Cronache dell'anno 1258

Sommario

L'anno 1258 in breve
Pluvioso
Banchetto
Riassunto di quanto accadde
Sferzato
Ritorno a Punta Artiglio
Riassunto di quanto accadde
La Disfida per l'Oltrespina
Germinale
La Caccia
Riassunto di quanto accadde
La ricerca del Teatro della Magia Filosofica
L'Alleanza del Nord
Fiorile
La Grande Fiera di Venalia
Riassunto di quanto accadde
L'Asse Tetradico
Solario
Alla Corte degli Alessandridi
Riassunto di quanto accadde
Messidoro
In Soccorso del Gran Querceto
Riassunto di quanto accadde
Carminio
Il Sacro Circolo
La città di Calastea
Riassunto di quanto accadde
Il Patto del Sole
Vignameno
L'incoronazione di Malwen Elensil
Riassunto di quanto accadde
Caduceo
L'erede di Castelbruma
Riassunto di quanto accadde
Brumaio
Guerra!
Riassunto di quanto accadde
Nevoso
Tregua!
Riassunto di quanto accadde
external image eruditi.png Vedi anche tutte le Cronache: 1256 - 1257 - 1258 - 1259 - 1260 - 1261 - 1262 - 1263
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L'anno 1258 in breve

| Pluvioso | Sferzato | La Disfida per l'Oltrespina | Germinale | La ricerca del Teatro della Magia Filosofica | L'Alleanza del Nord | Fiorile | L'Asse Tetradico | Solario | Messidoro | Carminio | Il Patto del Sole | Vignameno | Caduceo | Brumaio | Nevoso

L’anno 1258 dall’incoronazione del Primo Re del Mare fu un anno di complotti e alleanze, di inganni e tradimenti, l’anno in cui il Sire degli Elfi Yavaldaron Elensil fu brutalmente assassinato e l’anno in cui nacque il piccolo Goffredo d'Urso, erede di Castelbruma.
Fu l’anno in cui le tensioni tra principati si acuirono tanto da costringere il Re a indire tre disfide per salvaguardare la fragile pace del regno. Fu l’anno in cui i barbari di Altabrina e i feroci brumiani divennero fratelli nell’Alleanza del Nord; Valleterna e Venalia si unirono a Corona del Re nell’Asse Tetradico per proteggere la fede e i commerci; infine Neenuvar e Meridia, mosse da astio e malcontento verso la casa regnante accusata dell’omicidio di Yavàldaron, si allearono nel Patto del Sole.
Il 1258 fu l’anno in cui spirò misteriosamente Sua Maestà Cornelio dei Gastaldi. La notizia piombò come maglio sugli uomini della Corona e i loro alleati e quando, solo qualche giorno più tardi, Castelbruma e Meridia rifiutarono di riconoscere il giovane Re Aureliano quale legittimo sovrano, fu chiaro a tutti che la fragile pace durata 84 anni era ormai spezzata.

Cronache della Seconda Guerra dei Tre Re
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Nell’autunno dell’anno 1258 scoppiò la Seconda Guerra dei Tre Re. Per mesi il Patto del Sole e l'Alleanza del Nord attaccarono la Corona e i suoi alleati per terra e per mare, ma il giovane Re Aureliano infine prevalse e sconfisse definitivamente i Principi ribelli durante la Battaglia dei Campi Plachi dello sferzato 1259.

Vedi il Calendario per i nomi dei mesi.

Pluvioso

Banchetto
Vedi più in dettaglio le Cronache di pluvioso 1258

Riassunto di quanto accadde

Le Corti dei Principi risposero in massa all'invito e il banchetto indetto da Yavàldaron divenne occasione per trattative e rivendicazioni.
La Corona continuava ad indagare sull'assassinio di Innocenzo Vermigliani, mentre si apprese che la nomina di Corvomanto a Mago di Corte sarebbe stata ridiscussa, giacché i Discepoli della Fiamma e i Mahtaren non avevano ancora presentato i loro candidati.
Gli impegni diplomatici non impedirono comunque ai convitati di fare onore allo squisito banchetto, innaffiato da abbondante ippocrasso.

