Cronache dell'anno 1256
L'anno 1256 in breve
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Germinale |
Fiorile |
Solario |
Carminio |
Vignameno |
Caduceo |
Brumaio |
Nevoso |
L'Eredità del 1256
L’anno 1256 dall’Incoronazione del Primo Re del Mare fu l’anno in cui il giovane Principe Aureliano dei Gastaldi, erede al trono delle Terre Spezzate, iniziò ad occuparsi dei rapporti della Corona con gli altri Principati, e a farsi garante della difficile Pace del Re. Fu l’anno in cui Meridia, forte del tradimento della città di Calastea, combatté e perse contro le forze venali in una Disfida ordinata dal Re per il dominio sulla città contesa. Fu l’anno in cui i brinnici ottennero il discusso
Editto della Nuova Concordia Religiosa, che obbligò Valleterna ad accettare nelle proprie terre la libera pratica dell’Antico Culto; e fu l’anno in cui la stessa Valleterna si trovò alla guida della più importante delle vittorie. Infine, il 1256 fu l’anno in cui una terribile ed antica
maledizione si abbatté sulle Terre Spezzate, lasciando che il bianco manto di Nevoso si macchiasse di un rosso cupo di morte.
Vedi il Calendario per i nomi dei mesi.
Germinale
Tradimento a Castelbruma
La Selva degli incubi e dei misteri
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Cronache di germinale 1256
Riassunto di quanto accadde
La neve si era già sciolta, battuta dal sole che con coraggiosi raggi era riuscito a scacciare un po’ di gelo dalle fitte foreste brumiane. Alle porte del mese di Germinale, nei boschi ad est di
Approdo, presso l’Incudine che i brumiani considerano sacra e che giunse con lo sbarco degli
Uomini del Mare, il nobile Meroveo
Alanera avrebbe dovuto prendere in sposa Beldiluce, del
Clan brinnico del Lupo. L’unione dei due giovani, il rampante nipote del Duca di Corvia e del Duca di Approdo e la delicata cantrice delle nevi figlia del Capoclan, aveva richiamato al rigido banchetto brumiano Principi e genti da terre lontane; ma non furono duelli e danze lo spettacolo di quel giorno, né le note allegre di un cantore. Gli ospiti udirono invece il sibilare di lama che uccide, che esegue sentenza di morte per tradimento.
Il giovane Meroveo, sedotto da chissà quale meschina lusinga, aveva venduto la propria patria a nemici terribili e sanguinari, condannando Castelbruma ad una delle più violente ed organizzate invasioni di
Orchi a memoria d’uomo.
Armigeri della Torre e Cacciatori si batterono valorosamente nella
Valle dello Zaffiro, funestata dalle temibili creature, e quando il Principe
Alarico d’Urso indisse una Grande Caccia per stanare il capo degli Orchi accorsero uomini d’arme da ogni dove, compresi il giovane Principe
Aureliano dei Gastaldi e il Principe di Meridia
Aristarco degli Alessandridi.
Flagello, questo il nome di cui si fregiava la guida dei sanguinari Orchi, fu infine catturato e ucciso dagli uomini della Corona e una fragile pace tornò nella Valle dello Zaffiro.
La Bruma scese sulla terre brumiane attutendo gli echi della caccia, i bardi nelle taverne cantavano della sconfitta di Flagello e della sua testa che impalata viaggiava fino a raggiungere
Dimora, il cuore delle Terre Spezzate. Tacevano invece le voci di chi nella Bruma non aveva affrontato orchi feroci, ma l’oscura apparizione di spiriti inquieti presso il Boscorivo e di morti sorti dalle profondità della terra e del passato, nei territori di Approdo. Era solo l’inizio di ciò che accadde quell’anno. Solo l’inizio.
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Fiorile
Torneo di Sangue
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Cronache di fiorile 1256
Riassunto di quanto accadde
A scacciare il gelo giunse il mese di Fiorile, baciato dal tiepido sole della Primavera e rallegrato da uno sfarzoso
Torneo d’Armi indetto a Valleterna, presso
Porta Scirocco, in occasione dell’ottantesimo compleanno del Vescovo
Dulcamara. Nel giorno di festa e tenzoni, di banchetti e mercati, fu però un misterioso
Cavaliere Nero a rendersi protagonista del Torneo e delle tristi vicende che gli fecero seguito. Dopo aver battuto il vero vincitore del Torneo, Sir Enrico Bramante dei Rosaspina, il Cavaliere dalla nera armatura osò sfidare il Magnifico Principe
Edoardo dei Castamanti, insultandolo e rivelandosi null’altro che un empio nemico di Valleterna.
