Guardia Reale (racconto)

Sommario

Memorie d'un uomo d'onore
Autore
external image eruditi.png Vedi anche tutte le Cronache: 1256 - 1257 - 1258 - 1259 - 1260 - 1261 - 1262 - 1263
Ultime novità - Bandi - Eventi - Racconti e Canzoni - Personaggi famosi - Storia antica



Memorie d'un uomo d'onore


Quante volte ho assaporato il privilegio di questa vista. Diamine, toglie ancora il respiro!
Dall’alto del cielo la “corona” spacca il lago in due sezioni, a largo le terre dei principi e al centro, nel mezzo delle acque, la superbia degli antichi re prende forma dalla roccia in quest’isola, e sale all’infinito sino a dove l’occhio vede terra e poi ancora il profondo blu del mare. Dimora è la città più magnifica e al contempo ingegnosa di cui abbia mai saputo, si erge arrogante a sfidare l’invasore per poi beffarlo con la perfezione della propria difesa. E noi con lei.
Mah, forse, la realtà è un’altra. Forse è più facile da questa posizione perché sei sopra agli altri uomini tutti, forse è perché la corona dei re batte sul tuo petto e sul tuo scudo. Forse è perché sai di valere di più.

Era un uomo avvenente, quarant’anni pesavano ormai sui lineamenti del viso serio; mostrava spalle larghe e forti, braccia solide ed abituate all’esercizio, capelli scuri e corti, tagliati al modo pratico dei soldati che, in campo miliare, evitino di soffrire dei pidocchi. La spada, minaccia sempre desta, riposava nel fodero all’aria fresca del primo mattino. L’armatura scintillava d’argento quasi fosse un oggetto da parata, ma su di essa le tante cicatrici erano silenziosi testimoni di una vita di battaglie. Sotto la sorprendente quantità di acciaio che lo avvolgeva si celavano però alla vista altre ferite, profonde e dolorose, di quelle che impiegano anni per ricucirsi, di quelle che soffrono il gelo, e che a volte ricordano ad un uomo quanto sia sterile tentare il gioco dell’inganno col tempo che scorre. Sotto di esse, tacita e sfuggente a tutti coloro che hanno occhi mortali per vedere, l’unica ferita che non sarebbe mai guarita, il dazio da pagare per tanta ambizione.
Affacciato all’imponente trifora della stanza circolare aveva lo sguardo puntato verso il mondo esterno. Assorto e silente era rigido in quella posa statuaria ed orgogliosa che si impara solo con la dura esperienza del milite. Fu breve l’attimo in cui trasalì nel vedere il giovane che duellava nel cortile del castello, lo osservò per lungo tempo, ne studiò il movimento dei piedi, la tempra e la cadenza dei colpi, in breve valutò l’abilità del ragazzo con l’occhio indulgente del veterano. Con un sorriso divertito si schernì, ciò che aveva scorto era soltanto il fugace riflesso di un vecchio ricordo al quale si aggrappava nei momenti di solitudine. Il ricordo di sé in giorni felici di cui ormai era divenuto dolente tener memoria.
Si accostò alla poltrona foderata di velluto e volse lo sguardo ai cavalieri che ogni giorno erano con lui, uomini incredibili, modelli di virtù a cui ispirarsi per generazioni. Ma il mondo non era mai stato pronto per loro; le fiabe che si sussurrano all’orecchio dei fanciulli narrano di eroici cavalieri protagonisti di gloriose gesta e di incantevoli pulzelle bisognose di nobile ausilio, la verità era diversa. La verità era che a tarda notte, quando oscurità e quiete sono complici signore, dalle fessure delle antiche rocce di Dimora s’alza l’olezzo nauseabondo degli innumerevoli bordelli della città. I cavalieri sguarniti della corazza si inebriano di cibi ed uve tra le più pregiate dei principati, in attesa di un complice sguardo offerto da dame in cerca di amore foderato d’argento.
I cavalieri del re erano diversi e lo sarebbero sempre stati, per il solenne giuramento mai infranto, per le rinunce ed i privilegi, per l’onore e la risolutezza, e forse per il bacio del Re. Quelli erano gli uomini della Guardia Reale.

…anche oggi ti vedo, lontano come sempre. Quanti di questi uomini vorrebbero far baratto della propria esistenza meschina per un’oncia di gloria, e quanti non potranno mai farlo. Eppure vi sono respiri in cui io cederei quella gloria per meno, ma poi ricordo ciò che giurai quel giorno, le parole rivolte al mio Re…
A te offro il cuore,
A te porgo la spada,
A te cedo la vita.

Autore
Autore anonimo