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Novità e Dicerie

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Sferzato

Ritorno a Punta Artiglio
Vedi più in dettaglio le Cronache di sferzato 1258

Riassunto di quanto accadde

Da tempo gli sciamani del Clan del Gufo di Altabrina sognavano di trovare le immense ricchezze che si celano nelle scoscese montagne di Punta Artiglio ma, nonostante diverse piccole spedizioni avessero in passato tentato l'impresa, gli esploratori inviati non avevano mai fatto ritorno. Nell’estate del 1257, mosso dai numerosi presagi dei potenti Sciamani del Gufo, il principe Falcobrando aveva finalmente acconsentito ad avviare una vera e propria missione di ricerca supportato dall'alleanza di Meridia, che fornì denaro e uomini. Sul finire dell’anno gli esploratori non avevano però ancora fatto ritorno dalle impervie montagne, nonostante le previsioni delle guide prevedessero il rientro prima dell’inverno.
Quando ormai nessuno sperava più nel buon esito della missione, gli sciamani del Clan del Gufo ricevettero nuovi presagi degli spiriti e annunciarono che, malgrado il gelo che stringeva le Terre Spezzate, la spedizione di Punta Artiglio era sul far del ritorno.
Stretti dalla morsa dell’inverno e inseguiti dai terribili Diurni, gli uomini e le merci riuscirono infine a oltrepassare le montagne, ma non senza gravissime perdite. Solo in pochi riuscirono a sopravvivere conducendo indietro il fiabesco bottino per poi abbandonarlo nella fuga dai “diavoli dei ghiacci”. I superstiti raccontarono infatti di aver trovato diamanti grossi come pugni e un enorme blocco d’oro puro ma, quando la notte scese su quel disgraziato giorno, del prezioso carro non v’era traccia.
Grande fu lo scorno di Meridia nell’apprendere che il denaro investito nell’impresa era andato perduto, l’ombra del sospetto scendeva sull’intera spedizione e nei mesi successivi in molti continuarono a interrogarsi su dove fosse finito l’Oro di Punta Artiglio.

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La Disfida per l'Oltrespina

L'inizio dell'anno 1258 pose il sigillo su vecchie acrimonie tra i principati delle Terre Spezzate, ma nuove tensioni si accesero mentre le nevi del rigido inverno si scioglievano. Neenuvar e Corona del Re, coinvolte nell'anno passato in tanti e tali screzi da rischiare una disfida, parvero aver nuovamente raggiunto rapporti amichevoli. D'altra parte, durante un banchetto in terra neenuvaren, gli uomini del Magnifico avevano lanciato un guanto di sfida al Principe Alarico d'Urso per riconquistare i territori dell'Oltrespina, strappata dagli armati di Castelbruma all'Empio Cavaliere Nero noto anche come Rongomiante della Malva.
Sua Maestà Cornelio dei Gastaldi, per evitare inutili spargimenti di sangue, pose allora le condizioni per concedere un'onorevole disfida che risolvesse la contesa ma, nonostante la novella alleanza tra Corona del Re e Valleterna, la disfida non ebbe mai luogo. Voci di corte malignarono che i Valniani non avessero mezzi e uomini bastevoli per contrastare la forza di Castelbruma sul campo di battaglia e il Principe d’Urso irrise pubblicamente i paladini valniani per aver perfino rifiutato un duello d’onore proposto dai suoi armigeri agli avversari di sempre. Nessuno dei sudditi del Magnifico aveva avuto il coraggio di affrontare sul campo il possente bruto Sigfrido da Forte Guardiano, Capitano della Torre. L’Oltrespina rimase dunque brumiana e durante l’inverno le sparute genti che vi abitavano furono riunite sulle sponde del Lago Rongomiante per fondare una nuova città, che prese l’altisonante nome di Conquista.
L’onore valniano, offeso dalle accuse di Alarico d’Urso, fu infine riscattato dalla vittoria di Edoardo dei Castamanti sul bruto principe di Castelbruma in uno spettacolare duello tenutosi in terra venale nella primavera di quell’anno.


Germinale

La Caccia
Vedi più in dettaglio le Cronache di germinale 1258

Riassunto di quanto accadde

Nel mese del disgelo risuonarono i corni nell’intera Castelbruma: Alarico d'Urso aveva infatti chiamato i suoi duchi e i nobili stranieri a raccolta per festeggiare il nascituro erede brumiano con una grande caccia.
Nel giorno sesto della seconda decade di Germinale nei boschi ad ovest della rocca di Castelbruma, giusto al di là del fiume Silente , si riunirono così dignitari di ogni principato per celebrare la lieta novella con un’imponente caccia ai pericolosi mostri. Anche la Principessa Elissa fece la sua apparizione presso la tenda di caccia affinché il Principe potesse mostrare a vassalli e ospiti che la moglie godeva di buona salute e che i segni della gravidanza erano già ben visibili. Ma nel corso della giornata, mentre i brumiani difendevano con successo i territori di Oltrespina e la nascente città di Conquista dalle pretese dei valniani, qualcosa di altrettanto importante veniva sottratto alla loro custodia. Sulla via del ritorno alla rocca, nel folto del bosco, la moglie di Alarico d'Urso Elissa Alcestidi fu rapita dagli armati di Neenuvar e condotta in gran segreto alla Volta dell'Armonia. Misteriose apparvero allora le ragioni del ratto che non solo aveva suscitato lo stupore del regno, ma scatenato l'ira congiunta di Castelbruma e di Venalia, patria della principessa.
Anche un altro ostaggio eccellente fu sorpreso nel folto dei boschi brumiani: gli uomini di Meridia catturarono infatti il Capoclan del Cervo Manorso , per assicurarsi una parte dello scomparso Oro di Punta Artiglio quale riscatto da parte di Altabrina.
In quegli stessi giorni, in tutto il nord delle Terre Spezzate, si diffondeva la notizia che il rigido inverno aveva portato potenti visioni a druidi, sacerdoti e sciamani dell’Antico Culto. Presagi che annunciavano l’arrivo di un grande spirito, forse foriero di una nuova ondata di fervore religioso nei principati fedeli agli Spiriti di tutte le cose. In molti temettero che i brumiani si stessero riavvicinando alle antiche tradizioni della loro terra, rimasta invero sempre piuttosto tiepida nei confronti della religione ufficiale: la Tetrade .