Chi era presente racconta che abbia vinto contro il Principe valniano solo facendo appello ad
empie forze, grazie alle quali è fuggito svanendo nel nulla sotto lo sguardo degli attoniti paesani. Il Cavaliere Nero fu così bandito da Valleterna. Eppure quello non si rivelò l’unico evento infausto del Torneo di Porta Scirocco. Creature scheletriche e spettrali apparvero inaspettatamente per le vie della città, terrorizzarono il volgo e mettendo persino a repentaglio la vita della
Somma Tetrarca Beatrice. La sciagura era stata profetizzata da uno sciamano pitto, rimasto inascoltato e tacciato di essere il colpevole dell’evento; ma antichi guerrieri si stavano risvegliando dalle profondità della terra per portare a termine un’oscura
maledizione vecchia quanto gli
Uomini del Mare.
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Solario
La Vigilia del Giorno delle Messi
Assassinio a Bosco Cervo
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Cronache di solario 1256
Riassunto di quanto accadde
Passarono i mesi, Solario fece il suo ingresso. Mentre durante la Festa delle Messi di Neenuvar antiche rovine intrise della potente magia degli elfi carpivano la vita di un coraggioso quanto incauto guerriero del clan di
Altabrina, una nuova disgrazia si preparava a
Corona del Re.
Nel remoto forte di
Vento, posto a guardia dei
monti Celebei e del bosco di caccia del Re, moriva sul finire del mese il prode Cavaliere
Ferruccio dell’Olmo, signore della cittadella.
La morte del valoroso scosse profondamente la Corona di cui era amato servo, tanto da spingere la Somma Tetrarca ad unirsi al Vescovo Innocenzo
Vermigliani per la cerimonia funebre del Cavaliere. Ma Ferruccio dell’Olmo non cadde battendosi contro il
Re dei Goblin o i bracconieri del
Bosco Cervo guidati dal famigerato
Strazzabosco, nemici di sempre, bensì colpito in imboscata dai suoi stessi guardiacaccia, traditori mossi dal denaro e dalle macchinazioni del Cavaliere Claudio Tessori. Il giovane Cavaliere era noto per essere un protetto di Innocenzo Vermigliani, ma gli uomini della Corona dimostrarono la sua colpevolezza nell’assassinio del Signore di Vento ed egli venne infine giustiziato a
Dimora.
Quel triste giorno anche il sangue venale imbrattò il Bosco Cervo, e non era dorato come alcuni dicono. A massacrare buona parte della delegazione di Sua Altezza Basilio X furono gli uomini di Castelbruma, guidati dalla nobile Ramia Alanera e dal Cavaliere Guglielmo Rocciascura e mossi da oscure ragioni. Non mancò infine una nuova apparizione di quelle creature scheletriche e spettrali che presto avrebbero messo in ginocchio le Terre Spezzate. All’insaputa di tutti un terribile male stava prendendo forma. Dalle rovine del Borgo Silente i non-morti salirono lungo il Bosco Cervo senza incontrare resistenza, tanto che apparve credibile la voce secondo cui gli uomini migliori di ogni Principato delle Terre Spezzate fuggirono atterriti di fronti alla nera minaccia.
Il mese di Solario volgeva al termine, il Forte di Vento era assediato e senza guida mentre la riserva di caccia del Re veniva infestata da
scheletri e
spettri senza nome.
