Storia di Valleterna


Vedi anche il Principato di Valleterna: territorio - commerci - società - nomi tipici - storia
La corte del Principe

logo-terre-spezzate-icona.pngVedi anche Storia delle Terre Spezzate - Racconti e Canzoni, periodi storici:
Re della Primavera, Invasione degli Uomini del Mare, Dominio del Sole, Secoli bui, Dominio di Vesta, Egemonia di Castelbruma, Ascesa dei Gastaldi
Cronologia Sintetica - Personaggi storici - Storia di Altabrina - di Castelbruma - di Valleterna - di Corona del Re - di Neenuvar - di Venalia - di Meridia

Tetrade.pngvedi anche: l'oltretomba e le religioni nelle Terre Spezzate. L'Antica Religione: Druidi della Madre Terra - Sciamani degli Spiriti - il culto a Castelbruma
il culto della Tetrade: Cerimonie della Tetrade - Quattro Dèi - Quattro Corpi - Empi e Devoti. Il Profeta Castamante: Quattro Rivelazioni Divine
l'Ecclesia: il Tetrarca, i Vescovi e i Sacerdoti (Custodi della Fede, Paladini e Sacerdoti della Tetrade). Storia del Dominio di Vesta e di Valleterna




Al tempo dei Re della Primavera Valleterna era la parte più settentrionale del regno degli Elfi , che si spingeva fino alla città Elen Eressea , di cui oggi restano solo rovine abbandonate nella parte meridionale di Castelbruma . Gli Antichi vissero in pace nelle fertili pianure valniane per innumerevoli generazioni, addomesticando i primi cavalli e costruendo diverse città. Le odierne Monfiore e Porta Scirocco furono fondate proprio in questi anni, come pure, secondo la leggenda, la città perduta di Arborea, nella Foresta Stregata. I Bruti, vera spina nel fianco degli Elfi, vennero spinti a nord ed a ovest, nella Foresta di Oltrespina, fino a scomparire del tutto da Valleterna.

I primi umani a popolare questa terra furono i Pitti, a partire dal V secolo prima dell'Incoronazione, mentre gli Uomini della Sabbia non si spinsero mai così a nord se non per commerciare. I Pitti divennero in breve tempo più numerosi degli Elfi, finché neppure la fertile Pianura Scarlatta fu in grado di sfamarli tutti. Per questo motivo il Re degli Elfi fece loro dono del selvaggio nord e molti Pitti si trasferirono nelle attuali Castelbruma ed Altabrina. A Valleterna non rimase alcuna traccia del loro passaggio.

Durante l'inarrestabile discesa dei conquistatori giunti dal nord, Valleterna fu il teatro di alcune delle più cruente battaglie. Dopo essere stati sconfitti nella distruzione di Elen Eressea, sette anni prima dell'Incoronazione, gli Elfi fuggiaschi si radunarono a sud del Passo Tempesta. Erano guidati da Eruannon, giovane e fiero figlio del signore di Elen Eressea, ucciso negli scontri. Il nobile Elfo avrebbe potuto condurre il suo popolo in salvo oltre le montagne, o cercare rifugio nella Foresta Stregata, ma dimostrò più fierezza che prudenza. Accecato dall'orgoglio, ordinò una disperata resistenza sulle sponde del fiume: fu un vero massacro. Le frecce degli Elfi si conficcavano, innocue, nelle pesanti corazze degli Uomini del Mare, che ad ogni possente colpo d'ascia sfondavano un elmo o un cranio. Dice la leggenda che il sangue versato dalle centinaia e centinaia di Elfi caduti giunse ad arrossare le acque del fiume, che per questo venne chiamato Scarlatto o Fiume Rosso.
Senza più trovare significativa opposizione, gli Uomini del Mare consolidarono il loro dominio e in un paio d'anni giunsero a conquistare Moinalfirin , nel frattempo abbandonata dagli Elfi, riparati a Rìlmeren. Così Moinalfirin venne conquistata integra e divenne la città più importante e la capitale della regione; ancora oggi sopravvivono palazzi e statue costruiti dagli Elfi. Viceversa nessun cronista dell'epoca, né posteriore, parla di Arborea, per cui i sapienti ritengono che questa città leggendaria non sia mai esistita, o più probabilmente, che si tratti della più settentrionale Elen Eressea.
Nelle generazioni successive, gli Uomini popolarono la Pianura Scarlatta, costruendo innumerevoli fattorie e villaggi, disboscandola e coltivandola più di quanto i Re della Primavera non avessero mai fatto. Già alla fine del primo secolo dopo l'Incoronazione nella zona di Vesta sorgeva un fiorente villaggio; tra il secondo e il terzo secolo Porta Scirocco divenne un discreto nodo commerciale tra il nord e il sud del Dominio del Mare.

