Guerra Ashai al Nord

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Principato
Data
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Principato
Roccastrada, Castelbruma

Data
Brumaio 1260

Descrizione

Prima giunsero i Brinnici. Sporchi, spaventati, rabbiosi. Il Duca Baldovino Manfredi ricevette i loro capi nella sala grande. Gridavano, si accapigliavano, puzzavano come bestie, i loro discorsi non avevano senso. Ogni volta che parlavano degli Ashai quelle maledette lucertole crescevano di numero. Ammesso che quei barbari ne conoscessero qualcuno, di numero. In ogni caso i loro racconti erano inquietanti. Sembrava che gli ashai fossero così numerosi da ricoprire intere vallate, al Duca pareva strano, di lucertola non ne aveva vista neanche unao lungo il Cristallo ed ora questi barbari correvano a rifugiarsi dietro le mura di Roccastrada raccontando di massacri, villaggi in fiamme, orde senza fine di invasori dell’altro mondo. Dopo due giorni, un messaggero dalla Strada del Re. Portava altri ordini senza senso: abbandonare la città, sfollare donne, animali, bambini e rifugiarsi a Castelbruma. Tutte sciocchezze, come per gli altri ordini. Era meglio prepararsi a riceverli piuttosto.
La mattina dopo aveva cambiato idea. Sull’altra riva del Cristallo stavano gli Ashai, a migliaia. I Brinnici, grazie agli Dei, avevano affondato tutti i traghetti, ma ora le lucertole ne fabbricavano a decine, disboscando l’altra sponda del fiume. La sua città era condannata.
Quando tornò indietro i barbari avevano già cominciato a convincere la gente ad andarsene. Un fiume di carri, animali, persone fluiva attraverso la stretta porta occidentale. Non ci volle più di un giorno perché Roccastrada divenisse una città fantasma. Ultimi a lasciare la rocca furono il Duca Baldovino e il silenzioso Alcebruno, Capoclan del Cervo. Prima di incendiare il castello giurarono con il sangue che sarebbero tornati per riprendersi le loro terre. Lo fecero per farsi coraggio, non credevano affatto che sarebbe successo.
La gente di Roccastrada e i profughi brinnici percorsero più di cinquanta leghe per raggiungere Castelbruma. Nessuno rideva, una cappa pesante incombeva sui pellegrini, la nebbia attutiva ogni suono. Quando furono avvistati dai bastioni della Rocca, parevano un esercito di fantasmi.
Castelbruma sembrava più che mai un faro nella pianura di bruma. Il fuoco in cima alla torre più alta attirava disperati da ogni angolo del Principato.
Ma non solo profughi accorsero al brillare della fiamma. Dai passi discesero le lucertole vittoriose in compagnia degli orchi, da Roccastrada i razziatori di Altabrina e il loro seguito di selvaggi traditori giunsero ad unirsi all’immensa armata che si andava radunando intorno alla Rocca di Castelbruma. Nella fredda piana stava la moltitudine degli invasori, in poche ore i loro fuochi rischiararono la notte.
Dietro le mura il Duca Baldovino incontrò il Principe D’Urso. Il bruto pregava Dei e Spiriti perché il suo seguito gli portasse l’aiuto dei terribili stregoni che avevano promesso di salvare il Regno. Non la fede, ma il terrore, insegnò al signore della Bruma l’umiltà.