Valleterna

  • Il sangue dei vinti
  • Chi ha conservato la fede non ha perduto niente, quand’anche avesse perduto il resto del mondo.

I Valniani sono un popolo devoto e cavalleresco, di grande orgoglio e coesione, che talvolta sfociano nell'intolleranza. Culla del Culto della Tetrade, a Valleterna più che in ogni altro Principato sacerdoti e Cavalieri difendono i valori della giustizia, della virtù e della fede.

Valleterna - Il trono nero

Parole chiave

  • sconfitta
  • rancore
  • resistenza
  • sacrificio
  • orgoglio
  • segreti
  • la fede negata
  • speranza
  • responsabilità

Stirpi del principato

Classi del principato

  • guerrieri (“Paladini”)
  • no maghi
  • sacerdoti (“Sacerdoti”)
  • no cacciatori
  • Sapienti

Gli Uomini del Mare e gli Eredi che abitano queste terre sono onorevoli e raffinati, tanto che si dice che la lealtà di un Valniano sia superata solo dalla sua vanità. A Valleterna, tradizionalmente, hanno luogo i tornei e le giostre più prestigiose del Regno, e sono maestri dell'etichetta e dell'araldica, dell’eleganza senza ostentazione, come anche della gastronomia.

Tutti i Valniani aspirano ad essere gentiluomini e la maggior parte si ritengono tali. È considerato un gentiluomo chi tiene alto il proprio onore e rispetta la parola data. L'onorabilità si valuta anche delle apparenze, che non bisogna sottovalutare. Il gentiluomo rispetta l'etichetta e si comporta sempre in modo appropriato, con educazione e raffinatezza; tutto ciò è per lui anche una forma d'arte e soprattutto un esercizio spirituale, che fortifica lo spirito e lo sorregge nel suo cammino di fede. L'eleganza è quindi una virtù da coltivare come il coraggio o la devozione, e da pretendere in un consesso di gentiluomini. I nobili valniani sono sempre orgogliosi, talvolta al punto di essere attaccabrighe. Tra di essi le dispute territoriali e d'onore sono frequenti, e senza indugio vengono risolte con la disfida e il duello. La vendetta per torti passati, o la semplice ricerca della gloria per la propria casata, sono altri frequenti motivi di scontro.

Si farebbe torto alla nobiltà valniana non considerando le nobili e utili azioni che compie ogni giorno. Vescovi e Cavalieri da secoli proteggono il popolo dalle incursioni degli odiati Brumiani e di tutti gli altri barbari, che provengano da nord o da sud, oltre che dai molti pericoli celati nelle fitte foreste. Hanno inoltre convertito, con la ragione o con la spada, quasi tutte le Terre Spezzate al culto della Tetrade, e assicurato secoli di ricchezza e prosperità alle proprie genti. Amministrano in modo severo ma quasi sempre equo la giustizia, sono riconoscenti verso chi gli è fedele e caritatevoli con chi ne ha più bisogno.

Fin dai tempi del Profeta Castamante i padroni della terra sono stati anche guide spirituali e viceversa. Per secoli i Baroni valniani con terre erano anche Vescovi della chiesa, e i Cavalieri al loro servizio Paladini ispirati e sostenuti dal potere della fede. Il Re era anche il Tetrarca a capo dell’Ecclesia, sovrano sia in materia di stato che di chiesa. I sacerdoti non nobili servivano come uomini di lettere, consiglieri e studiosi, o portando il credo Tetradico e l'aiuto di Sidèreo a chi ne ha più bisogno.

I Valniani di qualunque censo sono consapevoli del loro ruolo nel disegno degli dèi e nella società, rispettano chi sta più in alto e sono orgogliosi di portare a termine il loro compito al meglio possibile.

La grassa Pianura Scarlatta che si estende per tutto il principato è anche nota come il “Granaio dei Re”, non stupisce dunque che i nobili signori siano anche grandi proprietari terrieri e che sia fondamentale il ruolo della terra coltivata, uno dei tesori più preziosi dei Valniani. Larga parte della prosperità di questa terra si basa sul lavoro dei contadini, tradizionalmente considerati operosi e instancabili, nonché i più stimati tra tutti i plebei insieme agli artigiani. Ogni occupazione è però degna di rispetto, compresi i mercanti, che affrontano con fatica viaggi pericolosi per portare i frutti della terra o del lavoro altrui laddove servono agli uomini. L'usura non è invece accettata sotto nessuna forma, anzi è sacrilega: l'usuraio senza lavorare lucra sullo scorrere del tempo, rubando qualcosa che appartiene unicamente agli dèi.

