Notturna

Sommario

Pensieri di una niviana di Piazza del Sole
Autore
external image eruditi.png Vedi anche tutte le Cronache: 1256 - 1257 - 1258 - 1259 - 1260 - 1261 - 1262 - 1263
Ultime novità - Bandi - Eventi - Racconti e Canzoni - Personaggi famosi - Storia antica



Pensieri di una niviana di Piazza del Sole


Il labirinto di vicoli che attorniavano la sua dimora si estendeva chiaro, quasi luminoso alla vista. Dall'alta finestra ogni sera osservava la fervente attività di Piazza del Sole assopirsi come una leonessa, ormai stanca del giorno, che con pigre zampate doma i cuccioli al riposo. La sommità della Torre d’Ambra era aperta al leggero vento del deserto, accolta nel grembo del tramonto di Meridia che accendeva la pietra arenaria di tiepido arancio.
Il suo sguardo sottile come i raggi del crepuscolo indugiava sulla città, e attendeva il calar della notte.

Amava la notte con passione. L'amava come si ama il proprio paese natale o il proprio amante, d'un amore istintivo, profondo, invincibile. L'amava con ogni singola parte di se stessa, con i sensi tutti. Scrutarne i segreti, respirarne le essenze fragranti appena accennate, ascoltarne il mascherato silenzio, con le membra martoriate dal giorno e frementi alle carezze delle tenebre, era parte della sua natura. Mentre gli uccelli diurni cantano al sole, all'aria celeste e chiara del mattino, la civetta fugge nella notte, chiazza nera che solca il nero spazio, e inebriata dall'oscurità smisurata lancia il suo grido, vibrante e sinistro. I figli della sua stirpe erano simili a quegli animali feriti dal giorno che solo nella segretezza della notte trovano rifugio e dimora. L’abbagliante luce del mattino l'affaticava, rendendole ogni gesto pesante e vuoto, gli occhi piangevano umiliati, la candida pelle s’infiammava, come torturata da invisibili dita di fuoco. Il tremito a quel pensiero la scosse, come se la mite brezza del deserto si fosse tramutata in un gelo improvviso.
Liberò allora la mente dai ricordi diurni e si lasciò pervadere dalle tenebre che ormai regnavano sulla sua stanza. Il sole aveva esteso il suo dominio così a lungo quel giorno, era tempo che i Niviani dominassero le intime notti di Meridia.
Chiuse gli occhi. Un refolo leggero le mosse i capelli, solleticandole la pelle del viso e svelando un ombra di sorriso sulle labbra scure, il corpo si mosse istintivamente, la nuca accarezzò le spalle e la schiena si inarcò con movimenti lenti, eccitata dai brividi che la notte le regalava, donandole nuovo vigore. Era pronta per uscire.



Autore
autore anonimo