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La ricerca del Teatro della Magia Filosofica

Tra il 1257 e il 1258, per oltre un anno, prima in gran segreto poi sempre più palesemente, tutti i Principati di tradizione magica si misero sulle tracce di un antico quanto potente tomo arcano: il “Teatro della Magia Filosofica di Calliope Nassiliense”.
La leggenda narrava che il Teatro fu scritto tra il 1030 e il 1040 da Calliope da Nassilia, una maga niviana di grande sapienza e potere che, viaggiando per tutte le Terre Spezzate, riuscì a studiare la maggior parte dei segreti della magia e ad inventare o raccogliere incantesimi sconosciuti al Liceo di Rocca d’Avorio, a La Spina di Venalia come anche ai cantori brinnici.
La potente studiosa, preoccupata all’idea che il tomo potesse finire in mani sbagliate, grazie alle sue conoscenze e le sue arti, lo protesse con una serie di accorgimenti e codici, tali da rendere assai ardua la traduzione del testo. Il Teatro fu quindi nascosto in un luogo segreto, protetto da trappole e ostacoli magici, e rimase nei secoli una chimera per maghi di ogni principato, allettati dall’incredibile tesoro arcano.
Vedi anche: Cronache di fiorile 1258 per il ritrovamento del Tomo


L'Alleanza del Nord

Già nei primi mesi del 1258, gli uomini di Castelbruma, capitanati da Ser Meroveo dell’Acquascura, e le genti di Altabrina guidate dalla saggia sciamana Zannafiera e dal prode Inverno del Clan dell’Orso, sembravano essersi stretti in salda alleanza.
Tutto era iniziato quando il capoclan del Lupo, Canenero, aveva segretamente contattato i fedelissimi del Principe Alarico d’Urso per ottenere manforte nel rovesciare il Principe Falcobrando, Voce dell’Inverno di Altabrina.
Che i figli del Lupo covassero desiderio di rivalsa nei confronti dei Gargiari e volessero riprendersi il titolo di Primo tra i Clan non era poi un gran mistero nel nord delle Terre Spezzate, ma Canenero aveva dalla sua cantori, guerrieri e sciamani al servizio di Falcobrando e l’accordo con Castelbruma avrebbe probabilmente restituito alla sua stirpe la guida di Altabrina.
Il capoclan del Lupo non era però solo un uomo ambizioso e determinato, ma anche un guerrafondaio tormentato da una rara malattia che lo assaliva con tremori violenti e incontrollabili. I clan brinnici si divisero tra coloro che desideravano un nuovo corso e coloro che invece preferivano la più morigerata e saggia guida dello sciamano Falcobrando, fu così l’appoggio di Castelbruma a segnare il corso degli eventi. Gli uomini di Alarico d’Urso, dopo aver a lungo valutato l’alleanza con Canenero, finirono invece col consegnare il capoclan del Lupo al Principe brinnico quale traditore e guadagnare così l’amicizia della Voce dell’Inverno. Canenero fu massacrato dagli stessi brumiani e l’erborista Crindisole del Lupo cercò invano di salvargli la vita guarendone le molte ferite. Falcobrando decretò allora che anch’ella morisse con il suo Capoclan, ma la risparmiò all’ultimo perché la pitta era sposata con uno dei suoi alfieri. L’erborista non dimenticò mai quell’offesa e solo qualche mese più tardi rinnegò la sua terra e gli Spiriti di tutte le cose per fuggire a Corona del Re con un guardiacaccia di Sua Maestà.

Nella primavera di quell’anno, benché in passato avessero combattuto su molti fronti l’una contro l’altra, Altabrina e Castelbruma si unirono nell’Alleanza del Nord e forti del reciproco aiuto si imposero su tutti i principati fino al sopraggiungere della guerra. Nonostante le preoccupazioni che suscitava il loro grido di battaglia: “Ghiaccio! Bruma! Sangue!”, le mire di Alarico d’Urso sul Trono delle Terre Spezzate e la rivincita dell’antico culto sull’Ecclesia della Tetrade, veri obiettivi dell’Alleanza del Nord, rimasero segreti fino alla morte di Re Cornelio e allo scoppiare della Seconda Guerra dei Tre Re.


Fiorile

La Grande Fiera di Venalia
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Riassunto di quanto accadde

Le corti dei Principati delle Terre Spezzate non mancarono al richiamo della Grande Fiera di Venalia, numerose questioni politiche erano in ballo e v’era grande attesa per il matrimonio di Ser Zenone con la baronessina Aloisi, sul cui florido aspetto giravano ormai da mesi infamanti dicerie. Il susseguirsi delle carovane segnò lo scandire dei giorni, tra dazi, assalti e commerci, ma la vera sorpresa fu lo scoprire tra le fronde del Bosco Amaro il perduto Antro di Calliope in cui si diceva essere custodito il Teatro della Magia Filosofica.

