Società di Meridia
I
Meridi sono un popolo vario, che riunisce in sé tre diverse stirpi: gli
Uomini della Sabbia, i
Niviani ed i
Bruti. Le comunità di Niviani sono presenti nella maggior parte delle città (
Piazza del Sole,
Ambra ed
Irradia in maggior misura), mentre i Bruti sono numerosi nell’alta valle del Patrio e nelle città di
Elianto,
Rocca d’Avorio e
Piazza del Sole. I primi raramente svolgono lavori fisici, prediligendo mestieri che abbiano a che fare con mercanzie, contrattazioni e viaggi, come il mercante e l’armatore, o con le arti, la politica o il pensiero, come il funzionario di palazzo, l’artigiano, l’
alchimista, lo studioso, il
mago. È difficile vedere un
Niviano a proprio agio fuori dalle mura cittadine, anche per via del fastidio che gli esponenti di questa stirpe provano nel dover stare sotto il sole cocente.
Di contro i
Bruti sono tendenzialmente più portati per lavori in cui il loro possente fisico dia il meglio di sé, per questo molti di loro intraprendono la via del guerriero, indossando i vessilli dei
Guerrieri della Sabbia, come battistrada lungo le strade carovaniere nel deserto, oppure cacciando le pericolose creature selvagge che minacciano le zone civilizzate. La vita nella Piana Litia, in cui abitano numerosi clan di pastori, è semplice e dura proprio come la natura di questa razza, che predilige le assolate e brulle distese agli angusti ed ombrosi vicoli della città.
Gli
Uomini della Sabbia sono invece duttili ed aperti, e coprono in gran numero ogni strato della fitta e complessa società merida, dal mendicante al
Principe.
Secoli di civiltà hanno condotto
Meridia a considerarsi il Principato più evoluto di tutte le Terre Spezzate. L’amore per il pensiero, la filosofia, la ricerca e le arti che lo contraddistingue rendono le città luoghi di scambi e commerci in cui non mancano laboriose corporazioni artigiane e bazar, ma anche biblioteche e scuole per chi si può permettere il lusso di dedicarsi allo studio.
La ricchezza si esprime nel gusto per il bello e per il piacere in ogni sua forma, che i Meridi amano concedersi senza eccessi ogni volta che possono. Il vestiario ha linee semplici e morbide ma si distingue per la preziosità delle stoffe e per i colori sgargianti, che a Meridia sono sempre simbolo d’eleganza. Vengono inoltre considerati elementi di stile gioielli ed accessori in cuoio, rari e preziosi nei mercati del Principato.
Nonostante i Meridi non siano un popolo ostentato, il benessere e la ricchezza sono considerati valori, ed essi si rendono palesi nell’abbigliamento, appunto, che è l’espressione diurna del proprio status, e nell’arredamento delle proprie dimore, che ne è invece espressione notturna. Apprezzatissimi sono, in questo senso, tappeti e drappeggi ma, sopra ad ogni cosa, mobili e giardini. Un uomo che possa intrattenere i suoi ospiti tra alberi e fiori viene considerato di grande prestigio. Ecco perché il
Principe di Meridia possiede un giardino grande quanto un intero quartiere a
Piazza del Sole.
Per quanto la vita diurna a Meridia sembri aperta, gioviale e caotica, al calar della sera strade e piazze si spopolano, e la quiete regna sulle città. La società merida, infatti, non concepisce il divertimento in forma esteriore, ostentata, collettiva, predilige invece l’intrattenimento racchiuso tra le mura casalinghe, o in luoghi ad esso deputati come locande, fumerie, terme, case delle essenze (in cui non si mangia ma si bevono vino e distillati) e case della danza. Queste ultime sono la versione merida dei bordelli, in cui le prostitute sono anche e principalmente danzatrici che si esibiscono per uno o più clienti in sale comuni o private. La danza e la musica suonata con strumenti a fiato, più raramente a corde, sono inoltre la principale forma di spettacolo.
Viene da sé che coloro che a Meridia possono permettersi di godere in casa propria di questi piaceri, e di offrirli ai propri ospiti, vengono tenuti in maggiore considerazione di chi deve invece dividerli con altri avventori. La consuetudine di fare doni ad amici, ospiti e personaggi illustri è frequente e largamente diffusa, ma è parimenti considerato inappropriato e di pessimo gusto fare doni di un’entità che il beneficiario non possa ricambiare. Donare un tozzo di pane o un sacchetto di riso a un pover’uomo è considerato un gesto munifico, regalargli oro è volgare.
La mentalità merida, così come la sua vita scandita dal sole e dalla notte, appare radiosa aperta e comunicativa, ma nasconde anche un lato tenebroso e sordido che sostituisce alla parola il silenzio, alle dispute le oscure macchinazioni, alla politica la sottile arte dell’avvelenamento. Nelle Terre Spezzate si dice che i forti ed inebrianti distillati ed i sapori intensi della cucina di Meridia siano solo atti a mascherare l’amaro gusto dei preparati alchemici che abbondano più del vino nelle corti. In effetti l’abitudine a servirsi di Pozioni e Veleni per gli scopi più disparati non è propriamente consuetudinaria, né a buon mercato, ma neppure infrequente per chi se lo possa permettere.
La società, che ai tempi dell’Impero del Fuoco era divisa in vere e proprie caste, si articola oggi in diverse classi sociali che godono di certi privilegi, legati al rango ma anche al potere, alla ricchezza e al prestigio personale. Sotto al Principe e alla sua famiglia si collocano i nobili, tra i quali spiccano gli Arconti (o Baroni) che governano città e vasti territori, quindi vengono i Cavalieri e i
Maestri del Liceo e della
Loggia degli Alchimisti, in ultimo i capimastri delle corporazioni artigiane e i ricchi mercanti. Questa gerarchia viene comunemente rispettata, ed è normale per un Merida comportarsi in modo ossequioso e cerimonioso nei confronti di chi si trovi più in alto di lui nella scala sociale.