I contatti, con gli Elfi prima e gli Eredi poi, furono numerosi grazie alla vicinanza di Rìlmeren, nella confinante Neenuvar. Fu proprio in questi anni che gli antichi Valniani iniziarono a prendere forma e coscienza di sé, mitigando la brutale determinazione degli Uomini del Mare con l'eleganza e il rispetto per i frutti della terra tipici della cultura elfica. Sconfitti e sterminati sul campo di battaglia, gli Elfi sopravvissero influenzando profondamente lo sviluppo della società e dello stile di vita valniani. Lontana dai bagordi e dai vizi di Dimora o del lontano sud, e tuttavia fertile e ricca, Valleterna in questi anni era una terra tranquilla e benestante, pilastro fondamentale del Dominio del Mare per il grano coltivato e i cavalli allevati.
Con il passare delle generazioni i Re del Mare divennero sempre più ingordi di tributi e sempre meno benvoluti nelle province, soprattutto nella rigogliosa Valleterna che non apprezzava di essere ricordata solo come Granaio dei Re. Già nel 342 Cavalieri e piccoli Baroni tentarono una rivolta, subito soffocata nel sangue da Godvino Dulcamara, il crudele Duca che da Porta Scirocco amministrava Valleterna per conto del Re. Ma la fine del giogo dei Re del Mare era solo stata rimandata.

Una ventina d'anni più tardi sbarcò alla foce del Fiume Rosso il Difensore degli Uomini , Alessandro da Meridia, accompagnato da un centinaio dei suoi migliori combattenti. L'esercito di Alessandro già da diversi mesi teneva sotto assedio Dimora, ma le possenti mura sembravano respingere ogni attacco ed era tempo di cercare nuove vie per conquistare la capitale. I Valniani avevano sentito molto parlare del giovane generale merida, giusto e coraggioso, in lotta contro gli avidi Re di Dimora. Non stupisce quindi che venne accolto a Monfiore come un ospite di riguardo e furono concessi vitto e alloggio ai suoi armati. Alessandro affascinò profondamente i Valniani, tanto i nobili quanto soprattutto gli operosi contadini ed artigiani, che già lo acclamavano come liberatore. Per l'Ecclesia Tetradica Alessandro sarà considerato un Devoto, inconsapevolmente benedetto e illuminato da Siderèo affinché portasse pace e giustizia tra gli uomini. Secondo la tradizione fu lui a porre la prima pietra di Vesta, in un luogo sacro indicatogli in sogno dagli dèi; in realtà Vesta era già un prosperoso villaggio, mentre è certo che fu proprio il generale merida a costruire le Case della Misericordia, il famoso ospedale che diventerà poi la Grande Cattedrale di Vesta, il più colossale e glorioso tempio di tutte le Terre Spezzate.
Alessandro strinse vantaggiosi accordi con i Moranti, signori di Monfiore, promettendo loro terre, titoli e il dominio su Porta Scirocco, ed ottenne l'appoggio dei loro armigeri e di molti uomini delle campagne. Alla testa di questo nuovo esercito assediò Godvino nella sua città e la conquistò rapidamente. Comandò egli stesso che il vile Duca e tutti i suoi eredi fossero immediatamente messi a morte, ma pietosamente impedì che la città subisse saccheggi e violenze e la consegnò ai Moranti. Contrariamente a quanto questi si aspettavano, però, stabilì la capitale di Valleterna a Vesta e prese personalmente il controllo di tutto il territorio. L'anno seguente, dopo aver consolidato il suo potere, affidò Valleterna ad un suo fidato luogotenente, Sesto da Nassilia, e mosse verso Dimora con un nuovo esercito. La grande e antica città, ancora sotto assedio, venne attaccata dalla flotta niviana; stretta tra tre fuochi, non poté far altro che cedere le armi.
Sesto da Nassilia divenne Principe di Valleterna e diede inizio alla sfortunata casata dei Sestesi; lui e suo figlio governarono in modo giusto e saggio, cinsero di mura Vesta, e costruirono la prima vera città portuale della regione, Albaridia. Dopo la morte di Alessandro, però, un discendente dei Dulcamara vantò diritti su Valleterna, con l'appoggio di alcune influenti famiglie di Porta Scirocco. Ebbero così inizio i Secoli Bui...