Per secoli il Dominio di Vesta e della fede tetradica ha rafforzato nelle genti valniane la superba convinzione di essere un modello di nobiltà morale e di sangue, di fede, progresso, giustizia e pace.
Un anno di battaglie è però bastato a far crollare la loro secolare supremazia. Gli antichi fasti sono stati sepolti dalla rivolta guidata da Abelardo d’Urso, ora le splendide cattedrali così come l’orgoglio valniano sono in rovina, i campi deserti, le abbazie dei pii religiosi razziate o distrutte.

Il Re e Tetrarca Dedrico dei Castamanti è sfuggito agli oppressori e vive alla macchia, quindi nonostante la disfatta militare e l’occupazione straniera che ha messo in ginocchio il principato, il ricordo della gloria passata è anche una speranza di gloria futura. Il simbolo della fede vive e resiste, così dovrebbe fare il suo popolo.

Ma il popolo di Valleterna, nobili e plebei, è stremato dalla guerra e vessato dagli invasori: ingenti tributi e riconversioni forzate sono la nuova normalità: chi non piega il ginocchio e non abiura la propria fede viene trasformato in un macabro esempio.

Quella che un tempo era una società forte, coesa, orgogliosa e arrogante è oggi ferita e profondamente disunita, divisa tra coloro che propugnano la via intransigente del martirio e del sacrificio e coloro che vedono nella necessità di mediazione l’unica via per sopravvivere.

Il nobile martirio che rischia di annientare ogni traccia della vera fede, oppure l’abiura della Virtù in cambio della salvezza e di una faticosa ricostruzione?

Casate

Casata Sestesi

Signori del Vestese e imparentati con i Castamanti

Acta Non Verba
Questa antica dinastia di nobili trae le proprie origini dal periodo del Dominio del Sole, quando Alessandro il Merida scelse Sesto da Nassilia come Principe di Valleterna. Pur avendo regnato per anni la casata non ha mai goduto di grossa fortuna, né di vasti territori. Alla fuga dei Castamanti durante la guerra i Sestesi hanno cercato invano di difendere la capitale del Regno tenendo insieme quel che restava dell’esercito valniano. Oggi questa famiglia presidia con difficoltà la città di Vesta occupata dal contingente brumiano, con ferreo senso del dovere e sprezzo delle circostanze.

Casata della Rovere

Vassalli dei Sestesi e signori del Centrovalle Marino

Deus meum Solamen
I membri di questa famiglia di piccola nobiltà valniana sono i fedeli vassalli dei Sestesi e amministrano la parte della Pianura Scarlatta che a sud si spinge fino al mare. Fieri, campanilisti e vendicativi, tra i vanti della casata vi è quello di annoverare, tra i propri avi, l’unica donna che abbia mai vinto un Torneo della Rosa, Angelica della Rovere.

Casata Ludovici

Signori di Monfiore

Fide et armis
La casata ebbe inizio durante i Secoli Bui, periodo in cui servivano i Moranti come Cavalieri. Quando Castamante era in lotta contro i Sestesi per il dominio di Valleterna, il lungimirante Arturo Ludovici giurò fedeltà a Vesta. Che sia stato atto di vera fede o dettata dalla necessità, questa scelta permise loro di divenire Baroni di Monfiore e signori delle terre circostanti.
Molti dei membri di questa famiglia sono stati grandi Artefici, forgiatori di armi e armature tra le più splendide del Principato.

Casata Leondoro

Vassalli dei Ludovici e signori del Monfioretano

Callide et honeste
I Cavalieri del Monfioretano amministrano le campagne a nord e ad est per conto dei loro Signori. I Leondoro sono da sempre grandi amanti della caccia, vissuta come una vera e propria tradizione all’interno della famiglia. La loro discendenza è equamente divisa tra eredi e stirpe del mare.

Storia di Valleterna

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Mappa di Valleterna

Mappa delle Terre Spezzate