Molti furono i coraggiosi che si spinsero nei pericolosi cunicoli affrontando tranelli magici e trappole mortali, ma per alcuni sventurati avventurieri il misterioso sotterraneo si trasformò in una tomba. Grazie a un potente incantesimo, le porte della cripta si serravano d’improvviso al calar del sole, fu così che Dama Medea Laertidi e la Sapiente della Fiamma Salomé rimasero chiuse nell’Antro insieme al guerriero della sabbia Elazar e a Ser Bramante dei Leondoro. Le urla terrorizzate dei malcapitati gelarono il sangue a coloro che attoniti videro il passaggio chiudersi al tramonto; a lungo i rumori di battaglia e i potenti incantesimi delle due maghe riempirono i cunicoli dell’antro, poi giunse uno sconfortante silenzio. Quando il mattino successivo le porte del sotterraneo si schiusero, un manipolo di uomini entrò alla ricerca dei sopravvissuti, ma solo la Sapiente Salomé era ancora in vita, rimasta tutta la notte in corpo di pietra nella stanza in cui giacevano i compagni morti. Il racconto della maga fu terribile: i prodi avevano combattuto strenuamente ma la notte era lunga e gli attacchi di mostri sempre più frequenti. I due guerrieri ormai certi di non farcela avevano dunque pregato le maghe di far ricorso all’incantesimo “corpo di pietra” per salvarsi la vita e non rendere vano il loro sacrificio. Così fu stabilito, ma all’ultimo Dama Medea Laertidi non riuscì a sopportare la vista di Elazar e Ser Bramante morenti e, abbandonata ogni protezione magica, cercò di salvare i compagni soccombendo anch’ella sotto gli impietosi colpi degli spettri.
Nei giorni successivi, molti altri maghi tentarono l’impresa di superare i letali tranelli fino a quando un misterioso studioso di nome Filemone Occhiomorto non accompagnò la delegazione venale, guidata da Zers di Candia, all’interno dell’Antro. Il solo Occhiomorto uscì sano e salvo dalla cripta, recando con sé il leggendario tomo, ma un’imboscata lo attendeva e nel trambusto che ne seguì il libro scomparve; del Teatro della Magia Filosofica, recuperato al costo di molte vite, non v’era traccia.

In quegli stessi giorni Edoardo II dei Castamanti, detto il Magnifico, indisse una Sacra Cerca per riforgiare lo Scudo del Castamante, leggendario artefatto del Profeta. Da qualche mese, nelle corti di tutte le Terre Spezzate, le fanciulle in età da marito trepidavano nell'attesa di tale annuncio. In seguito alle pressioni dei Vescovi valniani, Sua Altezza il Magnifico vedovo ormai da molti anni, aveva infatti acconsentito a risposarsi. Il discendente del Profeta Castamante aveva però stabilito che non sarebbero stati gli interessi politici a scegliere la novella sposa, bensì la Virtù e la Fede: chi fosse riuscito nella Sacra Impresa avrebbe stretto l’accordo matrimoniale col principe valniano.

Nonostante l’atmosfera di festa che regnò sulla Grande Fiera di Venalia, il raduno si chiuse con un terribile lutto che, nei mesi a venire, avrebbe segnato il corso della storia nelle Terre Spezzate.
La mattina del settimo giorno della terza decade di Fiorile, nel Bosco Amaro, fu rinvenuto il corpo senza vita di Yavàldaron Elensil, Elfo millenario e guida del Consiglio di Neenuvar. Assassinato da un dardo di balestra che lo aveva colpito alla gola, il Sire degli Elfi lasciava il suo popolo prostrato dal dolore e desideroso di punire con esemplare durezza il responsabile dell’infame delitto.

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L'Asse Tetradico

L’Alleanza del Nord fu solo il primo dei grandi schieramenti che divisero le Terre Spezzate nell’anno 1258 dall’Incoronazione del primo Re del Mare. In primavera Corona del Re, Valleterna e Venalia firmavano infatti un corposo trattato di mutuo soccorso militare e mercantile. I fautori di tale accordo furono il Barone Vicario Nicodemus Fausto Vermigliani, il Vescovo Morgante dei Ludovici e Ser Zenone Ombracupa; a spingere i nobili rappresentanti fu la necessità di unire i principati tetradici per far fronte al crescente fervore religioso dei fedeli dell’antico culto, ma anche un ambizioso progetto commerciale che proteggesse e favorisse i mercanti venali, i fabbri valniani e gli alchimisti coronensi. L’imponente trattato prese il nome di Asse Tetradico e fu rinnovato nei mesi a seguire fino allo scoppiare della Seconda Guerra dei Tre Re.
Sebbene alcuni cronisti riferiscano che nessuno dei firmatari avesse letto il testo per intero, l’accordo che strinse i tre principati non fu vincolo ma promessa: Valleterna e Venalia rimasero fedeli alla Corona nei tempi più ardui che si potessero immaginare.