Il nipote del luogotenente di Alessandro, il giovane Ottavio dei Sestesi, durante una battuta di caccia cadde vittima di un'imboscata ordita dai Dulcamara. Tutta la sua guardia venne sterminata, come pure alcune dame ed i loro servitori, in attesa nelle vicinanze del ritorno di Ottavio. Secondo un'altra versione sarebbe stato il loro sangue innocente a tingere le rive dello Scarlatto. Questo barbaro omicidio diede inizio a una faida secolare tra le due famiglie, che tuttora non sono in buoni rapporti. Lo zio del Principe raccolse i Cavalieri fedeli e, con l'alleanza dei signori di Monfiore, mosse guerra contro Porta Scirocco, ma venne sconfitto ed ucciso sul campo. Il suo unico erede aveva allora pochi mesi e prima di compiere l'anno di vita venne deposto dal trono dai Dulcamara, che piegarono Vesta. Quello del Re Bambino del 431 fu solo il primo degli innumerevoli conflitti che afflissero Valleterna durante i Secoli Bui, in cui i Dulcamara di Porta Scirocco, i Sestesi di Vesta ed i Moranti di Monfiore costruirono incerte alleanze e si alternarono il titolo di Principe. Vale la pena ricordare la Disfida della Rocca del 520, in cui Branno Moranti sconfisse e uccise Rinfredo Dulcamara sotto le mura di Vesta; la sanguinosa Guerra delle Quattro Battaglie del 646, in cui le armate dei Sestesi impegnarono contemporaneamente in quattro luoghi diversi i Moranti traditori, i Leondoro, i Dulcamara e una compagnia di mercenari al loro servizio, solo per perdere tutte le battaglie ed il trono; e la famigerata Notte delle Gole Tagliate del 683, in cui i Sestesi fecero strage della cavalleria pesante dei Moranti, sorpresa nel sonno.
Anche i primi scontri con i Brumiani risalgono a questo periodo: tutte le famiglie al potere dovettero subire frequenti scorrerie, solo in parte frenate dalla guarnigione stabilita dai Sestesi nel luogo in cui sorgerà un giorno Castrum Fidei.
Nella seconda metà del VII secolo a Valleterna nacque e si diffuse la staffa, che permise ai guerrieri a cavallo di reggere meglio l'impatto con le file nemiche e di caricare lancia in resta con un'efficacia mai raggiunta prima. Uno dopo l'altro tutti i nobili del Principato dotarono i loro cavalli del nuovo strumento e fornirono i Cavalieri di armamenti sempre migliori, dando origine alla cavalleria pesante, uno strumento di guerra invincibile per l'epoca. I Moranti non si ripresero più dalla Notte delle Gole Tagliate, e non potendo mantenere il passo con le altre famiglie furono costretti a giurare fedeltà ai Sestesi e tirare avanti nella loro ombra, perdendo di fatto terre e titoli.

Nel 712 in un piccolo villaggio dirimpetto a Rìlmeren nacque Castamante, il Profeta della Tetrade, colui che sarebbe stato ricordato come il Glorioso, il Primo Paladino, il Re canuto, il Campione del Perfettissimo. Era il figlio del signorotto locale e possedeva ogni dote: alto e bello, grande oratore, guerriero indomito, ottimo cavallerizzo. Grazie al suo carisma formò un gruppo di seguaci con i quali andò a cercare, e trovare, la gloria. A 22 anni depose i deboli Moranti diventando Barone di Monfiore; a 25 con l'aiuto del suo braccio destro Leonello l'Impavido, un plebeo, assoggettò senza fatica i signorotti minori e conquistò tutta Centrovalle, arrivando a controllare mezza Pianura Scarlatta. L'anno successivo, reso imprudente dai facili successi, tentò l'assedio di Vesta, ma la disparità di forze era troppo grande. Venne sconfitto e imprigionato nelle segrete dei Sestesi, mentre Leonello e molti dei suoi seguaci morirono.

