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Ambientazione

INTRODUZIONE

La nostra storia inizia, non più né meno di altre storie, con un atto di rapacità.

Ci troviamo nel cuore di un vasto regno, diviso in feudi, e al centro della vicende del Trono Conteso si trova un territorio ricco e bramato da molti: la baronia di Tabbia. Le dolci colline mostrano fertili campagne cariche di vigne e grano, la turrita città snodo di mercati è rinomata e potente, ma sono le impervie montagne il segreto di questa marca. E' l'oro che esse celano alla vista, che attira da sempre l'attenzione di nobili signori, capitani di ventura e uomini ambiziosi di danaro o gloria.    

Quanto a lungo può il trono baronale di Tabbia rimanere senza pretendenti?

Anni, se i pretendenti sono damerini che corteggiano la città con lusinghe e favori... Mesi, se a bramarla sono condottieri e soldati pronti a sacrificare più di un briciolo della sua bellezza pur di averla.

Due potenti armate sono in guerra da mesi per contendersi quel trono, ed ora attendono che il rigore dell'inverno allenti la sua morsa di gelo per terminare uno scontro che, con alterne fortune, non ha ancora stabilito un vincitore. 

  

Dal misterioso ed esotico sud, terre di oasi e bazar, filosofi e mariuoli, predoni e nobili califfi, 
sono giunti gli eserciti dei Sebastidi e i loro alleati. Indomiti e fieri, depositari di una saggezza millenaria e di segreti forse più antichi, i popoli del deserto uniscono il fascino pacato della cortesia e dell'intelletto ad una prorompente forza ferale. Sapienti di magia ed arti alchemiche e temibili bruti razziatori sono due facce di una stessa medaglia.  Solo l'uomo saggio sa intuire le intenzioni di quegli occhi bistrati di nero, o distinguere la polvere d'oro dalla comune sabbia del deserto.

 

Le terre dei Della Torre e dei loro alleati nel secolo scorso godettero di grandi fasti, ricchezza e prestigio, ma le giostre cavalleresche, i banchetti e le grandi battute di caccia sono lontani. Baroni, cavalieri e fanti, accastellati e protetti, amministrano un territorio punteggiato di borghi, abbazie, campi e impervie foreste in cui si celano bestie e uomini feroci, fuorilegge. L'onore e l'ardimento, l'ambizione e la sete di giustizia, l'orgoglio e la fede nei Quattro Dèi, sono ancora il cuore pulsante di queste terre? Per taluni forse, per altri il soldo è l'unico nume, il ferro l'unico conforto, la conquista l'unica speranza. In tempi come questi i frati deperiscono, i mercenari ingrassano e persino una banda di temibili orchi può scendere in guerra al comando di un barone.

Per anni nobili e ricchi signori avevano accampato diritti sul trono di Tabbia, ma è quando si accampano gli uomini e gli eserciti marciano ai tamburi di guerra, che la nostra storia inizia...

Solo le azioni di uomini e donne, nobili e plebei, saggi e guerrieri... solo l'astuzia o il coraggio sapranno dirci come andrà a finire!

 

IL MONDO DI GIOCO

La vicenda ha luogo nelle Terre Spezzate, un’ambientazione originale appositamente realizzata per il Gioco di Ruolo dal Vivo. Le Terre Spezzate sono un mondo low-fantasy con un livello tecnologico che spazia dall’alto medioevo al primo rinascimento, privo di polvere da sparo e della scrittura a stampa, in cui la nobiltà ha un forte rilievo e la posizione della donna nella società è molto migliore di quella storica dell’epoca medievale, ma non equivalente a quella dell’uomo. Esistono la magia e il sovrannaturale, ma sono relativamente rari, temuti ed inconsueti. La religione è molto importante nella vita di tutti i giorni e, salvo i pochi barbari rimasti pagani, tutti gli abitanti delle Terre Spezzate venerano la Tetrade, una religione di fantasia le cui forme, gerarchie e liturgie sono in qualche modo ispirate al cristianesimo del medioevo. Sul trono siede Sua Maestà Edoardo II, monarca dell'intero Regno; tuttavia il Re è lontano, impegnato a domare gli strascichi di una ribellione avvenuta lo scorso anno nel gelido nord. La Corona si è tenuta neutrale nella disputa tra Sebastidi e Della Torre; né il Re né i suoi emissari vengono inquadrati nella storia de Il trono conteso.

