pirati

Esempio di una tipica ciurma di pirati

La pirateria è una forma di brigantaggio in cui marinai, denominati pirati, abbandonano per scelta o costrizione la precedente vita sui mercantili per diventare predoni e tagliagole e dedicarsi al saccheggio di altre imbarcazioni. Nelle Terre Spezzate gli armatori e i mercanti riferiscono che non v'è mare che si salvi da questo flagello.

Equipaggi di pirati originari del sud, principalmente composti da Uomini della Sabbia e Niviani abbordano, depredano e talvolta affondano le navi mercantili nelle acque del Mar del Vespero e del Mar d'Alba. E' opinione comune che alcune bande di pirati abbiano stabilito il loro rifugio su alcune delle Isole delle Spezie, saccheggiando imbarcazioni mercantili provenienti da tutte le Terre Spezzate, Venalia inclusa.

Il Golfo Grande è invece funestato dai temibili pirati Gargiari. La rocciosa Isola della Gargiarocca è infatti considerata, da tempi immemorabili, una terra di pirati e razziatori, soliti nascondersi nelle numerose baie ed insenature.

Nel corso della storia recente i Principi ed il Re si sono spesso adoperati per tentare di sgominare i predoni dei mari [1] , persino dichiarando che la pirateria era finalmente sconfitta per poi sentir giungere voci di nuovi abbordaggi.

In realtà poco o nulla si conosce su chi siano questi uomini, se e come siano organizzati e dove si nascondano. Di certo gli anche lunghi periodi in cui non si sente parlar di loro alimentano le leggende sulla tradizione piratesca di seppellire tesori in luoghi nascosti ed isole disabitate, in attesa di poterli smerciare senza rischio.

Vedi anche: Navigazione, Isole delle Spezie, Gargiarocca, Diomede il fortunato.

Commenti e Dicerie

Nei prodromi della Terza Guerra dei Tre Re un sedicente "Capo della più gran ciurma pirata sui mari" emerse dall'ombra per vendere i suoi servigi al miglior offerente: si faceva chiamare Romantico e il suo ambasciatore era un certo Diomede. Alla fine fu assoldato dai venali (e pare gli avesse concesso venti delle sue navi) ma l'affare andò in fumo quando il suo emissario fu assassinato da cortigiani avversari. Dopo la guerra rimase un ricercato e fu finalmente catturato e giustiziato quando sfidò la fortuna una volta di troppo, tentando una scorribanda durante i festeggiamenti del Giubileo di Capo d'Alba. Era un niviano riccamente vestito e chi interrogò la sua anima riferì la conferma della sua identità e alcune informazioni sulle sue basi, effettivamente presenti nelle Isole delle Spezie; sembrò anche che "Romantico" potesse essere una sorta di eponimo che passava di persona in persona, e non il vero nome (questo "Romantico" disse di esserlo da due anni).[2]

Nell'autunno del 1262, con la ritrovata Pace del Re, alcuni "navigatori", che poi col tempo si palesarono "ex pirati", cominciarono a frequentare le corti e quando emerse tutta la faccenda delle carte per il Nuovo Mondo e della Spedizione Palladiana è a loro che ci si rivolse per trovare capitani sufficientemente esperti di viaggi in mare aperto. Tre in particolare concorsero al ruolo di nocchiero della spedizione: lo vinse il niviano Guadagno, che lasciò la sua "Dama Brilla" per mettersi al timone della nave ammiraglia, mentre al guercio Rodolfo fu affidato il comando della nave esploratrice brumiana "Gottarda" e il bruto gàrgiaro Libeccio scese dalla sua "Ciabatta dei Mari" per capitanare il vascello dei guardiavia neenuvarn "Mèlime". [3]
  1. ^ Come nel 1259, quando Re Aureliano emise un Bando Reale contro i Pirati
  2. ^ Dai Diari di Aldrico da Bosco Alto, artefice valniano.
  3. ^ Ancora dai Diari di Aldrico.