Società di Castelbruma


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La corte del Principe


I brumiani sono un popolo forte e coeso, in cui la stirpe dei Bruti e quella degli Uomini del Mare si sono perfettamente compenetrate, unite non solo dalla comune aggressività, ma anche dalla necessità di sopravvivere alla natura ostile, e di dominarla.
Spopolata, e resa misteriosa dal perenne incombere di una densa foschia che filtra in ogni pertugio, Castelbruma è una terra difficile e insidiosa per chi non la conosce. La Bruma che da nome al Principato è un fenomeno da molti considerato soprannaturale, essa si addensa sui monti, nasce dal terreno e in brevissimo tempo ricopre vastissimi tratti di foresta.
E' inoltre presente in ogni periodo dell'anno e a volte, in autunno e in inverno, non si dirada per intere giornate. Abbondano, tra la gente e nelle taverne, storie di cacciatori smarritisi nella bruma e ricomparsi anni dopo, senza ricordare dove fossero vissuti tutto quel tempo. La gente semplice sussurra che nella nebbia alberghino innumerevoli spiriti, insidiosi, crudeli e capaci di confondere il più abile dei cacciatori. Corre voce addirittura che alcuni cacciatori si siano fusi con la bruma stessa a forza di vagare al suo interno e che tendendo l'orecchio si possa sentire il fruscio delle loro voci perse nell'aria.

La Bruma, il clima rigido e le vaste foreste popolate di creature selvagge che, col favore della nebbia fitta, si avvicinano pericolosamente agli insediamenti umani, rendono i brumiani un popolo vigile e responsabile, per cui il dovere individuale è un valore fondante in quanto funzionale alla sopravvivenza comune. A Castelbruma la gente può essere dura, aggressiva e chiusa, ma nessuno mancherà mai di svolgere i propri compiti, si tirerà indietro di fronte alla difficoltà o alla parola data. Allo stesso modo l'ospitalità è un valore sacro per i brumiani date le difficili condizioni di vita, rifiutare asilo e rifugio in condizioni difficili è un reato grave, perchè in certe notti a Castelbruma mancare di un tetto e di un fuoco caldo può significare morte certa.
E' sempre malvisto chi invece non si procuri il proprio benessere con il duro lavoro, che nella psicologia brumiana include il minatore come la massaia e il comandante d'esercito, perchè ognuno ha il proprio ruolo nella sopravvivenza comune. Per questo a Castelbruma i mercanti non sono spesso visti di buon occhio: chi non usa le proprie mani per produrre o per combattere, o peggio presta danari ad interesse, non è degno di rispetto e fiducia. La gente vive quasi esclusivamente attorno ai castelli delle famiglie nobili, ogni città è protetta da alte e poderose mura, pronte a dare asilo agli abitanti della zona. Si tratta, come quasi tutto a Castelbruma, di un'evidente necessità, poichè il bisogno di protezione è forte in queste terre, e la possibilità di coltivare indisturbati dalle fiere o da altri esseri ancor più temibili è una merce rara che val bene la sottomissione al signore locale e al suo arbitrio.

