La Minaccia dei Diurni

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Principato
Roccastrada, Castelbruma

Data
nono giorno della terza decade di Solario 1262

Descrizione

Alfine il Clan dell'Orso ottenne le armate che per lunghi mesi aveva inutilmente chiesto ai Signori in lizza per il Trono del Sole.
Più di duemila uomini si misero in marcia verso Nord per ricostruire Torre Veglia, la barriera che protegge le Terre Spezzate dallo sciamare dei Diurni. Con loro sarebbero dovute partire le bestie del possente satiro Mantodineve che alleanza aveva giurato a Castelbruma.
L'antica creatura rifiutò di partire. I brumiani le avevano promesso l'Oltrespina in cambio delle sue schiere fatate, ma quella terra tormentata era stata assegnata ad un Vescovo valniano, un certo Sagremore dei Sestesi.

A nulla valsero le raffinate spiegazioni rese dagli incauti diplomatici di bruma e valleterna al Signore delle Bestie. Le teste dei legati furono spiccate e i loro corpi divorati dalle affamate creature dei boschi.

Il Principe Mantodineve decise che dopotutto l'Oltrespina se la sarebbe potuta prendere anche da solo e che l'aiuto degli umani non gli era necessario. Così il buon Vescovo Sagremore si trovò a preoccuparsi non solo della reazione del Duca Sigfrido, precedente Signore d'Oltrespina, della benevolenza del suo nuovo feudatario Alarico D'Urso, ma anche delle furenti creature di Mantodineve... C'è chi si chiede se gli Dei abbiano perdonato alla casata dei Sestesi le antiche sofferenze inflitte al Profeta Castamante...
Prive dell'inquietante compagnia delle creature di Mantodineve gli armati delle Terre Spezzate procedettero verso Nord, ma non per molto.

Attorno a Forte Guardiano si scatenò la battaglia. L'antica fortezza brumiana sorveglia severa il passo, ma non verso Nord, bensì a sud, nell'ancestrale convinzione che i peggiori nemici di Castelbruma siano i Valniani. Furono, invece, proprio gli odiati paladini ed armati del sud a salvare Ser Alarico Braganza e i suoi da una fine terribile e ignota nelle mani dei Diurni.

Schiere di creature del gelido nord si riversarono sui difensori della fortezza, ma questi resistettero. L' orda fu respinta, ma a caro prezzo. Dei molti che erano, pochi rimasero.

Testardamente i sopravvissuti si rimisero in marcia verso Nord. Attraversarono Castelbruma tra continui assalti dei demoni dei ghiacci e giunsero infine a Roccastrada. Sulle sponde del fiume Cristallo il Duca Baldovino Manfredi ricevette i generali di un'armata indebolita e affamata. Le sue mura erano già gremite di fuggiaschi, ma egli implorò i nuovi venuti di restare. Oltre, ad Altabrina, le Terre Selvagge erano territorio dei demoni dei ghiacci. Degli armati partiti di lontano, molti erano contadini arruolati a forza, gente semplice e ormai stanca di guerra. L'armata si arrestò. In pochi vollero spingersi ancora a Nord. Nessuno tornò, tranne uno, un cadavere congelato e senza vita.
Così Forte Guardiano fu salvata al prezzo di molte vite di uomini semplici, gettati allo sbaraglio contro i demoni del nord. Un sacrificio che non potè ripetersi, perchè con la fine della guerra per il Trono il contado tornò a casa esausto, speranzoso di raccogliere i pochi frutti di una primavera incerta.
Spettò allora ai maghi, ai guerrieri, ai saggi, agli avventurieri e ai veterani decidere le sorti e il destino del Nord.

Novità e Dicerie

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