Per molto tempo non si sentì più parlare di lui, si diceva anzi che fosse morto. Erano ormai trascorsi dieci anni quando un misterioso vagabondo, dal volto ancora giovane ma bianco di capelli, prese ad aggirarsi per tutta Valleterna, visitando una città dopo l'altra, curando gli infermi con il semplice tocco delle mani, e confortando i disperati. In poche stagioni “il canuto” divenne un personaggio famoso, di cui chiacchieravano i bambini nelle stalle e le dame nelle corti. Il vagabondo non si limitò a compiere miracoli, ma iniziò a diffondere un nuovo culto e una nuova visione del mondo, ispirata a princìpi di pace universale, moderazione e giustizia.
Nel 750 la Tetrade contava ormai numerosi seguaci, quando il misterioso sant'uomo si fece riconoscere come Castamante, per diritto divino signore di Monfiore e Tetrarca delle Terre Spezzate. La sua popolarità crebbe e la sua nuova religione si diffuse presso il popolo, incurante delle accuse di Vinfredo dei Sestesi che non si capacitava di come avesse potuto fuggire dalle segrete.
Frattanto i Brumiani, più aggressivi del solito, si spingevano in frequenti scorrerie oltre il Passo Tempesta, minacciando gravemente la guarnigione a nord di Vesta. Castamante riprese le armi e rapidamente si trovò circondato da un nuovo esercito di seguaci, che sotto la sua guida respinsero i Brumiani e posarono le prime pietre di Castrum Fidei. Tornato a Vesta, venne accolto come un eroe e Vinfredo capì che non avrebbe potuto ignorarlo né tanto meno liberarsene facilmente. Gli diede così mandato di riunificare Valleterna, impresa in cui il Profeta si prodigò fino al 756, arrivando a conquistare tutto il Principato tranne i domini dei Dulcamara. I Ludovici, una famiglia minore di alfieri dei Moranti, giurarono fedeltà a Vesta divenendo Baroni di Monfiore. Ma i Sestesi ancora temevano Castamante e lo invidiavano per i suoi successi. Lo accusarono di tradimento, ma insieme ai suoi fedeli si aprì la strada con la forza e si ritirò a Porta Scirocco, dove i Dulcamara convertitisi al Culto della Tetrade lo accolsero come maestro e condottiero. I Nardovino, Cavalieri di Albaridia, abbandonarono Vinfredo per unirsi al Glorioso e ingrossare le fila del suo esercito.
Tuttavia Vesta era ancora ben difesa, e Castamante non era più un ragazzo avventato. Sapendo che il credo Tetradico si era diffuso a Corona del Re, l'anno successivo riorganizzò l'esercito e mosse su Dimora, in quegli anni lacerata da conflitti interni e mal difesa. Forte della leggendaria cavalleria pesante valniana, dell'aiuto di Siderèo e dell'appoggio della nobile famiglia coronense dei Vermigliani, conquistò facilmente la più grande città delle Terre Spezzate. Era la primavera del 758, e i Secoli Bui si avviavano al termine.

