

Sommario

Principato
Blasone dello Stemma
Motto
Descrizione
Vassalli
Membri illustri della famiglia Gastaldi
Novità e Dicerie
Relazioni con altre famiglie
Storia della famiglia Gastaldi
Albero Genealogico della Famiglia Gastaldi
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Principato
Corona del Re

Blasone dello Stemma
troncato, d'azzurro e di rosso, alla fascia d'argento, caricata di corona d'oro di tre punte.

Motto
Ad Coronam

Descrizione

Fedeli attendenti degli Uomini del Mare, consiglieri di Alessandro, dominatori durante i Secoli Bui, vassalli valniani che diedero i natali a un Devoto e infine protagonisti dell’ascesa del Principato quale dominatore delle Terre Spezzate, i Gastaldi sono Corona del Re. Cavallereschi e portati alla strategia e alla diplomazia, i Gastaldi sono la famiglia più amata dal volgo, coloro che sono maestri nella saggezza come nel coraggio.

Tradizionalmente Uomini del Mare, questa famiglia è nota però per la propria tolleranza nei confronti di razze e popoli, tanto che diversi sono stati i matrimoni misti nella loro linea dinastica. Ne è esempio il matrimonio del giovane e ormai defunto Re Aureliano dei Gastaldi con l'erede Valniana Ginevra Viviana Della Rovere.

Vassalli
La nobile famiglia Baronale dei De Portici da sempre è sostegno dei Gastaldi

Membri illustri della famiglia Gastaldi

  1. Adelaide de Portici
  2. Aureliano dei Gastaldi
  3. Cornelio dei Gastaldi
  4. Ginevra della Rovere


Novità e Dicerie


Relazioni con altre famiglie
Sua Maestà, Aureliano dei Gastaldi, era sposato con la nobile Ginevra Viviana Della Rovere di Valleterna.
Re Cornelio dei Gastaldi, padre di Aureliano, si era sposato con Adelaide De Portici.

Storia della famiglia Gastaldi
La storia della famiglia Gastaldi inizia quasi 1000 anni fa, quando sul Trono del Mare sedeva un Re della stirpe dei Leviardi, il cui nome si è perso negli anni: è ben noto però che suo figlio, Abriano Leviardi, venne assassinato dall'infida famiglia dei Gandolfi, baroni di Sentinella, desiderosi del trono. I discendenti di Leviardo il Conquistatore ebbero la meglio sui Gandolfi e al termine della guerra civile la Corona aveva concesso titoli e terre a quattro famiglie che si erano distinte nella difesa di Dimora e negli attacchi mossi ai traditori di Sentinella: i Dominici, i Clementi, i Vignalba ed i Gastaldi, che non ricevettero territori in dono ma servirono come attendenti e Cavalieri nella capitale.

I Gastaldi continuarono a servire la famiglia dei Leviardi ed, in seguito, quella di Alessandro; alla morte di quest'ultimo però molti fedeli dei Gastaldi, che avevano giurato fedeltà alla figlia di Alessandro, vennero uccisi dal popolo in rivolta aizzato da Clementi e Dominici; Aloiso dei Dominici si dichiarò Re delle Terre Spezzate ma non solo nessun Principe piegò il ginocchio innanzi a lui ma addirittura la Corona stessa si frantumò in tre zone di influenza, il nord, il centro-est ed il sud-ovest, costantemente in lotta per terre e confini. Questo oscuro periodo del Principato viene ricordato dagli storici come la Guerra dei Tre Re. I Vignalba di Capo d’Alba, signori dei mari, ed i Gastaldi, che avevano fondato una propria città sulla Costa Aurora, cercarono e trovarono l’appoggio dei potenti Della Torre che dal forte di Sentinella controllavano la Valle dell’Indaco e riscuotevano pedaggi lungo la Strada del Re.

Una nuova luce stava giungendo nelle Terre Spezzate, la luce della Tetrade e del Castamante, ma i tempi non erano ancora maturi per le famiglie nobili coronensi: sebbene i Della Torre e i Gastaldi, preoccupati di una possibile e imminente conquista, cercarono di condurre trattative con i Vermigliani signori di Dimora, i Vignalba volevano invece prepararsi alla guerra, e cercarono invece un’alleanza con gli Alessandridi per far fronte ai valniani e riconquistare Dimora.