 

IL LUOGO E IL TEMPO

La Tregua, il primo capitolo della storia, si svolge fra le rovine di una rocca e nel bosco circostante, dove sono dislocati i campi delle due fazioni contendenti. Il Trono Conteso si caratterizza come un ciclo di due eventi collegati, che culmineranno con la Battaglia, il secondo capitolo. E’ comunque possibile partecipare anche ad uno solo dei due senza per questo limitare in alcun modo le possibilità di evoluzione della storia del proprio personaggio. Le vicissitudini dei personaggi coinvolti avverranno esclusivamente nel luogo fisico in cui si trovano i giocatori e tutte le azioni e gli eventi saranno concretamente rappresentati. La conclusione delle vicende è aperta e sarà esclusivamente nelle mani dei partecipanti, che le plasmeranno attivamente, oltre che nell’opera di creazione dei personaggi e gruppi, attraverso le proprie decisioni ed azioni di gioco.

 

 

LE VICENDE, IL TRONO CONTESO DI TABBIA

Chi diviene patrone di una città consueta a vivere libera, e non la disfaccia, aspetti di essere disfatto da quella. (Machiavelli)

La Strada del Re incontra nella città di Tabbia uno snodo fondamentale, a Nord verso Candia e con essa e il Mar Bianco, a Est con la città portuale di Vigezia, via d’ingresso per l’intero Sud del Regno. Chi detiene il controllo di questa piccola porzione di terra può tenere in scacco l’intero continente. Intorno alla città, per anni contesa tra i piccoli nobili locali e addirittura retta da un consiglio di famiglie cittadine invece che da un vero Signore, si trovano fertili campagne e miniere d’oro purissimo, capaci di risvegliare la bramosia di vicini più o meno prossimi. Sul finire dell’estate, il barone che era riuscito a mettere con difficoltà le mani sulla città, Bonaventura Pelagi, è sparito senza lasciare traccia e la lotta dinastica è ricominciata, attirando su Tabbia le attenzioni di pretendenti lontani come i Sebastidi e i Della Torre. Laddove gli intrighi, il diritto e la politica avevano per anni fallito nel porre un Barone sul Trono di Tabbia, la guerra è subentrata con forza a separare, finalmente senza tema di smentite, la ragione dal torto. Gli eserciti, da sud e da nord, hanno invaso la regione e per mesi le due fazioni si sono date battaglia prima che la neve imponesse un’interruzione degli scontri. Ora la Tregua dell’inverno volge ormai al termine e giunge il tempo di prepararsi, trovare nuovi alleati e risorse, scambiare preziosi prigionieri in vista della Battaglia. Ma se le armi possono dar ragione dell’avversario, con gli alleati del proprio esercito si impone la mediazione; i nobili delle due fazioni rivaleggiano per guidare l’assalto, nella speranza di ottenere per sé maggiori fama e ricchezza, e forse i Della Torre e i Sebastidi non sono gli unici a poter vantare diritti su Tabbia. E’ il momento di decidere quali strategie e desidèri muoveranno le fila di ciascun esercito e di scoprire chi reclamerà per sé la conquista dell’ambito Trono.

 

AMBIENTAZIONE

RAZZE E POPOLI

Gli uomini sono la razza più numerosa e diffusa in quasi tutti i feudi delle Terre Spezzate, ma essi sono divisi in due popoli con cultura e tradizioni diverse e convivono con altre razze, meno numerose e più esotiche. Le terre dei Della Torre e dei loro alleati sono principalmente popolate dagli Uomini del Mare, e dai misteriosi Pitti che vivono per lo più in zone rurali o boschive; gli Orchi sono considerati comunemente bestie feroci. Le terre del sud, da cui provengono i Sebastidi e i loro alleati, sono abitate dagli Uomini delle Sabbie. Nelle labirintiche città è facile imbattersi negli enigmatici e sofisticati Niviani, mentre i più ferali Bruti popolano deserti, oasi, villaggi e terre di confine. Le razze civilizzate sono interfertili tra loro e i matrimoni misti sono comuni tra nobili e plebei. Non esistono tuttavia i mezzosangue, poiché un nascituro eredita sempre i tratti razziali di sua madre.

