Corona del Re
I Coronensi sono un popolo vario ed eterogeneo, in cui convivono popoli diversi che difficilmente, al di fuori del contesto cosmopolita di Dimora, riuscirebbero a trovare un equilibrio tanto stabile e fruttuoso. Gli abitanti di Corona del Re sono infatti soliti affermare di aver tratto il meglio da ogni popolo delle Terre Spezzate che si insediò o dominò questa regione. È raro che nelle città coronensi ci si stupisca di qualcosa o si verifichino atti di intolleranza superiori alla blanda derisione, anzi, la maggior parte delle culture vengono osservate o valutate nell’ottica di comprenderne i punti di forza.
Parole chiave
- astuzia
- diplomazia
- resilienza
- spionaggio
- lungimiranza
- sacrificio
- opportunismo
- riscatto
- ricostruzione
- pragmatismo
Stirpi del principato
Classi del principato
- guerrieri ("Guardie")
- no maghi
- no sacerdoti
- cacciatori ("Guardiacaccia")
- Sapienti
Benché siano di costumi liberi e di aperte vedute, i coronensi conservano però una forte identità popolare ed un orgoglio patriottico che si basa sulle tradizioni locali rimaste immutate nei secoli e sull’epopea di eroi locali. A Corona del Re i rapporti gerarchici e la nobiltà sono importanti e rispettati, il popolino ripone fiducia negli armati, nei sacerdoti, negli studiosi e, in particolare, nei nobili, onorando tali figure e comprendendo i reciproci impegni per il comune benessere. Tale costume è ovviamente più forte nelle campagne che nelle affollate città.
Il territorio è infatti ricco di fertili campagne, mari pescosi, foreste, montagne e verdi pascoli che hanno bisogno di gente volenterosa, forte ed onesta per essere sfruttati a dovere. Ma Corona del Re è anche funestata da creature selvagge e aggressive che spesso si avventano sugli insediamenti civilizzati e, proprio in virtù della sua ricchezza, è da sempre preda delle mire di coloro che, bramosi della prosperità di queste terre, cercano di impossessarsene. Ecco perché le antiche ed amate famiglie nobiliari sono principalmente latifondisti che nel corso dei secoli non si sono interessate al vasto potere che Dimora poteva offrire, al Trono del Sole o alla conquista di altre terre. Si tratta invece di casate il cui obiettivo è stato proteggere la propria gente e i propri territori, e che si sono piegate a dominatori stranieri pur di mantenere vivo lo spirito coronense, rafforzandolo grazie al contributo di ogni nuovo popolo, ogni nuova cultura.
La lunga dominazione degli Uomini del Mare ha reso i Coronensi un popolo che riconosce come valori l’onore, il valore in battaglia e la forza, fisica come morale, ma la reticenza alla novità ed al diverso proprio della cultura dei Principati da Valleterna ad Altabrina fu moderata dai frequenti contatti con i duttili e filosofici Uomini della Sabbia, e, soprattutto, dai pochi ma significativi anni in cui il Difensore degli Uomini sedette sul Trono del Sole. Alessandro viene annoverato nella memoria collettiva coronense come il più grande Re che Dimora abbia mai ospitato e la nobiltà che dai Secoli Bui in avanti ha guidato Corona del Re ha sempre preso a modello il saggio e carismatico condottiero merida. Il decoro, l’eleganza ed il gusto per il bello nella cultura coronense è un equilibrato connubio tra l’eccesso tipico dei Venali e la cortese cerimoniosità dei Valniani; ne consegue che a Corona del Re la ricchezza di un plebeo guadagnata con l’astuzia ed il coraggio viene stimata ed ammirata, così come la solida prosperità di un nobile che ha ereditato terre e beni per diritto di nascita. Le disparità sociali stabiliscono soltanto la diversità con cui ci si diverte e si appare, per cui a Corona del Re esistono taverne, case da gioco e bordelli alla portata di qualunque ceto, dall’artigiano al Principe.
Sono però passati i tempi in cui tornei e grandi mischie intrattenevano il pubblico, o le battute di caccia radunavano nobili da ogni dove. Le tavole che una volta ospitavano banchetti e ricchi pranzi contadini, vanto di ogni coronense, oggi sono magre e spoglie.
La guerra ha ferito gravemente campagne e città, ed è ormai persa. La famiglia Gastaldi per prima, e con essa tutti i religiosi delle loro terre, ha accettato di abiurare la Tetrade e giurare fedeltà al Re brumiano. E’ tempo di inghiottire l’amaro boccone e foderare invece la lingua di velluto, la dominazione straniera è iniziata da poco e la regione è stremata. Per concedere sollievo e pace al popolo occorre usare a proprio vantaggio conoscenza, astuzia e spirito di adattamento. Il segreto sta nel cambiare, come cambiano le stagioni, ma rimanere nel profondo fedeli a se stessi.
Casate
Casa Gastaldi
Signori di Dimora
Una famiglia antica. Fedeli attendenti degli Uomini del Mare, consiglieri di Alessandro, dominatori durante i Secoli Bui, vassalli valniani che diedero i natali a un Devoto, prima dell’invasione brumiana erano custodi della città di Dimora e dei territori a nord della capitale, dove si sono asserragliati durante la guerra. Cavallereschi e portati alla strategia e alla diplomazia, i Gastaldi sono una famiglia molto amata dal volgo, considerati maestri nella saggezza come nel coraggio.
Tradizionalmente i Gastaldi sono uomini e donne del Mare, ma questa casata è nota per la propria tolleranza nei confronti di stirpi e popoli, tanto che diversi sono stati i matrimoni misti nella loro linea dinastica.
Casa Palazzi
Cavalieri al servizio dei Gastaldi
Famiglia originaria di Dimora, durante i secoli bui giurarono fedeltà a casa Gastaldi e furono investiti del titolo di cavalieri. Benché anticamente la loro ricchezza e influenza fosse legata a commerci e costruzioni, i Palazzi si sono spesso distinti anche nei tornei cavallereschi come nella caccia.
Casa De Portici
Nobili di Dimora
Famiglia nobiliare tradizionalmente legata alla città di Dimora, i De Portici sono legati a doppio filo con i Gastaldi per via di matrimoni dinastici e devono la loro notoria ricchezza ai commerci. Uomini della Sabbia e Niviani, sono noti per il loro mecenatismo e per possedere il palazzo più sfarzoso di Dimora dopo quello del Re.
Casa Laurenti
Cavalieri al servizio dei De Portici
I Laurenti sono i cavalieri di sangue dei De Portici. Un tempo erano una delle famiglie più ricche di Dimora, proprietari di gran parte dei cantieri di costruzione della città. Le malelingue sostengono che abbiano comprato il titolo nobiliare, secoli fa. Nessuno conosce con certezza la verità.
Storia di Corona del Re
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