Mentre consolidava il dominio sulla parte settentrionale di Corona del Re, gli giunse notizia che Vinfredo dei Sestesi aveva abbracciato la Tetrade ed era ansioso di riparare ai torti commessi rendendogli omaggio. I seguaci lo sconsigliarono dal credere a queste parole, ma egli non volle sentire ragioni: affidata Dimora ai fedeli Vermigliani, fece rapidamente ritorno a Vesta. Il Campione del Perfettissimo sapeva in cuor suo che la conversione di Vinfredo era sincera, e difatti nella capitale, dinanzi al popolo riunito, il Barone gli cedette le armi e le chiavi della città, pregandolo di accettarlo come vassallo. Castamante accolse con grazia la sua richiesta, e lo benedisse nel nome di Siderèo, ma poi gli disse: “Molte colpe gravano sulla tua anima, uccisore d'innocenti. Ti sei opposto al mio dominio, hai approfittato del mio aiuto, e mi hai tradito, ma io non ti porto rancore. Se davvero vuoi seguire la via della rettitudine, sai che il tuo dovere è espiare i misfatti che hai commesso”. Il Barone allora fece preparare una grande pira, baciò la mano del Profeta, e si gettò nelle fiamme. Passerà alla storia come il Devoto Vinfredo, uno dei primi insieme al Devoto Leonello, l'Impavido, a cui venne tributato questo grande onore. Castamante prese in moglie la sua prima figlia, Clarina, e sedette sul trono di Vesta dando inizio alla Casata dei Castamanti, mentre permise agli eredi maschi di Vinfredo di rimanere a Vesta e di portare avanti la loro nobile stirpe, che tuttora sopravvive, antica e decaduta.
Il Primo Paladino si proclamò Tetrarca delle Terre Spezzate, e trascorse diversi anni a consolidare il suo potere su Valleterna e su Corona del Re, che controllava fino a Dimora. Dicono i cronisti che Castamante, pur cinquantenne, fosse forte e bello come un trentenne, e che se non fosse stato per i capelli completamente bianchi chiunque lo avrebbe ritenuto un giovane.
Il Re canuto fece allevare, con grandissima spesa e sacrificio per le casse della corona, migliaia e migliaia di cavalli da guerra, e altrettante armi e armature, in grande sovrannumero rispetto alle esigenze delle sue armate. Anche i suoi seguaci più vicini non capirono questa decisione, e cercarono di sconsigliarlo; ma la nuova religione era ormai il culto dominante, e nessuno sembrava in grado di opporsi alla sua gloria, brillante come la luce di un nuovo sole. Infine, Castamante chiamò nuovamente a raccolta l'esercito, e forte di millecinquecento Cavalieri e forse diecimila cavalli, partì alla conquista del sud. La parte meridionale di Corona del Re cadde senza riuscire ad opporre una significativa resistenza, e i Venali, insofferenti del dominio merida, si arresero senza porre condizioni. Anzi, ad ogni nuova città conquistata il suo esercito si faceva più forte, perchè dalla plebe giovani, vecchi e padri di famiglia si univano all'esercito del Glorioso, ingrossando le fila della sua cavalleria pesante. Anche molti nobili gli resero omaggio e presero a combattere al suo fianco.
Nel 769 il suo dominio si estendeva da Venalia a Valleterna, e il suo esercito vantava oltre novemila uomini, quasi tutti Cavalieri pesanti, senz'altro il più potente che mai si vedrà nelle Terre Spezzate. Castamante era Tetrarca di fatto e non solo di nome, i Secoli Bui erano finiti.

Tuttavia il Primo Paladino aveva ancora da fare per difendere i suoi sudditi. Due anni più tardi, con Meridia ormai in ginocchio, giunse notizia che Castelbruma stava attaccando da nord. Approfittando della lontananza di molti armati valniani, i D'Urso avevano preso d'assedio Castrum Fidei, la cui resistenza non poteva durare a lungo senza rinforzi. Castamante partì immediatamente insieme a cinquecento dei suoi Cavalieri più veloci, e secondo le cronache coprì in soli sedici giorni le centinaia e centinaia di leghe che separano Venalia da Valleterna. Uomini e cavalli arrivarono allo stremo, ma miracolosamente ancora in tempo per spezzare l'assedio: i Brumiani in rotta vennero cacciati e inseguiti fino a Forte Guardiano. La cavalleria valniana tentò di assediarli a sua volta, ma la fortezza che mai cadde era impossibile da conquistare senza pianificazione e macchine da guerra adatte, così dopo pochi giorni di sanguinosi scontri fecero ritorno a Valleterna.
Da quel giorno Castamante non lasciò più Vesta, nuova capitale di tutte le Terre Spezzate, e dedicò il resto della sua vita a consolidare il suo potere e a diffondere la nuova fede. Fece erigere cattedrali e scuole di teologia, e ufficializzò il feudalesimo valniano, secondo cui il popolano rende omaggio al nobile, che a sua volta lo rende al Tetrarca, “vassallo di Siderèo”. Tanto il Tetrarca quanto i nobili erano guide spirituali oltre che temporali, e in questi anni i Baroni valniani assunsero il titolo di Vescovi.
Nel 795, all'età di 83 anni eppure ancora forte e giovanile d'aspetto, Castamante si spense nel sonno. Il suo villaggio natale prese il suo nome per onorarlo e tutte le Terre Spezzate sempre gli furono riconoscenti per aver riportato la pace e la legge agli uomini.