 

UOMINI DEL MARE

Nessuno può garantire il successo in guerra, può solo meritarlo. (Churchill)

Stirpe umana che discende dagli antichi conquistatori giunti da oltremare, è dominante nel nord delle Terre Spezzate. Si tratta di un popolo fiero, aggressivo ed onorevole. Molte generazioni sono passate da quando gli Uomini del Mare erano feroci predoni giunti dal perduto nord, il cui solo nome ispirava terrore. Oggi negli Uomini del Mare si contano persone di ogni genere, spietati guerrieri come pii sacerdoti, ma soprattutto pacifici contadini e artigiani, che sembra difficile possano discendere dai terribili invasori. Gli Uomini delle Sabbie, del tutto simili per aspetto fisico, ma profondamente diversi per quanto riguarda cultura e attitudini, non hanno perdonato agli umani del nord l'Invasione, e non riescono a non considerarli rozzi, sporchi, volgari e facili all'ira. Gli Uomini del Mare tengono in alta considerazione la prodezza in battaglia, l'onestà e l'onorabilità, intesa soprattutto come il rispetto della parola data. L'accusa di codardia è tra le più gravi che si possa rivolgere a un uomo, e ci si aspetta che tutti quelli in grado di portare le armi siano pronti a difendere la terra o obbedire al signore in caso di guerra. L'obbedienza e la lealtà al proprio sangue, al feudatario e al sovrano sono ancora valori molto forti per queste genti, insieme con la rispettabilità del lavoro compiuto col sudore, lavorando la terra con la zappa o la difendendola con la spada. Ma gli Uomini del Mare discendono pur sempre da un popolo di conquistatori, chi nasce plebeo, e non si piega nei campi o sotto il vessillo d’armi di un signore, prova a costruirsi la sua fortuna con i commerci, con una spada al soldo del miglior offerente o dandosi al brigantaggio lungo le strade. Altro retaggio del passato è il principio dell'ospitalità, considerato sacro da tutti gli uomini di questa stirpe. L'inviolabilità dell'ospite è, anche tra nobili in guerra, una forte garanzia di sicurezza, frequentemente utilizzata per iniziare trattative diplomatiche o siglare una tregua. Gli Uomini del Mare possiedono uno spiccato senso della spiritualità e della religione come collante della società; i sacerdoti e gli uomini devoti sono benvoluti e rispettati, mentre tra i popolani la magia e gli stregoni sono guardati con timore e diffidenza.

Gli Uomini del Mare considerano gli Uomini delle Sabbie pigri, ingannevoli e per nulla virili, viziati dal troppo lusso e dall’abbondanza di frutti delle loro calde terre. La razza dei Bruti è temuta, ma anche rispettata, per la sua fierezza. Molto rozzi e altrettanto primitivi, dimostrano però attitudine alla battaglia, coraggio e senso dell'onore. Non si può dire lo stesso degli Orchi, un popolo feroce e imprevedibile che, nonostante la grande forza, viene preso in considerazione come alleato solo quando non vi sono alternative. I Pitti sono una stirpe strana, di aspetto e di costumi. Leali e coraggiosi, certo, ma anche legati ad antiche usanze tribali difficili da capire, tanto che chi dubita che abbiano davvero abbracciato la Vera Fede nella Tetrade. I Niviani sono considerati infidi, meschini e ossessionati dal profitto, incapaci di comprendere concetti come l'onore o la lealtà. La loro ricchezza è vista con invidia e disprezzo più che ammirazione, e sono temuti più che rispettati per le posizioni di influenza che ricoprono e la magia che padroneggiano.