Ma non sono i raccolti la ricchezza del Principato, poiché gli stessi boschi, che celano insidie ed indomabili occupano gran parte del territorio, offrono anche un'inesauribile fonte di selvaggina che rende ogni abitante di Castelbruma contemporaneamente preda e cacciatore. La caccia è l'attività più rinomata in assoluto assieme alla guerra, nella società brumiana chiunque voglia elevarsi sopra il livello del contado deve, oltre a portare le armi, essere un cacciatore. Ogni guerriero di Castelbruma, a qualsiasi condizione appartenga, deve cacciare per procurare a sè, alla propria famiglia ed al proprio Signore la carne delle bestie che vivono negli estesissimi boschi del luogo. Dalla caccia si ricavano inoltre le pelli che ornano i vestiti degli abitanti e che li proteggono dal freddo pungente. Esse sono il principale prodotto di queste terre e costituiscono assieme ai metalli estratti dalle montagne, le uniche merci d'esportazione della regione.
Sono legati alla caccia anche i momenti più felici della popolazione. Spesso partono ampie battute di decine e decine di cacciatori e, se tornano con carnieri abbondanti, il popolo di Castelbruma, generalmente teso al difficile compito di sopravvivere, si rilassa e si concede banchetti e feste degne di questo nome. Sono i momenti durante i quali i nobili si mischiano più facilmente al popolino, sovente perchè essi stessi hanno partecipato, o condotto, la caccia. In queste occasioni musica e danze accompagnano i lauti pasti, condivisi dall'intero castello e dal circondario contadino in festeggiamenti piuttosto simili a una sagra paesana. Tutte i giorni di festa durante l'anno vengono celebrati in questo modo, uomini comuni e nobili si uniscono nella caccia e provvedono in misura corrispettiva alla propria posizione sociale alle libagioni. Un ricco banchetto a Castelbruma è sempre il cuore dei festeggiamenti, e la popolarità di un nobile presso i suoi sudditi è anche legata all'abbondanza della caccia in queste occasioni.
La caccia influenza profondamente la mentalità brumiana, poiché il popolo è contemporaneamente preda e cacciatore. La gente viene braccata dalle frequenti invasioni di creature selvagge, che però a propria volta vengono cacciate, insieme alla selvaggina, da cacciatori ed armigeri. Chi ha la forza per essere predatore e non preda assume il diritto ad una posizione sociale più alta, il diritto all'autorità e a conquistarsi il comando. A tale spirito predatorio, fiero e aggressivo, si aggiungono la durezza e il rigore che le difficili condizioni naturali hanno forgiato; inoltre il valore di un uomo è strettamente proporzionale al suo senso del dovere e al suo grado di responsabilità nei confronti del popolo. A Castelbruma infatti, nonostante il livello di civiltà raggiunto, il benessere sociale dipende ancora molto da capacità primordiali come quelle di saper difendere e saper procurare cibo e pellicce.

Gli abitanti di Castelbruma si vestono in modo consono alla propria indole, pertanto non amano eccessivamente orpelli, gioielli o abiti di tessuti vistosi. La linea delle vesti, anche nei costumi nobiliari, è sempre semplice e funzionale, affinchè un indumento sia caldo, confortevole e comodo. Persino le dame raramente ostentano lusso e ricchezza nel vestiario. Ciò che raramente manca addosso a un brumiano è il metallo, che per gli uomini prende la forma di armature e pesanti bracciali, anche decorati, mentre le donne indossano fibbie, spille, fermagli o diademi.
Proprio perché ogni nobile locale è investito dal proprio popolo di una grande autorità, i duchi brumiani sono storicamente piuttosto riottosi; per questo il sistema di governo di Castelbruma si regge sul potere del Principe di tenere a bada i suoi vassalli. Sin da tempi lontani il Principe ha mantenuto per sè il governo di alcune rocche del Principato ponendovi governatori militari che gli rispondessero personalmente. Gli altri territori sono spartiti tra le nobili famiglie di Castelbruma, alcune delle quali sono discendenti di antichi condottieri degli Uomini del Mare durante l'epoca della conquista, per questo nel passato di Castelbruma non sempre è stato facile tenere a bada gli orgogliosi Duchi locali, in particolare gli superbi Alanera Signori di Corvia. Inoltre, poiché si dice che chi controlli Forte Guardiano controlli il nord, i Principi di Castelbruma hanno sempre cercato di mantenervi un proprio governatore, come pure nei territori di Portoferro.

All'interno di ciascun castello ducale sorge un tempio della Tetrade e le cerimonie pubbliche si svolgono con regolarità grazie all'impegno dei sacerdoti inviati dall'Ecclesia di Corona del Re a diffondere il verbo del nuovo culto. In nessun luogo come a Castelbruma la religione è una questione politica di straordinaria delicatezza, il potere della Tetrade è saldo solo in apparenza, la popolazione, soprattutto i Bruti, è in gran parte ancora legata agli Antichi Spiriti. Quindi, per volontà del Principe D'Urso, le chiese sorgono esclusivamente all'interno dei castelli, ma molti sono i sacerdoti della Tetrade che si aggirano per le campagne prestando i propri servigi e diffondendo il proprio culto. Ciononostante, nella saggezza popolare gli spiriti sono ancora ben radicati, e nonostante il popolo sia avvezzo ad affidare alla Tetrade matrimoni, battesimi e funerali, quando la Bruma scende o il bestiame viene graziato da un'incursione di creature selvagge, si mormorano ancora scongiuri e preghiere all'indirizzo degli spiriti.

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  1. ^ sostiere Ser Pinco Pallino, cavaliere valniano