I successori di Castamante rafforzarono il dominio su Venalia e Meridia ed imposero a Neenuvar un pesante tributo: per cento anni i migliori fabbri neenuvaren avrebbero prestato servizio a Vesta, insegnando ai Valniani gli antichi segreti della forgia elfica. Anche grazie alle nuove armi i D'Urso di Castelbruma vennero travolti e spinti oltre le montagne; per salvare il trono e la vita finsero di convertirsi alla Tetrade, e giurarono fedeltà ai Castamanti. Gli Eredi giunti da Neenuvar si stabilirono principalmente a Monfiore, la più vicina agli Elfi di tutte le città di Valleterna.
Altabrina presentò maggiori difficoltà, poiché i suoi abitanti sembravano refrattari al nuovo culto, e pare anzi che i sacerdoti inviati al nord a fare proselitismo venissero rispediti a Valleterna sotto forma di collane d'ossa. Costretti ad agire con la forza per tenere a bada i pericolosi barbari, le armate di Rodolfo Castamanti si spinsero nel gelido nord e inflissero dure sconfitte ai clan brinnici, costringendoli a fuggire nelle foreste. Ma negli anni successivi i barbari si riorganizzarono, e approfittando dell'ostilità del clima e della superiore conoscenza del territorio, colpirono duramente i Valniani con vili azioni di guerriglia. Alla fine i Valniani, stanchi di combattere per una terra gelida e selvaggia, la abbandonarono al suo destino.
Merita una menzione il peculiare metodo di successione adottato dai Valniani, che sopravvive ancora oggi. Il Tetrarca è innanzitutto il capo dell'Ecclesia, e viene eletto liberamente dai Vescovi – Baroni di Valleterna, che di fatto lo scelsero sempre tra i parenti del Tetrarca precedente. I Castamanti restarono quindi sempre al potere, forti del loro sacro retaggio e della credenza secondo cui tutti i discendenti del Profeta avessero miracolosi poteri di guarigione.

Nella seconda metà del decimo secolo la più grave sciagura di tutti i tempi si abbatté su Valleterna. Numerose epidemie si diffusero a Corona del Re e a Venalia, colpendo moltissimi cavalli e uccidendone forse un terzo. Ma non fu nulla paragonato alla grande Peste Equina del 973-983, il “Decennio Nero”, che partì proprio da Valleterna per poi diffondersi in tutte le Terre Spezzate. I cavalli si ammalavano e morivano in poche settimane, sufficienti però a spargere il contagio, possibile anche prima della comparsa dei primi sintomi. Nel 977 più di metà dei cavalli erano morti, quando la peste iniziò a colpire anche gli uomini, scatenando il panico più completo. Moltissimi furono contagiati e morirono, e si iniziò a guardare ogni cavallo con sospetto e timore. Nel 979 il Tetrarca emanò un editto in cui ordinava di bruciare tutti i cavalli presenti, se ne veniva trovato uno ammalato nell'allevamento o nella stalla. Il rogo dei cavalli si trasformò in una vera e propria psicosi, l'unica speranza per il popolo straziato di sfuggire alla terribile epidemia e ogni cavallo era considerato a rischio di contagio. Nel corso del Decennio Nero morirono forse metà degli abitanti; dal canto loro i cavalli sparirono completamente. Valleterna, privata della cavalleria, perse il vantaggio militare che l'aveva portata alla gloria, ma mantenne ancora per qualche generazione il suo dominio. Ancora oggi il cavallo nelle Terre Spezzate è simbolo di morte e di sventura.

