Venti di guerra, Germinale 1262
ottavo giorno della prima decade di
Germinale 1262
Descrizione
Un inquietante avvenimento ha luogo a Valleterna...
Castrum Fidei, baluardo dei Castamanti. Il sole tramonta. Ser Meliado, sudando e imprecando sbarra il pesante portone d'ingresso. Si siede e accende una pipa. Sulle torri ed il Mastio ardono cinque fuochi, il paladino pensa che quelle luci devono essere un'eccellente indicazione per i viandanti.
Ser Carleone Valiante siede alla tavola della sala d'armi. E' servito dai suoi scudieri e circondato dagli ufficiali. Preparano la guerra, ma Carleone è inquieto. Pensa ad un altro gravoso compito, affidatogli dal suo Signore.
Meliado sente dei passi affrettati sul ponte di pietra che conduce al cancello. Sbircia da una fessura nel legno: è un messo affaticato e stanco per la lunga corsa. Viene da Vesta e ha importanti notizie, la solita storia...
Ser Carleone impallidisce, la novella è grave. I cavalieri dell'ordine annusano la sua inquietudine. Il comandante tentenna e riflette. Tutti tacciono.
Un fuoco si estingue. Meliado non può vederlo, intento com'è a riattizzare la pipa. La schiena gli duole e decide di fare due passi nel cortile. Quando vi arriva lo trova buio. Alza gli occhi al cielo per cercare la luna e le stelle. Le trova, ma solo perchè mancano tre fuochi all'appello. Per un attimo s'ode il suono d'un corno, la nota si muta in un gorgoglio strozzato.
Il Guardiano ha visto morire il primo fuoco e ha capito, il pericolo giunge. S'inginocchia e prega, è quanto di meglio possa fare per prepararsi allo scontro. Mentre guarda estinguersi gli altri roghi inizia una seconda preghiera.
Una lama di fuoco arde nel pugno del Guardiano, la sua mente è solida come la roccia. Avverte dei passi lungo le scale e la sete di gloria lo frega per sempre. Spalanca la porta e piomba sul suo nemico. Solo che il nemico non c'è. La lama morde la carne due volte prima che il Guardiano risponda. Nessuno assiste al duello che segue. E' breve e cruento. Il Guardiano scivola esanime dalla torre. Quando Ser Carleone irrompe nel cortile alla testa dei suoi, l'ultimo fuoco si estingue e Castrum Fidei precipita nel buio.
Nessun uomo è certo del proprio futuro nelle Terre Spezzate
Il sangue infine ha iniziato a scorrere nelle Terre Spezzate, da troppo tempo contese tra due Re.
Dal Bosco Nero giunge voce di scaramucce di confine tra i guerrieri del Clan del Cervo e gli armigeri dei Manfredi, costretti a riparare dietro le mura di Roccastrada. Sulla Strada del Re solo la città indipendente di Tabbia, il cui Barone dei Sagaci si è proclamato neutrale, ha finora impedito gli scontri tra i miliziani di Venalia e le guardie della Corona.
Nel frattempo da Roccamagna giungono notizie di nuove alleanze, che tuttavia rendono la situazione ancora più confusa. Quel che è certo è che il popolo, privo della guida di un sovrano, è sempre più diviso e sperduto. I confini sono fortemente difesi, i commerci languono e i viaggi, anche brevi, diventano ogni giorno più pericolosi.
Ser Tancredi Roncaglia, il Reggente di Corona del Re, ha giurato fedeltà a Re Edoardo, come molti si aspettavano
La Basilissa Desdemona Alcestidi, Principessa di Venalia, ha messo da parte le antiche rivalità con Meridia per sostenere la causa di Re Temistocle.
Luthien da Rilmeren, la suprema comandante di tutte le armate di Neenuvar, è stata catturata dagli uomini di Temistocle mentre era in viaggio nei pressi di Roccamagna. Senza la guida della Prima Eldalièste, le difese del Principato rischiano di essere indebolite. Pare che Sire Galdor Elentauron abbia preso personalmente il comando, ma in ogni caso la cattura di Luthien è stata un duro colpo per le sue genti, che frastornate cercano vendetta...
Al porto di Rìlmeren, un gruppo di guardiavia pitti ha incendiato un mercantile battente bandiera merida, sostenendo che il capitano fosse una spia di Piazza del Sole. Una mezza dozzina i marinai bruciati vivi.
I commerci nel Mar del Vespero sono ora quasi fermi. I velieri neenuvaren, insieme a navi provenienti da Castelbruma ma con equipaggio valniano, sono schierati in assetto di guerra sotto il comando del Grand’Ammiraglio Aurora della Torre e pattugliano buona parte dei mari occidentali, dal Cimento fino al Golfo di Approdo fino a lambire le Isole delle Spezie.
