Campagne

Se le città sono i centri del potere, le campagne ne sono l'origine. In una società medievale tutte le risorse provengono dalla terra: campi coltivati a frumento e altri cereali, legumi, patate, per nutrire uomini e bestie; e maiali, capre, pecore e bovini, allevati per la carne, il latte, la pelle, la lana. Ma anche miniere di ferro, argento, rame, oro, stagno e pietre preziose, cave di pietra e foreste ricche di legname, per le costruzioni, le armi, le monete, i gioielli. Non bisogna dimenticare la caccia, che a
Castelbruma e soprattutto
Altabrina rappresenta una parte significativa delle risorse disponibili; e il suo equivalente costiero, la pesca, diffusa soprattutto a
Meridia,
Venalia e
Neenuvar.
Queste risorse solitamente appartengono a Baroni e Cavalieri, che tramite servi e mezzadri le sfruttano per la gloria del Principe e per il proprio tornaconto personale. Alcuni coltivatori sono indipendenti, padroni di un piccolo appezzamento di terra per sé e per la loro famiglia; ma anche in questo caso gli ingenti tributi fanno sì che molto del loro lavoro finisca ad ingrassare pance e borselli altrui. D'altro canto i nobili con i loro seguiti armati sono l'unica forma di legge esistente negli ambienti rurali, e l'unica protezione da briganti e creature selvagge. Molti contadini preferiscono quindi perdere un terzo o metà del loro raccolto in tasse e decime, piuttosto che perderlo tutto, insieme alla vita, in una scorribanda di
Orchi o
Uomini Bestia.
Se la città è affollata e confusionaria nella sua varietà, la campagna è, all'opposto, caratterizzata da spazi ampi e scarsamente popolati. Nelle terre più fertili e ricche si accalca il maggior numero possibile di famiglie, e alcuni villaggi contano in effetti più abitanti di molte città, sebbene sparsi su un territorio più ampio.
Ma la maggior parte del territorio è poco abitato, con grandi pascoli e campi lasciati a riposo che si alternano a coltivazioni, aree boschive e occasionali fattorie. Ogni villico conosce personalmente, e spesso è imparentato, con tutte le persone del villaggio e delle fattorie vicine. I forestieri sono rari, i viaggi ancora di più, se si esclude il mercato settimanale che si svolge nel villaggio stesso o, più spesso, nel grande villaggio o nella cittadina più vicina, e rappresenta l'unica occasione in cui il contadino si sposta e incontra persone sconosciute.

Tutto questo porta naturalmente a una mentalità più chiusa, segnata dall'isolamento e dalla totale ignoranza del mondo a più di un palmo di naso dalla terra natia del contadino. Agli occhi del cittadino, chi vive nelle campagne è rozzo e ignorante ai limiti dell'animalesco; talvolta è dipinto nell'immaginario come saggio e generoso, pronto a condividere il suo scarso cibo con il forestiero in difficoltà; più spesso è astuto ed egoista, ansioso di vendere a peso d'oro le sue galline a qualche gonzo di città. Questa visione non è solo frutto del pregiudizio, ma spesso trova in effetti corrispondenza nella realtà.
La natura, selvaggia e indomabile, la stessa da cui il contadino trae sostentamento, è anche il suo peggior problema e la sua prima nemica. Gelate notturne, inondazioni e grandinate rovinano i raccolti; la siccità, per contro, uccide piante, bestie e uomini. Rovi ed erbacce invadono i campi e nascondono i sentieri, uccelli e roditori mangiano semi e frutti. Peggio ancora, non di rado le zone rurali sono minacciate da
mostri e creature abominevoli, giunti dalle terre selvagge spinti dalla fame, dall'avidità o dalla sete di vendetta.