Quando Castamante chiamò nuovamente a raccolta l’esercito per marciare sul sud delle Terre Spezzate, la sua armata contava oltre millecinquecento Cavalieri. I Vignalba cercarono di opporre resistenza ma la battaglia dei Campi Plachi, poco lontano dal Bosco d’Alba, fu un bagno di sangue in cui l’esercito coronense fu falcidiato, e gli stessi generali Marcello dei Vignalba, Flaviano dei Gastaldi e Guido della Torre furono fatti prigionieri. Si dice che la vista del Glorioso abbia fatto cadere in ginocchio l’eroico Della Torre e l’orgoglioso Vignalba, e che il saggio e anziano Flaviano dei Gastaldi abbia affermato: “Il tempo della guerra è finito, l’oscurità di questi Secoli Bui ci ha accecati tutti, ma un nuovo Alessandro è giunto, e le Terre Spezzate hanno un nuovo sovrano”. Nonostante le reticenze dei Vermigliani, Castamante il Campione del Perfettissimo accettò i nobili signori come propri vassalli e concesse loro di mantenere il dominio dei rispettivi territori. Il Glorioso chiese all’anziano Gastaldi di seguirlo come suo consigliere nella campagna di conquista di Meridia. Flaviano dei Gastaldi venne in seguito riconosciuto Devoto dalla Tetrade.

Passarono gli anni gloriosi del Castamante e della sua stirpe e l'ultimo Re e Tetrarca dei Castamanti, Dedrico il Re Nascosto, signore di un regno provato dalla Peste Equina, venne ucciso dagli uomini di Abelardo D'Urso, Re di Castelbruma e dal 1122 signore delle Terre Spezzate.

I Re della Bruma non erano persone illuminate dalla saggezza di Sidereo ed i Coronensi, in particolar modo quelli legati alla Fratellanza dei Giusti, fecero di tutto per indebolire il loro regno: alcuni sobillando gli uomini delle campagne, altri attaccando ogni carovana di tributi e ogni drappello di uomini del nord; il malcontento si acuì e in pochi decenni i tempi si fecero maturi per la tanto attesa rivolta.

I Gastaldi si erano infatti promossi alfieri di una nuova segreta alleanza per rovesciare i Re della Bruma: all’ombra del trono, distratto dalla palese rivolta della Fratellanza dei Giusti, i Gastaldi avevano tessuto una fitta rete di accordi che univano tutte le famiglie di Corona del Re, i vessati Venali, i mai domi nobili di Valleterna e i traditi Eredi di Neenuvar, disillusi dalle false promesse brumiane e disgustati dalle sanguinose repressioni religiose.

Nel 1174 Adriano dei Gastaldi, detto il Conquistatore, scacciò con un poderoso esercito i brumiani da Corona del Re e forte delle proprie alleanze vinse la fedeltà di tutti i Principati da Venalia a Valleterna. Ma i brumiani rifugiati dietro Capo Tempesta non davano segno di cedere e fu allora l’abilità politica a vincere sui figli della Bruma. Il Re Gastaldi riuscì ad annettere al regno in un sol colpo Altabrina e Castelbruma, grazie ad un abile alleanza siglata con il Clan del Falco. I Gargiari trattarono infatti la resa del più settentrionale dei Principati in cambio della nomina di Principi e dell’adesione alla Pace del Re; in virtù del patto di vassallaggio fecero sbarcare i soldati coronensi presso Riparossa, invadendo Castelbruma da ovest e vincendone ogni resistenza. Corona del Re dominava le Terre Spezzate.