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Carminio
Festa in Maschera
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Cronache di carminio 1256
Riassunto di quanto accadde
Agli inizi della piovosa estate i barbari di Altabrina, guidati dallo Sciamano degli Antichi Spiriti Falcobrando e dal fine ingegno di
Corvomanto Alfiere del
Clan della Lince, riuscirono infine ad ottenere una grande vittoria per i seguaci dell’antica religione. Quando il Bando Reale fu declamato in ogni piazza, vi fu chi credette che l’anno 1256 sarebbe stato ricordato per la nuova “
concordia religiosa”, che sanciva la libera pratica di culto in ogni terra delle Terre Spezzate. Tale annuncio provocò grande costernazione negli uomini fedeli alla
Tetrade, specie nelle terre di
Valleterna che diedero i natali al
Profeta Castamante. Ma nelle corti di ogni Principato l’estate fu ravvivata da voci e pettegolezzi giunti dalla festa venale indetta da
Basilio X nel quartiere dei Principi di
Vigezia.
Nel primo giorno del mese di Carminio si tenne la più sfarzosa festa dell’anno, le vie centrali di Vigezia erano popolate da ospiti illustri. Si dice che fosse presente persino il famigerato
Re dei Goblin, spina nel fianco della
Corona nei monti a nord di
Vento. Ma la notizia che in breve fece il giro delle Terre Spezzate fu quella in merito agli screzi tra Evandro
Cipridi, Barone della città di
Calastea, e il suo Principe. L’ambizioso e nobile signore stava ordendo un movimento di rivolta contro il suo stesso Principato, in combutta con il Principato di
Meridia. Iniziarono così i conflitti che spinsero Sua Maestà il Re, qualche mese più tardi, ad indire una
Disfida tra Venalia e Meridia per il controllo della città contesa.
Infine, come molti avevano previsto, il Principe
Alarico d’Urso si vide costretto a “far dono” ai venali dei responsabili del letale agguato consumatosi nel Bosco Cervo. Per mano del suo stesso Principe di fronte ad una folla attonita, la Duchessa Ramia Alanera venne decollata, mentre al Cavaliere brumiano Sir Guglielmo Rocciascura toccava la stessa sorte nelle prigioni del Re.
Ma mentre l’eco dei bagordi venali si andava attutendo, al triste elenco dei luoghi infestati dai non-morti si aggiunsero anche le
Paludi del Pianto, territorio maledetto tra i Principati di
Neenuvar e Venalia, che si dice fu teatro di una cruenta battaglia tra gli
Elfi e gli
Uomini del Mare nei remoti tempi dell’invasione. Così, mentre si infittivano le preoccupazioni sul dilagare degli empi non-morti e sulle cause di tale sciagura, il cammino della fede e della nuova Concordia Religiosa promossa dal Re procedette spedito verso
Altabrina, dove fu dato annuncio della costruzione della prima Cattedrale della Tetrade, tra l’incredulità dei fedeli Valniani e la malcelata ostilità dei riottosi
Figli del Cervo d’Altabrina.
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Vignameno
La Valle degli Scheletri
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Cronache di vignameno 1256
Riassunto di quanto accadde
Fu così, durante il coraggioso pellegrinaggio indetto per edificare la prima cattedrale della Tetrade in terra di
Altabrina, che i terribili accadimenti occorsi alla spedizione del Re confermarono i timori che già dall’inizio del mese serpeggiavano presso la corte di
Dimora.
La brinnica Valle Argentèra, scelta come meta del pellegrinaggio, rivelò ai viaggiatori un nuovo capitolo della tragedia che si andava compiendo. Il territorio era invaso da orde di scheletri, creature implacabili che prima distrussero il villaggio locale, massacrando i suoi abitanti, quindi si riversarono nella valle. Il pellegrinaggio, indetto da Sua Maestà e guidato dalla
Tetrarca Beatrix, si trasformò in una missione di fede, benedetta dalla
Tetrade, per la distruzione dei non-morti. Il coraggio e la tenacia di tutti gli uomini presenti, emissari della Corona e di altri Principati, vinsero infine la cruenta battaglia di liberazione del villaggio di Argentèra e riuscirono a celebrare la cerimonia di edificazione della Cattedrale. In nome della nuova concordia religiosa e dello spirito di comunione che aveva unito uomini dell’Antico Culto e del Nuovo contro un’empia minaccia, la Tetrarca scelse una Roccia Sacra agli spiriti come prima pietra della Cattedrale, officiando il rito insieme ad uno sciamano brinnico della corte del Principe
Falcobrando.
