La Rosa e il Passo
Scorcio di una contesa tra Valleterna e Castelbruma
Il sentiero saliva ripido verso il valico appena visibile tra le nubi, ruvide pietre scricchiolavano rotolando giù dal pendio scagliate dai passi rabbiosi dei cavalieri di Valleterna; e lui aveva male ai piedi.
"Non è un pensiero nobile quello dei piedi, non è il pensiero che dovrebbe occuparmi la mente in vista della battaglia" rifletteva
"E tuttavia non posso smettere di pensarci. E’ un dolore continuo, spossante, spezza il passo e lo fa strascicato e lento come quello di un vecchio o di uno storpio".
Così pensava e marciava verso la montagna con le membra intirizzite dal freddo, quando un suono lontano spezzo d’incanto l’apatia in cui era caduto.
"I corni del passo! Chiamano aiuto!" il pensiero risvegliò il suo ardore. Alzò di colpo la voce e ordinò di affrettare la marcia. Lo scalpiccio si mutò in rombo quando gli armigeri presero ad avanzare di corsa. I corni suonavano ora più forte e più a lungo, la loro voce portava inquietudine e preoccupazione nel cuore e un senso d’urgenza s’era diffuso nel gruppo di uomini che risalivano il pendio. Essi si accalcavano come bestie nel tentativo di accorrere in fretta all’altura, una terribile curiosità attanagliava i visceri.
<<presto, presto per gli dei, correte!>> li incitava il guerriero con la rosa sul petto
<<di certo il passo è assalito! Non possiamo fermarci!>>.
Poi il corno parve scemare e poi suonare di nuovo e poi ancora, finché, quando tutti ne attendevano il suono, tacque e nessuno poté più udirne il richiamo. Il suo cuore si fece di ghiaccio, un’atroce paura si fece largo nella mente e non s’accorse di rallentare fino a fermarsi. Ma i compagni lo seguivano e con lui si bloccarono, si assieparono senza una parola o un lamento, le orecchie tese a cogliere un qualsiasi rumore proveniente dal passo. Nulla s’avvertiva però, le nubi che li circondavano attutivano ogni rumore, ed il valico stesso pareva scomparso poche decine di metri più avanti nella spessa foschia.
Bisbigliando ordinò agli armati d’allargarsi e di riprendere l’avanzata, volti tesi scomparvero nella nebbia. Solo il tintinnare delle armature gli ricordava di avere dei compagni poiché la vista lo tradiva ad ogni passo, gli pareva di scorgere sagome davanti a sé senza capire se fossero amici o nemici. Ed infine anche le armature smisero di scuotersi, i suoi compagni si erano fermati. Di nuovo il cavaliere con la rosa s’arrestò e rivolse lo sguardo attorno,
"Che attendano un mio ordine?" si chiese. Infine la vide a pochi metri da sé: una densa massa scura in movimento, guerrieri del nord avanzavano nel passo.
Levò alta la spada con un rumore metallico e l’orda indistinta si bloccò sul posto, mandò un urlo rauco e caricò nella bruma.
Autore
Autore anonimo