L'anno 1261 in breve

All'inizio del 1261, grazie all’aiuto degli Stregoni Avvizziti anche le ultime armate delle lucertole Ashai vengono sconfitte. Re Aureliano e i principati di Corona del Re, Castelbruma e Venalia collaborano con gli oscuri Stregoni, i cui servitori più fedeli, come Saverio Vignalba e Rapace Sagace, assurgono a posizioni di comando. La Guerra Ashai è finalmente conclusa, ma città distrutte, carestie e un terribile Morbo Senza Nome mettono in ginocchio il Regno. Nei principati di Altabrina, Neenuvar, Valleterna e Meridia, serpeggia il malcontento e prende forma una resistenza segreta, guidata dal Principe Edoardo II e da Ser Tancredi Roncaglia. Anche il Tetrarca Gregorius incita il popolo a ribellarsi, ma viene fatto prigioniero e avvelenato dagli Avvizziti. Nella città del Profeta scoppia la rivolta: il Tetrarca viene liberato con la forza e vengono giustiziati numerosi Stregoni avvizziti e loro allievi.
Sua Maestà Re Aureliano dei Gastaldi convoca gli Stregoni e revoca loro tutte le concessioni della Pace di Nassilia, ma il Regno è ormai diviso. Il Principe Temistocle degli Alessandridi attira Aureliano nelle terre di Meridia con l'inganno e gli tende un agguato insieme al Magnifico, a Galdor l'elfo e ai ribelli al loro seguito, massacrando il Re e la sua scorta. La Regina, ormai vedova, indice una Consulta dei Principi nel disperato tentativo di tenere insieme il regno, ma il risultato non è certamente quello che sperava: Corona del Re viene privata del potere di amministrare la legge e i Principi si astengono dal giurare fedeltà al giovanissimo erede al trono, dichiarando che lo faranno solo al compimento del primo anno di vita.
Durante il Torneo della Rosa a Valleterna i principati si affrettano a formare alleanze, probabilmente allo scopo di prepararsi a conquistare il trono. Meridia e Altabrina si riuniscono con il nome di "Alleanza del ghiaccio e del fuoco"; Calstelbruma e Venalia fanno lo stesso sotto il vessillo de "La torre e la vela". Durante la notte seguente al Giorno della Rimembranza molti spiriti di illustri defunti giungono a tormentare i viventi. Nel seguito dell'autunno proseguono, inasprendosi, le trame per la conquista del trono e sono in molti a cadere vittima di assassinii, tra cui gli Arconti meridi Aristarco e Zaara e il loro connazionale Mida, la sciamana Zannafiera, il cacciatore (brigante?) Strazzabosco e il barone Parnasso Zenaidi.
Un gran banchetto indetto a Candia dal Barone Eumeo Pelagi degenera presto in risse e scontri mortali e, quando il banchetto volge al termine, Temistocle degli Alessandridi, Alarico D'Urso e Edoardo II Dei Castamanti rivendicano pubblicamente, ciascuno per sé, il Trono del Sole, dando ufficialmente inizio alla Terza Guerra dei Tre Re.
Informazioni più dettagliate sul 1261: All'inizio del 1261, la guerra per resistere all’invasione degli Ashai è ancora in corso , ma grazie all’aiuto degli Stregoni Avvizziti anche le ultime armate delle lucertole vengono sconfitte. La presenza degli Antichi (così gli stregoni amano farsi chiamare) nelle corti e nelle città diventa usuale, così come la loro crudeltà: nel giro di pochi mesi il loro potere cresce a dismisura. Sua Maestà Aureliano e i principati di Corona del Re, Castelbruma e Venalia collaborano amichevolmente con le oscure creature e i loro servitori assurgono a posizioni di comando, tra i più eclatanti vi sono il barone Saverio Vignalba, primo cavaliere del Re, e il giullare plebeo Rapace Sagace, nominato a sopresa Barone della città di Tabbia . Le Terre Spezzate sono inoltre alle prese con la difficile ripresa agli orrori della Guerra Ashai. Città distrutte, raccolti devastati e campi di battaglia affollati di morti insepolti, causano presto carestie e pestilenze in tutti i principati. Un terribile Morbo Senza Nome si diffonde da sud a nord, mettendo in ginocchio il Regno. Con l’arrivo della primavera il malcontento serpeggia nei principati di Altabrina, Neenuvar, Valleterna e Meridia, le voci di una resistenza segreta, guidata dal Principe Edoardo II, dato per disperso, e del fuggitivo Ser Tancredi Roncaglia, ex primo cavaliere, si fanno sempre più insistenti. La rivolta esplode quando il Tetrarca Gregorius, che aveva incitato il popolo alla rivolta, viene fatto prigioniero e avvelenato affinché si mostri prono al potere del Re e degli Avvizziti. Nella città del Profeta un manipolo di resistenti attacca la scorta del Tetrarca liberandolo dalla prigionia, quello stesso giorno vengono giustiziati numerosi Stregoni avvizziti e i loro più fedeli allievi. Il Regno è diviso. Sua Maestà Re Aureliano dei Gastaldi, il cui unico erede appena nato è ostaggio degli Avvizziti, profondamente scosso dall’oscurità che si sparge nel regno e dai moti di ribellione, convoca gli Stregoni e revoca loro tutte le concessioni della Pace di Nassilia, ma il suo destino è ormai segnato. Attirato con l’inganno dal Principe