Nonostante la sofferta vittoria contro
scheletri e
spettri, ottenuta dalle Corti, fu lo sconforto e non la gioia a regnare nelle sale della
Corona: l’invasione dei non-morti nella valle brinnica non era che l’ultima voce di un lungo e preoccupante elenco di battaglie. Già nei primi giorni di Vignameno si combatteva nella
Piana Scarlatta a
Valleterna, nelle
Paludi del Pianto tra
Neenuvar e
Venalia; a
Castelbruma gli scheletri sorgevano dalle terre paludose di
Elen Eressea e dalla
Valle dello Zaffiro, là dove sorge la Pietra dell’Approdo. Infine, proprio nel cuore delle Terre Spezzate, nel Principato della
Corona, scheletri e
nere ombre infestavano il Bosco Cervo. A Dimora, capitale del regno, gli studiosi avevano infine collegato la comparsa dei non-morti con il ritrovamento di un’antica e pericolosa pergamena scarlatta, un oggetto di arcano potere scritto nell’antica lingua degli Elfi. La minaccia apparve ormai tanto evidente da spingere Sua Maestà ad un
bando atto a raccogliere, nel minor tempo possibile, i frammenti della misteriosa pergamena.
Vignameno, mese della vendemmia, si chiuse in fretta e fu rosso del sangue di molte battaglie, come rossa era la pergamena tanto difficile da riunire e tradurre. Caduceo s’apprestava allora, ultima speranza che gli uomini della Corona e gli emissari di ogni Principato riuscissero ad adempiere agli ordini del Re e che nel Palazzo dei Crisostomi, ove era indetto il Bazar della Loggia, venisse riunita la Pergamena Scarlatta. Ancora oscuro era il disegno che la lontana maledizione riservava alle Terre Spezzate.
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Caduceo
La Fiera d'Ambra
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Cronache di caduceo 1256
Riassunto di quanto accadde
Nei primi giorni di Caduceo, quando a
Meridia il generoso Sole si attardava a scaldare le antiche pietre dopo aver lasciato pallida traccia di sé nelle terre del nord, ad
Ambra fervevano i preparativi per il Bazar della Loggia, la grande fiera organizzata dagli
alchimisti di Meridia.
Da ogni luogo delle Terre Spezzate erano previsti viaggiatori e merci d’ogni genere, sontuose cene e solenni cerimonie, tra cui l'investitura cavalleresca del giovane Galgano, guardia reale che più si era distinta nella battaglia contro i non-morti nelle terre di Altabrina.
Ma fu un editto della Corona ad aprire mercato e festeggiamenti: il tradimento del Signore di
Calastea Evandro Cipridi e le rivendicazioni meride sulla città avevano infine spinto Sua Maestà
Cornelio dei Gastaldi ad indire una
Disfida. Meridia e
Venalia si sarebbero affrontate sul campo di battaglia, otto campioni contro otto campioni.
Gli uomini di
Aristarco degli Alessandridi scesero in campo con l’appoggio dei Principati di
Castelbruma,
Altabrina e
Neenuvar, ma ad avere la meglio furono la proverbiale astuzia venale e l’incrollabile fede valniana.
Lo scontro si risolse in fretta sotto i vigili occhi della
Corona e la vittoria riportata dai Venali sancì il fallimento dell’annessione merida e del tradimento di Evandro Cipridi ai danni della sua stessa famiglia. Nella notte dello stesso giorno i miliziani rastrellarono la città alla ricerca dei traditori e nei giorni successivi la testa del Cipridi infame faceva bella mostra in cima a una picca sulle mura di Calastea.
Ma sul finire del Bazar della Loggia, al morire di quello stesso giorno, più infauste notizie colpirono le Terre Spezzate ed il Nentar
Calemor Elentauron, Signore degli
Elfi e Principe di Neenuvar, svelò infine l’oscuro significato della profezia racchiusa nella Pergamena Scarlatta, che nessuno era ancora riuscito ad interpretare…
- “Rossi sono i bei fiumi della Dea, cinque volte il sangue degli Antichi è stato versato nelle sacre acque della Primavera. Cinque volte maledetti siate voi, invasori dal Nord, demoni nemici di tutto ciò che è buono. Le armate delle stelle sono sconfitte, ma non è morta la loro guerra. I vinti ritorneranno, e cacceranno gli invasori del Regno della Primavera. Ascoltate il mio terribile monito: mille anni dopo la nascita dell'ultimo figlio della Dea le armate che furono sconfitte lasceranno il grembo della Madre e ritorneranno per uccidervi. I vostri falsi idoli cadranno e il vostro acciaio sarà polvere.”