Solario

Alla Corte degli Alessandridi
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Riassunto di quanto accadde

Presso ogni corte, finanche nelle remote terre di Altabrina, giunse l’invito a raggiungere Piazza del Sole per una festa in onore di Temistocle degli Alessandridi. Libagioni e divertimenti erano previsti, ma la nottata riservò sorprese superiori ad ogni immaginazione per coloro che giunsero in terra merida…
Grande fu lo sgomento dei convitati nell’apprendere, appena giunti, che l’Arconte Telemaco Iveri era stato assassinato e che i probabili sospetti ricadevano proprio sui nobili arconti meridi presenti alla festa. Mentre gli uomini di Temistocle e numerosi ospiti investigavano sull’omicidio, la Principessa Elissa Alcestidi incinta dell’erede brumiano veniva scortata dai Neenuvaren nei sontuosi giardini meridi. La Giustizia del Re impone infatti ai nobili di condurre i propri ostaggi in pubblico affinché amici e parenti possano accertarsi del loro stato di salute; ben consci di tale occasione gli uomini di Alarico d’Urso capeggiati da Ser Meroveo dell'Acquascura, detto il Cavaliere degli Stracci, piombarono sulla scorta neenuvaren e prelevarono la principessa brumiana per ricondurla nelle proprie terre. Le ragioni che avevano spinto i figli degli Elfi a rapire Elissa Alcestidi e l’erede che portava in grembo avevano a che fare con un altro figlio di Alarico d’Urso, un bastardo dato alla luce molti anni prima dalla Lassilantar Elenie Muilemir. Grazie all’ostaggio i neenuvaren volevano spingere il principe brumiano a riconoscere Firion Muilemir e nominare il ragazzo Duca di Oltrespina.

Nel frattempo le indagini sulla morte dell’Arconte Iveri languivano, funestate dalle inspiegate apparizioni di pericolosi demoni che culminarono con la comparsa dell’Immonda Bestia Rossa: un demone di colossali dimensioni e straordinaria potenza. Fu così che, complici i tumultuosi eventi della serata, l’assassino dell’arconte rimase impunito.
In ultimo, il sopraggiungere della notte fonda permise ad alcuni cultisti dell’Umbra di intrufolarsi nei giardini del palazzo, seminando terrore tra i convitati e assassinando la Sapiente della Fiamma Salomé, che solo il mese precedente era scampata dall’Antro di Calliope. Il corpo ormai senza vita della maga, trasformata in un empio azonte, suscitò terribile sgomento in tutti i presenti e riaccese il fervore inquisitorio dei principati tetradici nei confronti del misterioso quanto abominevole culto dell’Umbra.
Quella notte alla Corte degli Alessandridi lasciò vivido ricordo in tutti i presenti per gli orrori che si susseguirono, ma i cortigiani più scaltri riferirono soprattutto delle urla che echeggiavano nei giardini di Meridia durante la festa del Principe Temistocle; grida di brinnici e brumiani che si muovevano insieme con arrogante sicurezza, grida che presagivano battaglia: Ghiaccio! Bruma! Sangue!.

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Messidoro

In Soccorso del Gran Querceto
Vedi più in dettaglio le Cronache di messidoro 1258

Riassunto di quanto accadde

Nei primi giorni del mese di messidoro, Sua Maestà Cornelio dei Gastaldi aveva inviato dispacci a ogni principato delle Terre Spezzate per chiedere ausilio e supporto.
Erano infatti molti mesi che il colpevole silenzio del Cavaliere di Frecciarossa copriva la gravissima situazione in cui versavano i boschi del Gran Querceto. La selva era infestata da scheletri e spettri che imperversano ovunque, forse financo nella solitaria Isola delle Nebbie. Le richieste d'aiuto giunte dalle campagne a sud di Litoranea avevano dunque spinto il Barone Aloisi a mandare tutti i suoi guardiacaccia per dare manforte agli uomini di Querciantica e ad appellarsi alla benevolenza del Re e dei Principi tutti. In molti accorsero dunque al disperato appello, capeggiati dal Magnifico Principe di Valleterna, sempre sollecito nel combattere l’eresia e l’abominio. Sin dal 1256, quando la terribile Profezia degli Elfi si era abbattuta sulle Terre Spezzate, gli scheletri degli antichi uomini del mare risorgevano dalle profondità della terra per consumare una tetra quanto cieca vendetta. Nonostante le numerose battaglie vinte negli anni precedenti dagli armati di ogni principato, nelle zone più isolate del regno, specie nei luoghi di antiche battaglie, empie creature continuavano ad aggirarsi indisturbate e terrorizzare la popolazione. Occorse non solo il coraggio e la forza delle armi e della fede, ma anche l’astuzia per sconfiggere il possente Signore degli Spettri che infestava la regione, protetto da un antico artefatto elfico in grado di rigenerare le sue energie e renderlo dunque imbattibile. Il calare del sole salutò la sconfitta dell’abominio, ma molti furono i valorosi che non fecero ritorno alle proprie case quel giorno.

