Dialdana da Capo d'Alba
Dialdana Vespera da Capo D'Alba cominciò a comparire di tanto in tanto ai raduni delle corti dal
carminio del 1261. Dice di sé d'essere l'armatrice di una piccola flotta di navi mercantili equipaggiate anche per il combattimento, con fama d'aver più volte respinto assalti di
pirati, e di essere una benestante avventuriera perennemente in cerca di divertimento. Nella
Terza Guerra dei Tre Re si è schierata con il proprio principato d'origine, portando le sue navi a ingrossare le fila della flotta coronense, oggi in dote al nuovo regno.
Dopo la guerra ha comandato per qualche mese una squadra della Flotta Reale in pattuglia nel
Golfo Grande e nel
caduceo 1262 si è sposata con il cavaliere brumiano
Dedrico Otto Tagliavia.
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Ritratto di Dialdana da Capo d'Alba |
Corona del Re
Donna del Mare
Guardiacaccia
Plebea, suddito dei
Vignalba.
Dicono di lei
Il suo passato è ancora un enigma, anche se non molto di più si sa del suo presente. Al Bando Reale del
carminio 1261 fu rapita da
Diomede il Fortunato (chi dice
pirata, chi
navigatore) il quale, interrogato sul motivo, mi disse di puntare a conquistarne il cuore. In molti si preoccuparono della sorte della donna, salvo poi ritrovarla sana e salva a un raduno delle corti pochi mesi dopo: alla mia curiosità lei rispose semplicemente che il "Fortunato" non aveva alcuna speranza di aver ragione del suo carattere indomito e l'avrebbe dunque semplicemente lasciata andare. Di certo, in sua compagnia è difficile annoiarsi, dacché sembra il suo unico interesse sia godersi la vita e va sempre cercando allegri convivi e nuove diversioni.
[1]
"Una donna incontentabile!"
[2]
"Ho braccato questa donna per un anno e mi sono ritrovato a sposarla. Nonostante questo non sono certo di quanto mi appartenga, il suo animo non può essere imbrigliato... ed è questa caccia senza fine la cosa che più mi piace di lei."
[3]
"...e un giorno troverò anche il coraggio per chiederle se le è piaciuto il dono di nozze".
[4]
"Curioso, non ho mai conosciuto una persona tanto propensa a lasciarsi 'rapire' dalle circostanze: soprattutto se queste si presentano sotto forma di un nutrito gruppo di valniani.. O brumiani, che dir si voglia.. Povero me.."
[5]
- ^ sostiene Aldrico da Bosco Alto, artefice valniano.
- ^ sostiene Arimanno Famedoro, Guerriero del Clan del Gufo.
- ^ racconta Ser Dedrico Otto Tagliavia, cacciatore brumiano.
- ^ aggiunge impaurito Ser Dedrico.
- ^ commenta Ser Amerigo Vizzamano, alchimista errante.