L’ultimo Elfo concepito dalla sua stirpe era proprio Calemor e, poiché il millesimo genetliaco del Nentar era ormai trascorso, fu chiaro a tutti che l’antica maledizione avrebbe trovato compimento. Ovunque, nelle Terre Spezzate, i combattenti morti durante la guerra d’invasione degli
Uomini del Mare risorgevano dalla terra e dalle pieghe del tempo per consumare una crudele vendetta.
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Brumaio
In Memoria di Castrum Fidei
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Cronache di brumaio 1256
Riassunto di quanto accadde
La Vendetta di
Castrum Fidei fu la prima vera vittoria contro le armate scheletriche e culminò con una sanguinaria battaglia all’imbrunire in cui fu sconfitto il
temibile Spettro, alto ben più di un uomo e finanche più di un Orco, che guidava il contingente nemico. Ma sebbene quest’empia creatura non fosse l’inarrestabile
Signore degli Scheletri che aveva distrutto Castrum Fidei e di cui riferivano i sopravvissuti al massacro, un bel più urgente compito chiamava gli uomini verso sud.
Al sorgere del pallido sole di Brumaio lo stendardo della Rosa garriva nuovamente sulle rovine di Castrum Fidei. Vendetta era compiuta! Un grande esercito, comandato dal Principe vincitore,
Edoardo il Magnifico, marciò da Nord per portare aiuto a Sua Altezza Reale
Aureliano dei Gastaldi, impegnato ad arginare la minaccia che insidiava la Capitale. Mentre come una fiera incudine l’Erede al Trono del Sole ed i suoi uomini respingevano le orde dal vitale Sud del Principato, il valoroso discendente di
Castamante ed i suoi uomini si abbattevano come possente martello dal Nord spezzando ogni resistenza. Rinnovati nel vigore e nella speranza gli uomini della Corona imbracciarono allora forconi ed asce, contribuendo valorosamente a sfondare il fronte nemico da Sud.
Sul finire del mese le immonde creature erano ormai in rotta, solo nel folto del
Bosco Cervo continuavano ad annidarsi gli empi
spettri che avevano per mesi terrorizzato il nord di Corona del Re. Il famigerato Signore degli Scheletri pareva scomparso, probabilmente rifugiato nelle selvagge terre di
Castelbruma dopo aver sfondato le porte di
Forte Guardiano.
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Nevoso
Il Grande Torneo
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Cronache di nevoso 1256
Riassunto di quanto accadde
Fu un sontuoso banchetto nelle liberate terre di
Dimora a chiudere il 1256, l’Anno della Maledizione. Per festeggiare la vittoria furono organizzati dalla Corona un
Torneo ed una Grande Mischia, mentre Nevoso copriva con un manto di gelo le Terre Spezzate. Gloriosa ed inarrestabile apparve, anche in quella circostanza, la forza mostrata dagli uomini di Valleterna.
Al Torneo d’Arme trionfò un paladino di umili origini, Teobaldo da
Castrum Fidei, e benché nelle cronache sia uso tacere sui vincitori delle grandi mischie, nelle corti di tutte le Terre Spezzate si apprese la notizia che a vincere la mischia fosse stata una fanciulla valniana di nome Alvinia, nata nella città che diede i natali al Profeta Castamante, che affrontò l’arena disarmata e protetta solo dalla propria fede.
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L'Eredità del 1256
Tra strofe di bardi irridenti e canti per la vittoria riportata, l’anno 1256 dopo l’Incoronazione del Primo Re del Mare volse al termine.
Nelle campagne il freddo incalzava ed il cibo era scarso, molti furono le città ed i piccoli borghi distrutti dalla Maledizione degli Elfi e nelle rigide terre di Castelbruma serpeggiava l’eco di una terribile minaccia: il famigerato ed invincibile
Signore degli Scheletri.