 

UOMINI DELLE SABBIE

Le due virtù cardinali in guerra sono la forza e la frode. (Hobbes)

Discendenti dagli antichi Adusti, che abitavano i deserti fin dall’alba dei tempi, gli Uomini delle Sabbie sono gente versatile e aperta, raffinata e colta. Benché nel nord delle Terre Spezzate siano genericamente considerati molli, pigri e propensi al vizio, al lusso eccessivo ed alla corruzione, essi si considerano invece un popolo più evoluto, che non confonde il benessere con la pace e che pur bramando il primo non si piega alla seconda, combattendo le proprie battaglie in molti modi: con il pensiero, la politica, la magia e l’acciaio se necessario. Certo tra gli Uomini delle Sabbie si trovano fini ed eloquenti pensatori, ma anche persone di ogni genere: sapienti artigiani e scaltri mercanti, studiosi che padroneggiano le arti magiche o l’alchimia, pacifici contadini che vivono secondo il corso delle miti e fruttuose stagioni del sud, predoni pronti ad approfittare di ogni facile guadagno. Ma la cifra che accomuna gli Uomini delle Sabbie è l’abbondanza, la sua ricerca e la sua salvaguardia, così come i benefici sociali e culturali che essa è in grado di assicurare. L’astuzia è stimata quanto e più del coraggio e della forza fisica, ultima risorsa degli sprovveduti. Non sono quindi infrequenti le dispute dialettiche o intellettuali per risolvere una questione o soddisfare un torto, ed una sfida tra gentiluomini può consumarsi nel sangue o seduti ad un tavolo in una partita a scacchi. La battaglia rimane comunque una nobile ed alta espressione della superiorità di un uomo, infatti i nobili nati vengono iniziati all’arte della guerra e del duello, oltre che alla filosofia. Probabilmente influenzati dal clima caldo e secco che fu la culla di questa razza, gli Uomini delle Sabbie sono pacifici ed inermi quanto un serpente che, mollemente steso al sole, si rafforza senza sprecare i propri mezzi né mostrare apertamente le proprie armi, pur essendo pronto a colpire con veloce e letale precisione.

Gli Uomini del Mare vengono considerati rozzi, propensi all’ira e a risolvere le questioni solo menando le mani. I loro costumi sono grossolani, persino volgari e sgradevoli, senza contare che un bagno, ai nordici cugini, non farebbe male. I Pitti sono invece un’esotica stranezza del nord, tribale e primitiva: una stirpe retrograda che si è relegata ai margini del vivere civile, le cui ridicole superstizioni vengono spesso schernite. Gli Orchi sono bestie disgustose e violente, temute e cacciate, le cui scorribande sono per fortuna rare nelle terre del sud. La stirpe dei Bruti è pericolosa, crudele ed incapace di comprendere davvero la natura degli Uomini delle Sabbie. La convivenza è tuttavia possibile, e anzi diffusa, in nome del vantaggio reciproco. Taluni sono convinti che le due stirpi siano anzi complementari. I Niviani sono un popolo antico e rispettabile, che ha portato grande beneficio e ha influenzato la società e la cultura degli Uomini delle Sabbie. Intelligenti e saggi, abili nel commercio quanto dotati nella magia, i Niviani rimangono però un mistero che non sarà mai possibile svelare per intero.

 

I NIVIANI, IL POPOLO IN VIAGGIO

Un gran proverbio, caro al Potere, dice che l'essere sta nell'avere. (Giuseppe Giusti)

I Niviani sono simili agli uomini, ma hanno una carnagione chiarissima, color latte, le loro labbra sono scure, livide, come pure il contorno dei loro occhi. Sono inoltre di costituzione più debole rispetto agli umani. L’aspetto vagamente spettrale inquietò i superstiziosi nordici, che temevano la magia degli stranieri e ne disprezzavano i modi e la debolezza fisica. Fu così che i “Pallidi” furono perseguitati per secoli e solo grazie ad un insieme di abnegazione, astuzia e ricchezza riuscirono a farsi strada fino ad essere accettati e rispettati in tutte le Terre Spezzate. I Niviani si considerano intellettualmente superiori alle altre razze, amano l’intrigo, l’astuzia, il lusso ed il denaro, che considerano misura dell’importanza di un individuo, più della nobiltà. Non è un caso che molti dei più rinomati mercanti, navigatori, speziali, maghi e cerusici del regno siano niviani. Educati e garbati, raramente prevaricatori, è noto che ai Niviani piace ascoltare tutti, forse per individuarne i punti deboli; sono infatti maestri nel condurre con grazia le discussioni fino a far coincidere le opinioni altrui con le proprie. Considerano la guerra una fonte di opportunità e guadagno, purché venga combattuta da altri. Forse per l’antica condizione di “popolo in viaggio” e perseguitato, i Niviani vengono educati ad essere solidali gli uni con gli altri. Per contrasto sono, invece, generalmente malvisti dalle altre razze, soprattutto al Nord, dove le antiche superstizioni e un odio vecchio di secoli sono duri a morire.