Intanto Neenuvar, privata della sua guida, si trovava a fronteggiare tremende prove. In quei giorni era giunta notizia che numerose imbarcazioni coronensi erano ormeggiate nell'Isola dello Sperone e che nuovi dazi sulle pregiate stoffe di Andulenen erano stati imposti con la forza dalle navi della Corona. Rimaneva inoltre impunito l'orrendo assassinio del Sire degli Elfi di Neenuvar, Yavàldaron, e anzi nel Gran Querceto si aggiungeva un’altra fosca novella: Ilye Lotenen, ambasciatrice di Neenuvar e primo consigliere del Sire Yavàldaron risultava scomparsa ormai da alcuni mesi. L’ombra del sospetto si allungava su ogni principato delle Terre Spezzate.

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Carminio

Il Sacro Circolo
La città di Calastea
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Riassunto di quanto accadde

La città di Calastea
Col sopraggiungere della calura estiva, nelle piazze e nei vicoli di Calastea, nei bazar e nei postriboli, si faceva un gran parlare della grande novità! La Basilissa aveva scelto un nuovo barone per governare la città, il giovane Magno Demone Cipridi, detto il “Prudente, il Divino, il Virile”.
Giochi e divertimenti furono predisposti per festeggiare il nuovo Signore della città, ma le genti straniere accorse a Calastea si intrattennero più che altro nei vicoli malfamati, tra commerci più o meno legali, ricettatori e spioni.
A Calastea giunse anche Lupo della Luna, capoclan dei pitti di Neenuvar e foriero di importanti notizie sull’assassinio di Yavàldaron. Il Sire degli Elfi, poco prima di essere ucciso, aveva scacciato dalla sua corte un sacerdote coronense di nome Mariano. Nelle pacifiche terre di Neenuvar che un ospite fosse esiliato era consuetudine assai rara, che gettava perciò fosche ombre sul ruolo della Corona nella vicenda.

Il Sacro Circolo
Nelle impervie terre di Altabrina il Principe Falcobrando aveva chiamato a raccolta i Clan e tutti i Principati delle Terre Spezzate presso il Sacro Circolo per assistere al suo matrimonio con Beldiluce, figlia del defunto Capo Clan del Lupo, Canenero. Risuonarono festosi i tamburi del nord per la pace sancita dall’unione dei due Clan e i Principi tutti delle Terre Spezzate giunsero a porgere omaggio, ma nel bel mezzo dell’estate brinnica gli Spiriti scatenarono la peggiore tempesta di ghiaccio a memoria d’uomo e le verdi terre si coprirono di gelido manto, costringendo gli stranieri a una precipitosa fuga.
All’indecorosa ritirata fece da strascico uno strano silenzio, lasciando la povera gente a commentare i guai che affliggevano i potenti. Nel nord delle Terre Spezzate, la gioia e la prosperità avevano benedetto i Principi e le proprie genti, unite nell’Alleanza del Nord. Falcobrando aveva nuovamente riunito i clan di Altabrina sposando la figlia del Capoclan del Lupo, mentre Alarico D'Urso attendeva a breve la nascita del tanto atteso erede di Castelbruma, prevista per il mese di Caduceo.

Nelle terre unite dall’Asse Tetradico, specie presso l’Ecclesia valniana e coronense, cresceva la preoccupazione per il rafforzarsi dell’Antico Culto nelle terre del nord. La festosa corte venale appariva funestata da imprevedibili quanto violenti malumori della Basilissa Desdemona Alcestidi, che cacciò o mise ai ferri numerosi dei suoi cortigiani con l’accusa di tradimento. I vescovi Valniani attendevano con impazienza che la Sacra Cerca indetta dal Magnifico trovasse compimento e venisse dunque scelta la futura sposa di Edoardo II dei Castamanti, Principe di Valleterna.
La Corte di Meridia si chiuse in un rabbioso imbarazzo per l’infamante accusa rivolta ad Acrisio il Giovane, catturato da valniani e coronensi per eresia. L’alchimista merida era stato infatti torturato e giustiziato proprio nelle terre di Altabrina in adempimento ad un mandato firmato da Sua Maestà.
A Neenuvar il lutto per la morte di Yavàldaron, portavoce del Consiglio degli Elfi assassinato in primavera nelle terre di Venalia, aveva lasciato il posto a un’orgogliosa determinazione. Appariva ormai chiaro che sarebbe stata Malwen Elensil a guidare il suo popolo verso una nuova rinascita, e verso la vendetta.