Il successore di Re Adriano dei Gastaldi, suo figlio il Re Caio Magno dei Gastaldi, rafforzò ulteriormente la stabilità che si andava costruendo e onorò il patto stretto tra suo padre e il Clan del Falco accogliendo una comunità di Pitti provenienti dalle gelide terre del nord. Caio Magno dei Gastaldi viene anche ricordato come Il Costruttore, poiché fece lastricare la via da Dimora a Bianco Porto che nominò in onore di suo padre, ricostruire la cittadina di Casalcore, che venne rinominata Querciantica, e la città di Portarda comprensiva del Forte Verde e della Cattedrale del Devoto Clovio che erano state date alle fiamme dai Brumiani. Il baluardo del nord, completato due anni dopo la morte del sovrano, fu nominato in suo onore Roccamagna.

A Caio Magno successe suo figlio, Cornelio dei Gastaldi, uomo giusto e saggio che onora la memoria dei suoi padri, amato dal popolo, rispettato e seguito da nobili coronensi e Principi. Guerriero irruente e coraggioso in gioventù, il Re caccia e combatte solo in rarissime occasioni da quando, nel 1254, fu colpito dal poderoso e venefico fendente di una creatura enorme e mostruosa, mentre difendeva la Costa Magna da un’invasione proveniente dalla Selva dei Lupi. Leggenda vuole che, trasportato a Dimora dopo i primi soccorsi, fu la stessa Tetrarca Beatrice, sua intima amica nonché consigliere di corte, ad occuparsi delle ferite del Re e a salvargli la vita. Da allora è il giovane Principe Aureliano dei Gastaldi a comandare la Guardia e i Guardiacaccia Reali e a guidarli nelle missioni importanti, occupandosi anche dei viaggi al di fuori del Principato per cui il Re dovrebbe compiere tragitti troppo gravosi.

Nel Caduceo del 1258 giunse alle Corti, radunate a Castelbruma, una terribile notizia: la Tetrarca Beatrice lesse con voce rotta dal pianto che re Cornelio era stato assassinato. Alarico d’Urso ordinò che nessuno lasciasse la rocca finché il Principe Aureliano non fosse giunto e l’Asse Tetradico si strinse intorno alla guida dell’Ecclesia. La Tetrarca doveva fuggire, a qualsiasi costo. E così accadde. Durante la notte gli uomini della Corona organizzarono un piccolo drappello a protezione della Tetrarca, che sgusciò non vista tra le ronde di Alarico, mentre il Magnifico alla guida dei suoi uomini dava battaglia nei boschi antistanti il castello per creare
un diversivo. Beatrix era salva.

Il giorno successivo la tensione tra le delegazioni diplomatiche dei principi era tangibile, benché un inquieto equilibrio sorreggesse ancora la Pace del Re. Quando il Principe Aureliano giunse infine alle porte del castello, con gran sorpresa di tutti lo stendardo di Corona del Re garriva al posto della torre brumiana sui merli delle mura. Il principe, segretamente accampato nei boschi da qualche giorno, era stato informato dai fedeli sudditi del caos che era sopraggiunto con la morte di Re Cornelio.

Forse Aureliano dei Gastaldi immaginava la terribile prova che il destino aveva disposto, ma entrò nella Rocca di Castelbruma a testa alta, stretto dai fedeli uomini dell’Asse Tetradico. Ad attenderlo v’erano due schieramenti dispiegati, l’Alleanza del Nord capeggiata da Alarico d’Urso e il Patto del Sole con in testa Temistocle degli Alessandridi.

In un soleggiato pomeriggio autunnale, l’erede al trono delle Terre Spezzate giunse a pretendere l’omaggio dai suoi vassalli. Alarico d’Urso rispose che il Nord non lo riconosceva quale sovrano e suggerì di tornare a Dimora e attendere i suoi eserciti. Temistocle degli Alessandridi prese allora la parola, le Terre Spezzate non avevano più un Re, infatti le armate di Meridia stavano già marciando verso Tabbia per riprendere l’antica provincia di Venalia prima di muovere sulla capitale del regno.

Aureliano allora rise, l’Asse Tetradico non temeva la battaglia, né le vane minacce di un passato vecchio e debole quanto la polvere. Iniziava così la sfida per il trono. Era scoppiata la Seconda Guerra dei Tre Re.