L'irrequieta provincia brumiana non aveva mai abbracciato completamente la nuova fede, né smesso di dare grattacapi ai Tetrarchi. Soprattutto i feroci Bruti organizzavano continue rivolte, mettendo a repentaglio la pace del regno e la vita degli uomini onesti. La situazione si fece via via più grave finché nel 1120 le truppe del Tetrarca Dedrico furono costrette a ritirarsi a oriente dei passi montani, perdendo di fatto il controllo della metà occidentale di Castelbruma. I malvagi D'Urso si poterono così riorganizzare, e forti dell'alleanza dei feroci barbari del nord, fecero strage dei soldati valniani cacciandoli a sud. Ma ancora non era abbastanza; il potere di Vesta faceva gola a molti, e i falsi alleati di Neenuvar si unirono ai nemici di sempre per spartirsi il bottino, come avvoltoi su un destriero morente.
Nel 1122 Valleterna venne attaccata contemporaneamente da nord e da sudovest, e le altre province non la difesero come ci si sarebbe aspettato. Il dominio di Vesta capitolò, e Dedrico, il Re nascosto, fu costretto alla clandestinità. Il Culto della Tetrade venne bandito, e chi lo praticava messo a morte; molti altri Vescovi e Cavalieri valniani dovettero seguire l'esempio del loro comandante e cercare rifugio nelle campagne. Per i Valniani fu un periodo terribile, e ancor più delle persecuzioni li colpì scoprire che un anno di battaglie era bastato a far crollare la loro secolare supremazia, e che l'era dorata di Valleterna stava finendo.
Il dominio brumiano, lacerato dalle divisioni interne e osteggiato dal popolo, in grande maggioranza fedele della Tetrade, non riuscì a imporsi né a mantenere il controllo molto a lungo. Alcuni Vescovi furono costretti a fingere di rinnegare i voti presi, ma già negli anni trenta del secolo scorso religiosi e nobili valniani fecero ritorno nelle città, protetti da una clandestinità solo apparente, e dal segreto appoggio dei popolani. Negli altri Principati del centro e del sud accaddero fenomeni simili, e l'Ecclesia rinascendo dal basso tornò a fiorire, sebbene fosse ormai un'istituzione esclusivamente religiosa e non più condizionata da Valleterna.

Dopo cinquant'anni di incerto dominio brumiano, i mai domi Valniani aspettavano solo l'occasione migliore per rialzare la testa. L'occasione si presentò con il volto di Adriano Gastaldi, un nobile coronense di antico lignaggio convinto che fosse giunto il suo momento di sedere sul Trono del Sole. I Gastaldi presero accordi con i Venali, e garantirono all'Ecclesia valniana tributi equi e libertà religiosa per ottenere anche l'appoggio di Valleterna. Mentre a Dimora i Brumiani venivano rovesciati, l'Ecclesia metteva in atto una rivolta accuratamente preparata. La notte del Passaggio del 1174, in tutte le città valniane Duchi, Cavalieri e funzionari brumiani vennero catturati nel sonno, o facilmente sopraffatti nella confusione dei festeggiamenti. Gli armati fedeli a Castelbruma vennero sbaragliati, alcuni caddero difendendo i loro signori ma la maggior parte semplicemente si diede alla fuga. Il giorno successivo Edoardo Castamanti, il nuovo Principe, apparve in piazza a Vesta e sotto le acclamazioni della folla proclamò la liberazione di Valleterna. Il culto della Tetrade divenne l'unico credo ammesso entro i confini valniani, le antiche famiglie ritornarono al potere e tutti gli invasori brumiani prigionieri il giorno stesso vennero bruciati insieme in un enorme rogo.
Per contro Valleterna non era più il centro delle Terre Spezzate, e aveva perso anche il controllo dell'Ecclesia, che si ricostituì a Dimora come organizzazione esclusivamente religiosa. Il nuovo Tetrarca, Ottavio da Porta Scirocco, venne eletto nel corso di un grande sinodo noto come Primo Concilio Tetradico a cui parteciparono uomini di fede provenienti da tutti i Principati, e si trattò di un plebeo, il che suscitò grande scandalo presso i Valniani.
I Castamanti dovettero rinunciare alle loro pretese reali, e giurare fedeltà alla nuova Corona. Nonostante i cattivi rapporti con quei Principati dove il vecchio Culto degli Spiriti è ancora forte, Altabrina, Castelbruma e Neenuvar, negli ultimi decenni i Castamanti sono stati fedeli vassalli dei Gastaldi, e pronti ad aiutarli in ogni modo nell'interesse del Regno. Oggi il Principe di Valleterna è Edoardo II, detto il Magnifico, nipote del liberatore del 1174.
Secondo alcuni i tempi gloriosi sono finiti per Valleterna, secondo altri la fierezza valniana non si è mai spenta, ma soltanto adattata al nuovo ordine per portare avanti i valori di sempre.