Verbale del processo ad Edelina
Scritto da Madre Alena
Inquisizione del
caduceo 1262
Inquisito: Edelina, madre dell’Erudita Zelda, concupita fuori dal matrimonio tetradico con l’erudito Palladio in giovane età.
Accusa: Stregoneria, Eresia.
Tribunale:
Arcivescovo Clotario,
Vescovo Derora,
Duca Manfredi,
Madre Alena –Inquisitori e membri dell’Ecclesia,
Baronessa Lucilla Vignalba -Nobile di Corona del Re.
Sentenza: Marchio d'infamia.
"Che i
Quattro mi assistano nel ricordare quanto accaduto nelle terre di Corona del Re:
Che
Canuto sostenga la mia mano nel vergare la carta,
Che
Laetitia ravvivi la mia sete di verità,
Che
Aeterna mi risparmi dalla persecuzione dei ricordi nefandi,
Che
Sidereo illumini la mia mente.
Ancora prima che potessi fare la conoscenza di Edelina, l'erudita
Zelda mi avvicinò e mi raccontò di come l'imputata del Tribunale fosse sua madre, e che il padre fosse l'erudito
Palladio.
Un po' scossa dalla coincidenza, ascoltai quello che avevano da dirmi e cioè che Edelina altri non era una semplice pescatrice e che non avrebbe mai fatto del male a nessuno.
Una persona semplice di animo semplice.
E così mi parve ad una prima vista in effetti, anche se poco si sarebbe potuto capire dalle sue parole visto che ogni volta che qualcuno le rivolgeva la parola, Edelina scoppiava in un pianto fragoroso ed irrefrenabile.
Era tenuta alla gogna, forse per questo si era tanto spaventata e cercai di fargliela togliere. Il Vescovo Derora acconsentì a liberarla, visto che il Tribunale era prossimo a riunirsi.
Io e il Duca Manfredi sentivamo su di noi lo sguardo attento degli Iudex, e mi ricordo di aver per la prima volta invocato pubblicamente l'aiuto dei Quattro prima che il processo avesse inizio, invocazione che è ora di mia abitudine.
Il tribunale venne istituito nel giardino della Villa della Baronessa Lucilla, la quale venne chiamata a farne parte in quanto rappresentante della nobiltà locale.
Molti delegati erano accorsi per vedere forse il loro primo vero processo, e gli animi erano inquieti visto come Edelina appariva con i suoi pianti, le urla di Zelda e le parole seccate di Palladio.
In qualche modo comunque il silenzio si fece, e fu l'Arcivescovo Clotario a condurre il processo.
Mi fece leggere davanti a tutti la lettera della nobildonna brumiana che raccontava di come avesse partorito un infante morto e di come la sua serva sostenesse che la levatrice Edelina avesse fatto uso della stregoneria per compiere un simile atto immondo.
Edelina non riuscì a proferire parola, nè pro nè contro la sua posizione.
Ciò che personalmente mi colpì, fu la perfetta corrispondenza tra ciò che era scritto nel manuale dell'inquisizione sulla stregoneria e ciò che la lettera diceva.
Lo feci presente a tutti e dopo qualche parola, l'Arcivescovo Clotario disse che ad aver visto il fatto era stata una serva, non la nobile stessa e che quindi ad Edelina venisse apposto il marchio d'infamia come monito, ma che venisse rilasciata.
Sorpresa dalla decisione, consigliai all'Arcivescovo Clotario che casi simili non raggiungessero un'attenzione così profonda da parte dell'Inquisizione, tanto da meritare l'istituzione di un tribunale.
L'attenzione dell'Inquisizione deve essere sempre massima però, come mi disse in seguito il
Sommo Iudex, e non lasciare nessuna ombra.
Questo è quello che accadde.
Libera Nos Aeterna
Madre Alena, Inquisitrice.”
Autore
Madre Alena