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Il Patto del Sole

Con questo nome viene chiamata l'alleanza tra Meridia e Neenuvar che avrebbe tentato di rovesciare i Gastaldi durante la Seconda Guerra dei Tre Re.
Così parlò Malwen Elensil nel giorno della sua incoronazione per rinnovare l’amicizia e l’unità di intenti che si era venuta a creare tra le genti di Meridia e Neenuvar. Il Patto del Sole nacque per tutelarsi dalla prepotenza dell’Alleanza del Nord e dal malcontento verso la Corona, sospettata o più apertamente accusata di crimini e ingiustizie. Il casus belli dell’Isola dello Sperone fu forse la goccia che fece traboccare il proverbiale vaso, ma ben più preoccupanti erano i sospetti sul terribile coinvolgimento del Re nell’assassinio del Sire Yavàldaron.
Dal canto suo, Meridia cullava invece interessi ben celati e che affondavano le radici nel glorioso passato degli Alessandridi: come Alarico d’Urso anche il Principe Temistocle bramava il trono delle Terre Spezzate, non per sé ma per l’amato fratello Aristarco.


Vignameno

L'incoronazione di Malwen Elensil
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Riassunto di quanto accadde

A metà del mese di vignameno presso il Santuario di Daelin vicino Rilmeren, Malwen Elensil giurò di fronte al suo popolo e alle genti delle Terre Spezzate di guidare Neenuvar come nuova Nentari, prima tra gli Eredi a governare i figli della Primavera.
All’invito della Corte di Neenuvar aveva inoltre fatto seguito un bando di Sua Maestà affinché si risolvessero finalmente gli screzi tra Altabrina e Meridia per l’Oro di Punta Artiglio e la cattività merida di Manorso, capoclan del Cervo. I testimoni raccontano che, quando gli armati brinnici e i loro alleati brumiani giunsero sul campo di battaglia, due maestosi cervi attraversarono la radura. Il Principe Falcobrando gridò di giubilo: gli Spiriti avevano mandato un auspicio di vittoria e Altabrina avrebbe trionfato. Con grande scorno di Meridia e dei principati tetradici, la predizione del principe si avverò.

Il giorno dell’incoronazione di Malwen Elensil fu anche ricordato per alcuni fatti di epocale importanza, primo tra tutti il ritrovamento del cadavere del sacerdote coronense Mariano, sospettato di essere implicato nell’assassinio del Sire degli Elfi Yavàldaron. Addosso al prete furono trovati un salvacondotto reale e la mappa di una fortezza in cui era segnato il luogo di prigionia della scomparsa Lassilantar Ilye Lotenen. I sospetti nei confronti di Corona si infittivano, eppure gli uomini di Sua Maestà si trovarono a fronteggiare questioni diplomatiche ben più insidiose. Il Re Cornelio dei Gastaldi aveva infatti inviato dispacci a tutte le corti delle Terre Spezzate per ricevere tramite i suoi ambasciatori l’omaggio dei Principi. Solo il Magnifico e la Basilissa di Venalia risposero all’appello e anzi, quasi a voler rimarcare la distanza dalla corona, l’Alleanza del Nord celebrava con un giuramento di sangue l’unione di brinnici e brumiani, mentre i delegati di Neenuvar e Meridia sigillavano il trattato che li univa nel Patto del Sole.
Le Terre Spezzate erano ormai saldamente divise in tre alleanze.

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Caduceo

L'erede di Castelbruma
Vedi più in dettaglio le Cronache di caduceo 1258

Riassunto di quanto accadde

Mentre la stagione di Canuto avanzava lentamente verso l’inverno, la rocca di Castelbruma era tutta in fermento: l’attesa per la nascita del tanto agognato erede brumiano giungeva a lieta conclusione. Nonostante la nobile Elissa Alcestidi, principessa di Castelbruma, fosse stata addirittura rapita e segretamente portata a Neenuvar nei primi mesi della gravidanza, per poi essere prontamente ricondotta a Castelbruma, Sua Altezza era in ottima salute e i cerusici tanto fiduciosi da spingere Alarico d’Urso a invitare i Principi delle Terre Spezzate per assistere alla nascita.
L’incontro delle corti doveva inoltre essere un’ottima occasione per appianare gli screzi tra Neenuvar e Corona del Re, protagonisti di una sanguinosa disputa navale sul controllo dell’Isola dello Sperone che, secondo il volere di Sua Maestà il Re era destinata a risolversi tramite onorevole Disfida. Lo scontro per il controllo dell’isola non si tenne mai e ogni proposito di mantenere i fragili equilibri che reggevano le Terre Spezzate tramite l’uso della diplomazia cadde la sera del banchetto per la nascita dell’erede brumiano, quando un esausto messo reale giunse con la più terribile delle notizie: Re Cornelio era stato assassinato.