Dal canto loro i Niviani hanno una scarsa opinione degli Uomini del Mare, teste calde che raramente imparano dai propri errori e sono soliti risolvere le dispute con la violenza. Crudeli e ottusi, disprezzano e distruggono tutto ciò che non conoscono o non capiscono. I Pitti sarebbero persino buffi, se non fossero in realtà pericolosi, soprattutto con archi e asce. Il superstizioso e arrestrato popolo dagli occhi dipinti teme i “Pallidi”, considerandoli infidi e manipolatori, quindi è meglio tenersene alla larga: i Pitti sono selvaggi e imprevedibili. Certo sono meglio degli Orchi, poco conosciuti dai Niviani e da essi considerati bestie feroci più che un vero popolo. Nelle terre del sud i Niviani convivono pacificamente con gli Uomini delle Sabbie, a cui si sentono affini e con cui condividono secoli di affari, matrimoni dinastici, conquiste e sconfitte. I Bruti sono invece considerati irrazionali e primitivi, poco più che bestie feroci, che è meglio restino nelle piane desolate dei deserti.

 

I MISTICI PITTI

Anche il giorno più lungo finisce. La fama sopravvive alla morte. Ci sono due lati di ogni storia e dodici versioni di ogni canzone. (Proverbi Celtici)

Nelle fitte foreste intorno a Querciantica vive un popolo, di piccola corporatura ma di grande coraggio, misterioso ed alieno agli occhi degli Uomini. Si tratta del “Popolo Dipinto” o Pitti come sono chiamati comunemente i membri di questa razza. Non esiste razza delle Terre Spezzate che si trovi più a proprio agio dei Pitti all’interno di boschi e selve d’ogni genere, e con i loro misteri. Il rifiuto di vivere secondo le convenzioni degli uomini, in città di pietra, ha mantenuto in vita molti degli aspetti più primitivi della cultura pitta, intrisa di antiche superstizioni, credenze mistiche e fatalismo. Certi che il proprio destino sia già scritto da tempo, i giovani non si curano troppo di quel che rischiano o di quel che gli può accadere, e i vecchi cercano i segni che gli permettano di conoscere anzitempo il futuro. Questa religiosità appariscente e poco incline a rispettare le liturgie e le gerarchie prescritte dall’Ecclesia, è il retaggio di un tempo ormai perduto, quando i Pitti vivevano liberi nelle sterminate foreste del gelido nord, innalzando canti in onore di divinità senza nome. Molti anni sono passati da allora e i Pitti di Querciantica, in seguito a un patto stretto tra i rispettivi progenitori, sono devoti tetradici e leali sudditi dei Della Torre, per conto dei quali sorvegliano le strade, i boschi e le campagne del vasto feudo. Ciononostante, alcune usanze del Popolo Dipinto sono sopravvissute, spesso incomprensibili a chi non ne fa parte. La più peculiare è senz’altro quella dei tatuaggi: sin dalla nascita, attorno agli occhi del nuovo arrivato, viene tatuata una striscia di colore blu a eterno ricordo della scelta che l’intero popolo effettuò millenni or sono proteggendo i propri occhi dalla furia del sole. Con il passare degli anni, i Pitti ricoprono il proprio volto e spesso anche il resto del corpo, di nuovi tatuaggi, ad indicare le imprese compiute o il rispetto sociale di cui godono. I Pitti coltivano, a modo loro, un forte senso dell’onore. Difficilmente uno di loro userà la menzogna per cavarsi d’impaccio, piuttosto il loro coraggio, che altri chiamano temerarietà, li porterà a tentare imprese disperate senza batter ciglio e senza tener conto di ordini: il guerriero saggio sa tener conto dei consigli degli anziani e sa che, nel momento del bisogno, gli Dèi gli indicheranno la giusta via.