La risposta di Meridia non si è fatta attendere: il Grand’Ammiraglio Ser Neone da Porto ha riunito sotto il suo comando una grande flotta, composta da navi venali, meride e brinniche. Metà della flotta è di stanza nel Mar del Vespero, l’altra metà nel Mar d’Alba, nel quale si sono già registrati i primi scontri con le navi della Corona, forti dell’appoggio dei vascelli dei Themelioni, delle navi valniane e di dieci caravelle fornite da un armatore di Capo d’Alba. Più a nord, nel Golfo Grande, i feroci predoni gàrgiari non sembrano avere più alcun freno e le loro veloci cocche prendono d’assalto tutte le navi mercantili valniane o coronensi in cui si imbattono, rubandone il carico e trucidandone gli equipaggi.
Inoltre, in quel di Roccamagna, alcuni degli uomini di Castelbruma hanno rinnegato l’accordo stretto dal principe Alarico in persona e si sono rivoltati contro gli uomini di Re Edoardo. Questo tentativo di tradimento non poteva passare impunito: il Re ha decretato che tutte le navi da guerra brumiane venissero requisite e il loro equipaggio sostituito da uomini a lui fedeli. Il Re ha anche comandato che alcuni dei più sapienti Maestri della Forgia brumiani fossero portati a Valleterna, per istruire i fabbri locali sui più alti segreti della loro arte. Infine, come riparazione per l’affronto subito, tutte le ricchezze della Sala del Trono di Castelbruma si trovano ora a Vesta. Re Edoardo ha dimostrato misericordia, la sua punizione sarebbe potuta essere ben più severa...
Tuttavia, il tradimento dei brumiani ha avuto un altro effetto insperato. Pare che Nineve “la Giusta”, la rivoltosa che aizzata dagli uomini di Alarico aveva conquistato la città di Vesta, sia rimasta talmente disgustata dal voltafaccia dei brumiani da giurare fedeltà a Re Edoardo. Quel che è certo è che sulle torri di Vesta sventola di nuovo lo stendardo della Rosa e la Corte di Edoardo vi ha fatto ritorno.
Giungono notizie contrastanti anche da altre città. Dimora, la capitale delle Terre Spezzate che aveva scacciato la Corte di Tancredi e giurato fedeltà a Re Temistocle, è in fermento. La città è ancora sotto il controllo delle guardie fedeli al Capitano Lando e a Meridia, tuttavia sulle mura del Palazzo dei Principi sono comparse scritte ingiuriose contro i meridi e i loro barbari alleati del Nord. Centinaia di ciabattini, tintori e artigiani della città hanno marciato nel Giardino di Laiquamir gridando a gran voce che a Meridia ci sono solo ladri e puttane, che Temistocle vuole saccheggiare Dimora, e che solo Re Edoardo può salvare la città dalle ruberie degli infidi uomini del sud e dei barbari di Altabrina. C’è chi dice che le proteste siano state sobillate da alcuni ricchi mercanti di Roccamagna, delusi dall’incapacità degli uomini di Re Temistocle di difendere i loro commerci. Quel che è certo è che le guardie cittadine fedeli a Lando sono state bersagliate dal lancio di uova marce, sterco e pietre e hanno ristabilito il controllo della città solo dopo sanguinosi scontri.
Tuttavia le voci più strane arrivano dal lontano nord. Non si è più avuta alcuna notizia dagli uomini inviati da Re Edoardo e dal Principe Alarico a ricostruire Torre Veglia. I guerrieri di Altabrina negano il passaggio a tutti gli stranieri, messaggeri inclusi, ed è impossibile per brumiani e valniani avere informazioni di prima mano sul destino dei loro uomini. Sire Galdor di Neenuvar ha accusato i brinnici di aver attirato con l’inganno gli armati al nord, allo scopo di ucciderli per indebolire le forze di Re Edoardo: quattrocento uomini armati non possono scomparire nel nulla da un giorno all’altro. Dal canto suo, il Principe Falcobrando continua ad affermare che la minaccia dei Diavoli dei Ghiacci è reale e giura e spergiura di non aver torto un capello agli uomini giunti ad aiutare al Clan dell’Orso, ma i viaggi fino a Torre Veglia sono lunghi e perigliosi, soprattutto d’inverno.
Nessun uomo è certo del proprio futuro nelle Terre Spezzate.
Quel che è certo è che per le Terre Spezzate si prospetta un futuro assai tetro,
se gli uomini che le abitano non sapranno presto trovare la pace...
Personaggi Coinvolti
Alarico D'Urso
Edoardo dei Castamanti
Temistocle degli Alessandridi
Nineve la Giusta
Lando Corvino Variano
Falcobrando
Aurora Della Torre
Tancredi Roncaglia