Temistocle degli Alessandridi nelle terre di Meridia, un agguato sorprende il Re e la sua fedele scorta, massacrati dai ribelli capitanati dal Magnifico, da Galdor l'Elda e dallo stesso Temistocle. Sua Maestà Aureliano dei Gastaldi, primo del suo nome viene decollato a Badia d’Espero l’ottavo giorno della seconda decade di messidoro. La Regina, ormai vedova, convoca un nero Bando Reale e indice una Consulta dei Principi nel disperato tentativo di tenere insieme il regno. Tutti i Principi rinnovano la loro lealtà alla Casa Gastaldi e promettono di porgere omaggio al Re Infante non appena questi avrà un Nome, al compimento del primo anno di vita. Durante la Consulta viene nominata una nuova Corte Ristretta per fare le veci del sovrano e viene stabilito che ad applicare la Legge del Re non saranno più gli uomini della Corona, ma un Consiglio di Giustizia cui siedono inviati da tutti i Principati. Mentre il regno inizia a recuperare da carestie e pestilenze, una fragile pace sembra essersi formata, ma mai come ora il Trono e il futuro delle Terre Spezzate appaiono in bilico. Già al volgere dell'estate, riuniti in terra di Bruma per la festa del primo raccolto dopo la guerra, gli emissari delle corti trovano occasione di venire alle mani, quando l'iniziativa di Niniel Mùilemir di approfittare dell'occasione per celebrare pubblicamente un rito dell'antico culto provoca una levata di scudi dei principati Tetradici. Istigati dal vescovo Manfredo Sestesi, cercano di sabotare la cerimonia, scatenando con ciò le ire dei seguaci degli spiriti. Valleterna diventa il loro caprio espiatorio e i tafferugli culminano in una vera e propria "caccia al Valniano", bandita dal Principe Alarico, con tanto di premi in denaro per ogni cortigiano abbattuto. Ciò non bastasse, con buona pace dell'ecclesia, Alarico D'Urso si lascia convincere da Niniel ad abiurare la Tetrade e si fa pubblicamente da lei battezzare nel nome del culto antico.
Quando in capo a un mese la crema delle Terre si ritrova a Valleterna per la ricorrenza del Torneo della Rosa, appare palese che dietro gli attriti si nascondono ambizioni di potere, alimentate dalla vacanza del trono: senza apparente motivo, i principati formano delle alleanze, il cui scopo altro non può essere se non quello di creare una fazione per sostenere una rivendicazione del seggio reale. Meridia e Altabrina per primi stringono un patto di sangue, cui sembra volersi subordinare anche Neenuvar, con il nome di "Alleanza del ghiaccio e del fuoco". Calstelbruma e Venalia li seguono presto, sottoscrivendo un accordo e inneggiando a "La torre e la vela". Valleterna e Corona, evidentemente anch'essi intenzionati a giocare la partita, acclamano un frettoloso patto a pochi istanti dallo scioglimento del consesso. Quel torneo verrà ricordato anche per drammatici episodi di possessione spiritica occorsi durante la notte seguente al Giorno della Rimembranza.
Nel seguito di Brumaio le corti accorrono a Neenuvar in risposta a una preoccupata lettera del venerabile Elda Alcatyrion, che riferiva aver trovato nei boschi del Fanyati quello che sembrava il rifugio dell'avvizzito Silmon, sconfitto giusto quell'estate nelle notti del Bando Reale. Alcuni erano animati dal desiderio di purificare quel luogo dei suoi abomini, altri più prosaicamente contavano di trovarvi tesori; di certo i Neenuvaren, padroni di casa, speravano di scoprire qualcosa della fine di Malwen Elènsil, o almeno di Ilyanna Almàrion. Sullo sfondo di questa cerca proseguono, inasprendosi, le trame per la conquista del trono: se diverse vite reclama il violare il rifugio, che si rivela, come prevedibile, irto di trappole mortali, questo raduno verrà ricordato soprattutto per l'alto numero di omicidi, fra cui quello di Diomede (chi dice pirata, chi navigatore) al soldo di Venalia, degli Arconti meridi Aristarco e Zaara, e del loro connazionale Mida.
La trama si svela nell'ultimo mese dell'anno, quando un gran banchetto indetto a Candia dal Barone Eumeo Pelagi è l'occasione per i pretendenti al trono di dichiarare pubblicamente le loro intenzioni. L'atmosfera di formale cortesia ostentata all'inizio del convivio, mentre il Pelagi dava il benvenuto ai suoi ospiti e l'erudito Bramante da Vesta chiamava a raccolta artigiani di tutto il regno per invitarli a una prestigiosa cerca, degenera presto in risse e scontri mortali. A farne le spese stavolta sono i traditori e i voltagabbana, o sospetti tali, sicché il calar del sole trova morti la sciamana Zannafiera, il cacciatore (brigante?) Strazzabosco e il barone Parnasso Zenaidi, imprigionati Nineve da Vesta e Lando Corvino Variano, scampato per un soffio a peggior sorte il vescovo Clotario da Castelbruma. Quando il banchetto volge al termine, Temistocle degli Alessandridi, Alarico D'Urso e Edoardo II Dei Castamanti rivendicano pubblicamente, ciascuno per sé, il trono del Sole. La guerra di successione era cominciata.