Dàelin Elentàuron

Sommario

Principato
Razza
Carriera
Famiglia Nobiliare
Frammenti di cronaca
Dicono di lui
Uno degli ultimi grandi condottieri elfici, Dàelin è entrato nella storia per due episodi di grandissima portata, che hanno profondamente influenzato le vicende delle Terre Spezzate: la guerra di difesa contro gli orchi, che portò gli elfi a rinnegare gli antichi Spiriti che li incitavano invece a fuggire abbandonando le loro amate terre, e la creazione degli Eredi, un gesto estremo per tentare di preservare il legato culturale degli immortali, divenuti incapaci di procreare. Di certo amò così disperatamente le sue terre e il suo popolo da ricorrere a ogni mezzo, e sacrificare tutto: in ultimo, la sua stessa vita. Fu sposo di Anarin e padre di Calemor.
Dàelin ritratto alla testa delle armate elfiche

Principato
Neenuvar

Razza
Elfo

Carriera
Mahtaren

Famiglia Nobiliare
Elentauron

Frammenti di cronaca

Venne così il giorno in cui un grande capo degli Orchi (...) riuscì con pugno di ferro a riunire sotto di se tutto il suo popolo, per poter finalmente travolgere con asce e mazze le città delle odiate Tùiletar. Gli Elfi, la cui antica legge proibiva la battaglia, ripararono allora in Altamar dove invocarono gli Spiriti per chiedere aiuto e consiglio. Ma le anime di tutte le cose dissero di non potersi schierare con i figli della primavera, poiché era nella loro misteriosa natura di vegliare tanto sul giorno quanto sulla notte. Si offrirono però di condurli in salvo, verso un luogo che non si può raggiungere, dove avrebbero potuto continuare a cantare anche dopo che il mondo fosse cambiato. Fu in quel momento che un giovane capitano, Dàelin Elentàuron, parlò ai suoi fratelli con voce ardita, invitandoli ad infrangere l'antica legge e con battaglia e coraggio difendere Tùilenor, ciò che avevano di più caro. Così grande era l'amore degli Elfi per la loro terra che fuoco divampò nei cuori e quasi tutti si strinsero sotto i vessilli del giovane guerriero(...). Dàelin preparò il suo popolo alla guerra e recitando per sette volte tre incantesimi proibiti sigillò nella Lama degli Spiriti il potere delle voci di tutte le cose che ormai avevano voltato le spalle agli Elfi. Da Altamar si mosse così in marcia il più splendido e glorioso esercito che mai calpesterà le sette terre e con innumerevoli battaglie esso travolse tutte le difese degli Orchi. Durante l'ultimo di questi scontri Dàelin sconfisse in duello il capo dell'orda, decapitandolo con la sua sinistra spada. Si dice, tuttavia, che mentre nebbia e corvi si spartivano i cadaveri, la voce degli Spiriti risuonò nell'aria, scagliando una terribile maledizione su Dàelin e la sua discendenza. (...) Anarin, divenuta la nuova regina di Altamar, volle l’eroico Dàelin come suo sposo e, con lui, regnò per un lunghissimo periodo su Tùilenor. Infine, quale che sia il motivo, nessun Elfo ha mai più invocato il nome degli Spiriti di tutte le cose, essi rivolsero invece le loro preghiera a quella Madre Terra che avevano amato e difeso fino a dannarsi.[1]

La provincia occidentale di Neenuvar era da sempre, per gli Elfi, un luogo misterioso e proibito (...). Ma quando Dàelin si trovò inseguito dagli spietati invasori del Nord, senza più altro luogo in cui rifugiarsi, decise, pur di salvarlo, di vincere la diffidenza del suo popolo e contro ogni vaticinio, contro gli spiriti e contro la paura condusse coraggiosamente Elfi e Pitti nell'occidente dove riposano i morti. Gli Antichi sopravvissero, ma non furono mai più gli stessi (...) le fanciulle elfiche persero la capacità di generare la vita, sprofondando nella sterilità dell'inverno. Anarin se ne avvide, ma proprio quando tutto sembrava perduto, rimase incinta. Alla nascita del bambino, ella ebbe la tragica consapevolezza che sarebbe stato l'ultimo della propria stirpe, eppure questo fu uno dei pochi eventi lieti che sino ad allora avevano rischiarato quei giorni tanto bui: il fanciullo di stirpe reale venne dunque chiamato Calemor, col significato di “Luce nell'Oscurità”.[2]