Non vi sono mai stati grandi contatti tra i Pitti e gli Uomini delle Sabbie, sebbene sia credenza diffusa che le molte parole usate dalle genti del sud servano a mascherare menzogne e raggiri. Se al posto dei Niviani dal mare fossero arrivati dei demoni, sarebbe stato meglio. Si dice che questi “Pallidi” pratichino la magia nera, così come che i Bruti siano sempre in cerca di rogne e che si prendano molto sul serio, quasi quanto gli uomini; certo il loro fisico massiccio li rende temibili. Gli Uomini del Mare sono un popolo un po’ strano, che fa progetti tanto ambiziosi quanto inutili, come le imponenti città in cui si chiudono. Non capiscono l’essenza del vivere e si rendono prigionieri di mille vincoli: mura, armature e convenzioni. Gli Orchi sono bestie pericolose e sanguinarie, nemici naturali di chi vive nelle selve.

 

I FERALI BRUTI

Non domandare per grazia quello che puoi ottenere per forza.

Sensibilmente più forti rispetto a un essere umano della stessa stazza, i Bruti tendono a essere alti e ben piantati, il che, unito alla loro pelle coriacea color dell’argilla, li rende guerrieri temibili. Il tratto più riconoscibile è la protuberanza ossea al centro della fronte. Rimane qualcosa di ferale e primevo nella natura dei Bruti e delle Brute. Le Brute femmine sono più minute dei loro compagni, ma forti e aggressive più di molti maschi umani. Nella società bruta, maschi e femmine ricoprono gli stessi ruoli e praticano le stesse attività, dalla guerra alla cucina. Questo rende le Brute piuttosto... brutali per i canoni degli Uomini delle Sabbie, che d’altra parte sono lieti di avere amazzoni brute nelle loro schiere e nobili brute capaci di guidarli personalmente in battaglia. Impulsivi, fieri e caparbi, i Bruti e le Brute giudicano le persone sulla base della prima impressione, non amano perdere tempo in chiacchiere e preferiscono l’azione, il che ha dato loro la reputazione di genti aggressive e rapaci. Discendenti dalle tribù nomadi del deserto di schiavisti e razziatori, non sono pochi i Bruti che scelgono la vita dura e libera del predone, attaccando le carovane dei mercanti. Alcuni, indifferenti alla diffusione della Vera Religione, sono ancora dediti a rituali pagani e cruenti, tramandati di generazione in generazione senza davvero comprendere gli antichi culti, ormai perduti, da cui derivano. I Bruti per lo più sono tuttavia parte integrante della ricca e caotica società di cui sono figli, esistono casate nobiliari di razza bruta e molti di loro ricoprono cariche importanti soprattutto in posizioni militari. Fieri e coraggiosi, salvo che di fronte al sovrannaturale e a ciò cui non riescono a dare una spiegazione semplice, è ben noto che la magia li inquieta e che la superstizione permea la loro visione del mondo, spingendoli a ricorrere a vari gesti scaramantici per allontanare il malocchio. Per questi motivi spesso entrano in contrasto con i maghi, soprattutto se Niviani, per via del loro aspetto inquietante.

Questa razza è per loro un assoluto mistero, e, come a tutte le cose che non conoscono, attribuiscono ai “Pallidi” un che di magico e sovrannaturale. Gli Uomini delle Sabbie sono creature un po’ viziate e gracili, prive della naturale tenacia e resistenza dei bruti, che pure hanno imparato a rispettare l’astuzia e l’attitudine pacifica degli umani del sud, poiché in realtà nasconde un’indole predatoria che uguaglia la loro. Le genti del nord rappresentano un mistero per la gran parte dei Bruti, che non abbandona i deserti per avventurarsi in terre strane. Gli Uomini del Mare appaiono in genere come una versione inferiore di loro stessi, ma d’altronde come potrebbero essere forti, resistenti e abili come un Bruto? I Pitti invece, selvaggi e indomiti, di norma suscitano curiosità e perfino ammirazione: quei piccoletti hanno fegato da vendere e probabilmente sono tutti un po' matti. Gli Orchi, rari a vedersi nelle terre del sud, sono bestie da abbattere a vista, impegnativi trofei di caccia.

