Cronache di vignameno 1259

Sommario

Principato
Data
Il Segreto della Fortezza
Riassunto di quanto accadde
Eventi del mese
Bandi del mese
Principato
Portoferro, Castelbruma

Data
sesto giorno della prima decade di vignameno 1259

Il Segreto della Fortezza

A Portoferro fervono i preparativi per l'insediamento del nuovo signore della città: il Duca Teodorico D'Urso, cugino del Principe Alarico. Il Duca Clodoveo, amatissimo signore della fortezza per oltre trent'anni, è infatti mancato di recente, e nonostante le malelingue sostengano che l'ambizioso figlio non riuscisse più ad aspettare per reclamare i suoi diritti di successione alla guida della città, il Principe D'Urso e numerosi ospiti di terre straniere sono attesi nel sesto giorno della prima decade di Vignameno per acclamare Teodorico quale nuovo signore di Portoferro.

La città è in fermento, le molte taverne lungo la via del porto sono già gremite di brumiani e viaggiatori, ma ombre si allungano sull'atteso giorno e un senso di inquietudine serpeggia tra le mura della fortezza.
Il popolino sostiene con timore che il castello sia infestato: rumori terrificanti si odono durante la notte, lugubri lamenti che rimbombano nelle viscere della fortezza. Pochi giorni fa, all'alba, le guardie hanno notato simboli misteriosi sulle mura della città e c'è chi giura di aver visto ardere fuochi notturni dove gli strani segni sono stati trovati.
Vi sono inoltre voci sempre più insistenti sull'imminente arrivo al porto della nave che conduce a Castelbruma un Balivo di Sua Maestà: un messo inviato dal Re per controllare da vicino i domini del fiero Alarico D'Urso.

Tra i mercanti stranieri non mancano di certo gli scettici, ma nell'attesa che giungano a Portoferro il Principe Alarico e le delegazioni di tutte le Terre Spezzate, davanti ad una birra e alla tipica zuppa di crostacei locale non si può fare a meno di chiedersi se esista davvero un misterioso Segreto della Fortezza.

Riassunto di quanto accadde

Il Duca Teodorico D'Urso, cugino del Principe Alarico, era recentemente succeduto all’amatissimo Clodoveo, suo padre e signore della fortezza di Portoferro per oltre trent'anni. Il Principe D'Urso e numerosi ospiti di terre straniere erano attesi nel sesto giorno della prima decade di Vignameno per acclamare Teodorico quale nuovo signore della città. Il dominio del nuovo Duca tuttavia si rivelò oscuro ed eccezionalmente breve: la sera stessa Alarico gli avrebbe spiccato la testa per tradimento. Pareva infatti che il castello fosse infestato: il popolino sosteneva con timore che rumori terrificanti si odevano durante la notte, lugubri lamenti che rimbombavano nelle viscere della fortezza.
Durante la giornata si scoprì invece che Teodorico, con l’aiuto di un mago straniero, un Erede di nome Hoseldon, stava forgiando un’armata di colossi di roccia allo scopo di usurpare il trono dei D’Urso. Queste terribili statue animate obbedivano ciecamente al Duca che li aveva forgiati, ma l’Iniziata Persefone si dimostrò più astuta, piegando al suo Volere Teodorico e, con lui, il colosso di roccia che lo seguiva. La maga venale consegnò il traditore nelle mani del Principe di Castelbruma che lo giustiziò seduta stante.

Infine si scoprì che gli empi simboli rinvenuti sulle mura, che la plebe attribuiva ai misteriosi spettri, erano stati tracciati da fedeli del proibito culto del Corvo, che pure furono catturati solo in parte. Ciononostante nella fortezza si trovava davvero uno spettro, benché non fosse responsabile né del rimbombo né dei simboli... lo spettro del defunto Duca Clodoveo, che per primo accusò il figlio di tradimento, dando inizio ai sospetti nei confronti di Teodorico.
Non fu quella del tradimento l’unica ombra che offuscò la giornata: già nel 1258 una profezia oscura aveva presagito grandi cambiamenti per l’antico culto: seguendo le sue parole alcuni uomini, desiderosi di rivincita nei confronti del Bando Reale che li aveva così limitati, erano riusciti ad evocare un demone dalle sembianze corvine grazie ad una reliquia chiamata la Zampa del Corvo. Lo Spirito del Corvo era in grado di sottomettere la volontà dei suoi seguaci, o almeno così si vociferava. Tra coloro i quali cedettero alle lusinghe del demone corvino si annoverano il guerriero del clan Nibbio, Ranyare di Neenuvar, che in seguito fu eletta guida del clan del Corvo, Ludovico dal Pozzo, veterano tra gli armigeri, Astolfo, primo cacciatore di Castelbruma e Ginepro, kyermen che in seguito riuscì a pentirsi, redimersi e a ricevere addirittura il perdono reale.
Durante il raduno a Portoferro i seguaci del Culto, fino a quel momento latenti, diedero prova della propria forza, creando non pochi problemi ai Tetradici, che tentarono invano di arginarne gli eccessi: fu sfregiato con il simbolo del Corvo persino un Vicario dell’Ecclesia, Ser Augusto Laurenti, su ordine di Barduccio, detto il gentile, campione del Clan reso folle e violento dalla repressione scattata contro i seguaci del culto.

Ritratti e disegni - 1 - 2 - 3 - 4

Novità e Dicerie

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Eventi del mese



Bandi del mese

  1. Bando Reale sulla nascita dei Draghi di Ferro, Vignameno 1259