Ma Dàelin non provò gioia nel vedere il sorriso di suo figlio. Egli era disperato per il fato degli Elfi e non voleva in alcun modo, quasi fosse una battaglia personale, arrendersi e lasciare che la sua gente fosse inghiottita dal tempo. Convocò così i più nobili e potenti tra gli Antichi e, dopo aver celebrato un proibito rituale di potere, li convinse ad unirsi a donne mortali per generare una nuove stirpe, quegli Eredi, Aryon nell’antica parlata, che avrebbero perpetuato nei secoli il retaggio degli Elfi. Dàelin, diffidente verso i Pitti dopo il tradimento di Elen Eressea, ebbe tre figli da una Principessa della Sabbia, Sara dei Crisostomi. Il sangue del popolo della primavera sopravvisse così attraverso questi nuovi nati, ma gli Elfi dovettero pagare un prezzo altissimo e mai più furono in grado di invocare l'antica magia delle leggende. Quando Anarin apprese (...) fu sopraffatta da orrore e rabbia. Assieme all'infante Calemor fuggì nelle foreste, aiutata dal clan dei pitti Della Selva, che avevano preso in odio Dàelin nel vedere i primi Eredi nascere da una donna delle sabbie. Il Re degli Elfi si gettò all'inseguimento di Anarin, sperando di poterla convincere che ogni sua azione era stata dettata solo dall'amore per le antiche genti. Quando finalmente la trovò, Anarin sembrò ascoltare le parole di colui che era stato suo compagno per più di mille inverni. Ordinò ai Pitti di ritirarsi e consegnò Calemor a Dàelin ma, quando questi tentò di abbracciarla, ella si gettò nelle acque di un fiume, dove la corrente rapì l'ultima Tùiletar delle Terre Spezzate.[3]

Benché le Paludi del Pianto avessero ostacolato l’avanzata degli Uomini del Mare, le cui fila erano ingrossate dai traditori del Nord, di frequente piccoli gruppi di razziatori riuscivano ad oltrepassare i confini di Neenuvar. Fu durante una di queste incursioni che una banda di Bruti e Pitti fedeli agli spiriti si fece strada fino alla città orientale di Airenve. Gli Eredi ne difesero le mura con valore ma essi non erano preparati ad affrontare la forza e la ferocia degli invasori. Dàelin si precipitò in difesa della città, ma il sovrano non la avrebbe mai raggiunta in tempo se non fosse stato per l’aiuto dei pitti Della Luna, che con audaci imboscate riuscirono a liberare la strada per il Signore di Neenuvar ed i suoi cavalieri. Il Re, con la sua guardia, caricò l'orda dei barbari e combatté con valore fino ad aprirsi un varco verso i cancelli di Airenve che, rimasto ormai solo, difese per una notte intera, dando così agli Eredi il tempo di preparare una sortita. Per lunghe ore Dàelin protesse i cancelli di Airenve e ogni volta che il nemico arretrava egli soffiava nel suo possente corno. Per sette volte se ne udì suono. La battaglia fu vinta, ma il leggendario Re degli Elfi rimase ucciso, sacrificandosi per salvare il popolo degli Eredi. Mai il richiamo di quel corno risuonerà un'ottava volta.[4]

Il popolo rimase profondamente sconvolto dalla morte di Dàelin Elentàuron, colui che per gli Elfi ha molti nomi ma che gli Eredi chiamano solamente Padre. Tutte le genti di Neenuvar si radunarono sulle rive dell'Elennen, dove fu officiato il rito funebre. Si racconta però come le acque del lago rifiutarono di accogliere il corpo dell'antico eroe che infine venne bruciato, come mai era accaduto a qualcuno della sua gente.[5]

Nei pressi del lago [Elennen] è possibile scorgere una macchia scura in cui, sulla terra bruciata, non vi è segno nemmeno del più sottile filo d'erba. E' questo il luogo del rogo di Dàelin, dove la salma del grande eroe, rifiutata dalle acque, fu arsa. Da allora nulla cresce nella macabra radura, considerata maledetta dagli Elfi ma luogo di pellegrinaggio per molti Eredi, sopratutto se fedeli alla casa Elensil.[6]

In mancanza di figlie femmine fu Calemor a salire al trono di Neenuvar. Egli ribattezzò subito la città di Airenve in Rilmeren, scintillio dell'acciaio, in memoria del padre caduto per difenderla.[7]

La città [di Rìlmeren] è famosa anche per il Santuario di Dàelin, posto poco al di fuori delle mura, un luogo di pellegrinaggio in cui gli Eredi si recano per rendere grazia al mitico padre della loro razza. Gli Elensil custodiscono gelosamente le sacre aule, dove si dice sia nascosto un antico segreto, e mai qualcuno al di fuori dei figli degli Elfi ne ha varcato la soglia.[8]

Per le azioni di Dàelin, per il continuo interferire negli affari dei mortali e per il loro mai sopito desiderio di riconquistare il perduto Regno della Primavera, gli Elentàuron sono invisi presso gli altri Elfi ma amati dai loro sudditi.[9]

[I lassilàntar Elensil] amano farsi chiamare "Figli di Dàelin" e sono fermamente convinti della superiorità degli Eredi rispetto a qualsiasi altro popolo.[10]

Dicono di lui

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  1. ^ dalla Storia di Neenuvar.
  2. ^ ibid.
  3. ^ ibid.
  4. ^ ibid.
  5. ^ ibid.
  6. ^ dall'atlante del Territorio di Neenuvar.
  7. ^ dalla Storia di Neenuvar.
  8. ^ dall'atlante del Teritorio di Neenuvar, città di Rìlmeren.
  9. ^ dall'araldica di Neenuvar, famiglia Elentauron.
  10. ^ dall'araldica di Neenuvar, famiglia Elensil.