La Tetrarca Beatrix lesse con voce rotta dal pianto la missiva giunta da Dimora e in breve il terrore serpeggiò nelle sale del castello. Mentre la notizia della morte del Re veniva accolta con una calma terrificante dai principi presenti, Alarico d’Urso ordinò che nessuno lasciasse la rocca finché il Principe Aureliano non fosse giunto e l’Asse Tetradico si strinse intorno alla guida dell’Ecclesia.
La Tetrarca doveva fuggire, a qualsiasi costo. E così accadde.
Durante la notte gli uomini della Corona organizzarono un piccolo drappello a protezione della Tetrarca, che sgusciò non vista tra le ronde di Alarico, mentre il Magnifico alla guida dei suoi uomini dava battaglia nei boschi antistanti il castello per creare un diversivo. Inseguiti dai veloci cacciatori brumiani e dai possenti guerrieri brinnici, i paladini, sorretti dalla fede, corsero molte miglia nelle loro pesanti armature prima di trovare finalmente riposo ai margini della selva, ma l’impresa era compiuta: Beatrix era salva.
Il giorno successivo la tensione tra le delegazioni diplomatiche dei principi era tangibile, benché un inquieto equilibrio sorreggesse ancora la Pace del Re. Elissa Alcestidi, segretamente in accordo con gli uomini di Venalia, fuggì anch’ella dalla sorveglianza brumiana per far ritorno alla sua terra natia. Il ritrovamento della Lassilantar Ilye Lotenen dopo mesi di prigionia e la sua drammatica testimonianza spinsero i Neenuvaren e gli alleati meridi ad indagini più serrate sulla morte dell’amato Sire Yavàldaron, finché i sospetti sul coinvolgimento della Corona non si fecero certezza nei loro cuori. Fu poi approfittando della confusione di quei giorni che Meridia, con la complicità dell’Asse Tetradico, sferrò un improvviso attacco all’Alleanza del Nord per vendicare arroganza e soprusi dei mesi passati. Ser Meroveo dell’Acquascura fu prima pietrificato con un veleno nel piazzale del castello, poi assassinato, gli armati brumiani abbattuti e l’abilissimo cacciatore Alboino sgozzato a tradimento. Poiché il Capitano della Torre Sigfrido da Forte Guardiano era da poco stato investito Duca d’Oltrespina in virtù dell’onorato e fedele servizio, i ranghi di comando brumiani ne uscirono drasticamente assottigliati. Il terrore brumiano era finito, ma per lasciare spazio a un futuro ben più infausto.

Quando il Principe Aureliano giunse infine alle porte del castello, con gran sorpresa di tutti lo stendardo di Corona del Re garriva al posto della torre brumiana sui merli delle mura. Il principe, segretamente accampato nei boschi da qualche giorno, era stato informato dai fedeli sudditi del caos che era sopraggiunto con la morte di Re Cornelio. Forse Aureliano dei Gastaldi immaginava la terribile prova che il destino aveva disposto, ma entrò nella Rocca di Castelbruma a testa alta, stretto dai fedeli uomini dell’Asse Tetradico. Ad attenderlo v’erano due schieramenti dispiegati, l’Alleanza del Nord capeggiata da Alarico d’Urso e il Patto del Sole con in testa Temistocle degli Alessandridi.
In un soleggiato pomeriggio autunnale, l’erede al trono delle Terre Spezzate giunse a pretendere l’omaggio dai suoi vassalli. Alarico d’Urso rispose che il Nord non lo riconosceva quale sovrano e suggerì di tornare a Dimora e attendere i suoi eserciti. Temistocle degli Alessandridi prese allora la parola, le Terre Spezzate non avevano più un Re, infatti le armate di Meridia stavano già marciando verso Tabbia per riprendere l’antica provincia di Venalia prima di muovere sulla capitale del regno.
Aureliano allora rise, l’Asse Tetradico non temeva la battaglia, né le vane minacce di un passato vecchio e debole quanto la polvere. Iniziava così la sfida per il trono.
Era scoppiata la Seconda Guerra dei Tre Re.

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Brumaio

Guerra!
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Riassunto di quanto accadde

Per tutto il giorno le armate dei tre schieramenti batterono il bosco, dando la caccia alle staffette altrui e respingendo gli assalti delle avanguardie nemiche.
Infine alla quarta ora del meriggio si affrontarono sul campo di battaglia, questo è quanto accadde nelle parole di ser Isidoro da Elianto al suo Principe, Temistocle degli Alessandridi:

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Nevoso

Tregua!
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Riassunto di quanto accadde

Sotto un pesante manto di neve le Terre Spezzate giunsero alla conclusione del 1258. L'inverno gelido e impietoso come non se ne rammentavano da anni, aveva offerto un rigido riposo al regno dilaniato dalla guerra. La Tregua indetta da Sua Maestà Aureliano dei Gastaldi aveva visto sciogliersi l’Alleanza del Nord, sconfitta sul campo d’Oltrespina. Il Principe Alarico d’Urso si era piegato al giovane Re e alla fede tetradica, ma un alto pegno di fedeltà gli era stato chiesto dal Re quale prova di rinnovata fedeltà al Trono dei Gastaldi. L’infante erede di Castelbruma, Goffredo d’Urso, sarebbe andato ostaggio al Magnifico Principe di Valleterna, cresciuto in terra straniera. Il prezzo del perdono reale era stato stabilito, al disgelo l’esercito brumiano avrebbe combattuto sotto l’egida dell’Asse.
I mai domi barbari d’Altabrina avevano invece stretto alleanza con il Patto del Sole, bramosi di libertà e bottino sarebbero scesi in battaglia al fianco di Neenuvar e Meridia per porre sul trono Aristarco degli Alessandridi.
Nei primi giorni del 1259 la battaglia finale sembrava imminente...

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