 

GLI ORCHI, FEROCI SELVAGGI O ZELANTI SEGUACI DELLA VERA FEDE?

A uno principe è necessario sapere bene usare la bestia e l'uomo. (Machiavelli, il Principe)

Gli orchi sono creature ferali e pericolose, diffuse in buona parte delle Terre Spezzate. Si tratta di grandi energumeni dalla pelle verdastra, molto più forti di un uomo comune, che spesso vagano in armi per le terre selvagge trucidando i viandanti e predandone i beni. Gli orchi, per quanto ferali, sono in grado di usare la lingua degli uomini ma si esprimono in modo gutturale usando, forse limitati nell’intelletto, parole semplici e dirette. A tutti sono sempre parsi, in fondo, poco più che sanguinarie bestie parlanti. O, almeno, questo è ciò le genti delle Terre Spezzate pensavano fino a poco tempo fa. Due anni fa, una spedizione marittima ha scoperto l’esistenza di lande sconosciute, battezzate Terre d’Oltremare e abitate da numerose tribù orchesche. Gli orchi di quei luoghi sono di tutt’altra natura rispetto ai loro cugini del continente. Si dice, infatti, che nelle loro terre sia giunto in un tempo ormai lontano un predicatore che insegnò loro a venerare i Quattro Dei della Tetrade. Alcuni mormorano che il predicatore fosse addirittura Castamante stesso, tornato tra i vivi per insegnare la Vera Fede agli orchi delle Terre d’Oltremare e dimostrare l’infinita potenza e misericordia degli Dei. Quale che sia la verità è un fatto che, grazie alla fede, gli orchi di quei luoghi hanno appreso la disciplina e imparato a mettere la loro forza e il loro valore al servizio di altri oltre loro stessi, imparando a godere, in cambio, di quello che spetta ai fedeli seguaci di un capitano vittorioso: vesti calde, cibo abbondante, armi di fulgido acciaio e un tetto sicuro sotto il quale rifugiarsi. Secondo alcuni è solo questione di tempo prima che i temibili orchi d’oltremare capiscano che non serve per forza la fede per formare un gruppo di armigeri e che sono ben altri i piaceri che la forza o il danaro possono comprare. Per ora, tuttavia, le bande di orchi a cui i Signori delle Terre Spezzate consentono di errare per le loro terre sono solo quelle che marciano al seguito di sacerdoti della Tetrade, gli unici considerati in grado di tenere a freno le feroci creature venute dall’oltremare. D’altronde non sono pochi i Signori feudali che vedono nelle bande di orchi illuminati dalla fede più un’opportunità che un pericolo in virtù dell’aiuto in battaglia che possono ricevere da orchi guerrieri, sacerdoti o perfino sciamani. Sono, invece, i plebei delle campagne a tremare quando balena loro in mente che gli orchi delle Terre Spezzate possano seguire l’esempio di quelli d’Oltremare e formare manipoli, compagnie o perfino armate…

Gli Orchi d’Oltremare conoscono da poco tempo i vari popoli delle Terre Spezzate e non hanno ancora un’opinione condivisa su ciascuno di essi. Ogni tribù o banda di Orchi può essersi fatta un’impressione propria su Pitti, Niviani, Bruti, Uomini del Mare e Uomini delle Sabbie.