In pochi mesi l'Asse Tetradico riuscì a distruggere le pretese al trono del Patto del Sole e dell'Alleanza del Nord e tutti i principi resero omaggio a Re Aureliano nella primavera del 1259, e nella Fortezza dei Flutti la Tetrarca Beatrice incoronò il Re delle Terre Spezzate.

Ma Aureliano era pieno di nemici: alcuni avevano avuto il coraggio di affrontarlo a viso aperto, altri, invece, ordivano complotti nell'ombra. E forse Caio Cornelio, fratello bastardo di Aureliano, sarebbe riuscito nel suo intento di assassinare il Re per prendere il suo posto se non fosse stato per l'amore che i sudditi provavano verso Aureliano: infatti Dama Clizia Laertidi, che in seguito sarebbe stata Gran Dama del Regno, secondo i nobili, e sua amante, secondo le malelingue, e Ser Lisimaco Ariele, retto merida, informarono il Primo Cavaliere Tancredi Roncaglia della congiura.

A Vesta gli uomini di Corona Valleterna e Meridia entrarono furiosi nella sala dei banchetti e celermente abbatterono brinnici e venali per suppliziare e torturare la maga Niobe e il guerriero del clan Nibbio; la prima confessò le sue colpe sotto la tortura di Dama Dulcinia mentre il secondo preferì morire piuttosto che tradire i suoi compagni. Cosi si conclusero i piani di Caio Cornelio, sebbene il venale Ettore Cassio, congiurato, riuscì a fuggire.

Da mesi il giovane Re cercava una degna consorte: la scelta ricadde sulla Valniana Ginevra Viviana della Rovere, e venne celebrato un sontuoso banchetto per festeggiare il matrimonio, banchetto funestato dalle folli gesta del Duca Odoacre Alanera che, al termine di una grande mischia che vide come campione lo Scudo D'Argento Biagio, si scagliò contro il Re e la sua consorte; fu Alarico D'Urso stesso a giustiziare il suo sanguinario armigero per evitare un nuovo scontro con la Corona.

Poco dopo il banchetto Aureliano annunciò tramite un bando che avrebbe istituito la Corte Errante, un insieme di uomini e donne provenienti da tutto il regno che l'avrebbero aiutato a decidere del futuro del regno.

Passarono i mesi e gli Ashai invasero le Terre Spezzate; agli uomini non rimase altra soluzione che non allearsi agli Avvizziti, firmando la Pace di Nassilia. Sebbene alcuni uomini sostenessero il regno oscuro del Collegio avvizzito alcuni ribelli, guidati dall'eretico Ser Riccardo Valiante, tramarono per la distruzione degli antichi.

Mentre le Corti erano riunite nei pressi di Badia D'Espero per cogitare sul morbo senza nome Sua Maestà convocò gli Antichi per ridiscutere la Pace di Nassilia ma, poco dopo che fu ritrattato il patto, giunsero i ribelli ad attaccare gli Avvizziti: gli uomini di Neenuvar, Meridia e Valleterna, guidati dal Principe Temistocle, dal Principe Edoardo, da Sire Galdor e da Ser Riccardo Valiante fecero strage degli Antichi li presenti e giunsero ad abbattere sua Maestà. Venne letta una missiva di Sua Eccellenza il Tetrarca Gregorius nella quale veniva scomunicato Aureliano. Mentre il Re decaduto giaceva a terra Sire Galdor discuteva con gli altri principi: il primo sosteneva che Aureliano dovesse essere imprigionato a vita mentre gli altri ritenevano che l'unica punizione adeguata alle azioni del Re fosse la morte. Alla fine fu Quinto Fabiano Massimo della Torre, che in passato venne nominato Cappa Celeste dal Re stesso, a togliere la vita a Sua Maestà, per evitare che fosse ucciso da mano straniera.

L'affranta moglie di Aureliano, la Regina Ginevra, che era appena diventata madre, provò a mantenere saldo il dominio della Corona, ed indisse un Bando Reale durante il quale i Principi giurarono fedeltà all'erede.

E' noto che i principi, scoperto che l'erede di Aureliano è una bambina, rinnegarono i loro giuramenti, portando agli eventi noti come la Terza Guerra dei Tre Re.

Albero Genealogico della Famiglia Gastaldi