 

LA TETRADE

La paura bussò alla porta. La fede andò ad aprire. Non trovò nessuno. (Martin Luther King)

La religione più diffusa nelle Terre Spezzate è il Culto della Tetrade. Nato secoli fa dalla predicazione del Profeta Castamante, il culto tetradico venera quattro Divinità creatrici e custodi del Creato, che regolano ogni cosa e che, tramite i Devoti (il corrispettivo dei santi) indicano ai fedeli il cammino, sia spirituale che materiale, da perseguire per giungere all’immortalità dell’anima; cammino che viene chiamato Via Virtuosa. Il Culto della Tetrade riconosce e venera quattro divinità ma un solo principio: la temperanza degli eccessi (personificati da Laetitia ed Aeterna) e la ricerca della Via Virtuosa, ovvero il percorso di vita che si compie con il corpo materiale (Canuto) per giungere al corpo spirituale (Sidèreo). Seguire la Via Virtuosa significa vivere secondo i precetti della dottrina della Tetrade, ovvero lavorando secondo le proprie capacità ed inclinazioni, onorando Canuto, agendo in perfetto equilibrio ed armonia tra le pulsioni di Laetitia ed Aeterna, e tendendo naturalmente alla ragione somma, che è Sidèreo. In guerra Canuto è invocato per la forza o per benedire il lavoro dei fabbri, Laetitia per il coraggio, o la misericordia. Le preghiere a Sidèreo giungono da strateghi, comandanti o ambasciatori. Aeterna, la morte, che venga augurata, invocata o bestemmiata, è la vera Signora che miete raccolto.

 

L’Ecclesia

L’Ecclesia della Tetrade si ordina secondo una precisa gerarchia: a capo dell’Ecclesia vi è il Tetrarca, ogni città tetradica delle Terre Spezzate è amministrata da un vescovo, a cui fanno capo numerosi sacerdoti che lui stesso può nominare. Esistono infine degli ordini monastici, composti di frati e monache che dedicano la propria vita alla predicazione di un particolare aspetto della dottrina o ad un particolare Devoto.

 

LA MAGIA

Magia: totale compimento della filosofia naturale. (Pico della Mirandola)

Per quel che riguarda la magia, tutti sanno che è una forza reale, ma sono rari coloro che sanno dominarla. Le uniche scuole di magia si trovano nel sud delle Terre Spezzate e la prima ad essere fondata fu il Liceo, la scuola di magia di Rocca d'Avorio, città dei Sebastidi. Esistono tradizioni magiche antiche e potenti, non è tuttavia infrequente incontrare in tutte le Terre Spezzate maghi, indovini e fattucchieri. Secondo alcuni la capacità di fare magia è un dono innato, forse proveniente chissà come da sangue elfico nella propria ascendenza o forse dono degli Dei; ma l’unica certezza è che esistano ovunque maghi in grado di praticare le arti arcane e, talvolta, di insegnarle.

 

USI E COSTUMI, MODI DI ESPRIMERSI

Nelle Terre Spezzate, ogni uomo è definito dalla classe sociale cui appartiene, che probabilmente sarà la stessa per tutta la vita. Per ogni carica nella società è previsto un appellativo specifico. Gli uomini delle Terre Spezzate stanno ben attenti a non essere irrispettosi, dato che infrangere il galateo potrebbe essere un grave insulto o addirittura un crimine di lesa maestà.

“Mio signore” / “Mia signora” per i Baroni, o Arconti nelle terre del deserto

“Messere” / “Madonna” per i Cavalieri e le Dame

“Monsignore” o “Badessa” per gli Abati

Gli uomini liberi si chiamano l’un l’altro per nome, o anche “Messere” quando non si conoscono e vogliono essere cortesi.

 

APPROFONDIMENTI, ALTRE INFORMAZIONI

Chi volesse approfondire aspetti specifici dei luoghi delle Terre Spezzate e dei popoli che li abitano, può consultare la wiki, e in particolare le pagine:

Sebastidi - Della Torre - Tabbia - Uomini delle Sabbie - Uomini del Mare - Pitti - Bruti - Niviani - Orchi del Nuovo Mondo - Culto della Tetrade - Magia Merida - Famiglie Nobili - Storia delle Terre Spezzate

E’ importante sottolineare che solo quanto riportato su questo sito è obbligatoriamente vero nella campagna Il trono conteso. Per contro, tutte le informazioni contenute nella wiki hanno il semplice valore di suggestioni; cioè possono, e devono, essere ignorate, modificate, sostituite durante la creazione collaborativa di gruppi e personaggi.

 

 

Ispirazioni

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Sono veramente in debito con tutti gli organizzatori e con tutti i partecipanti, per avermi fatto vivere un'esperienza unica.