Riassunto di quanto accadde nello sferzato 1258

Da tempo gli sciamani del Clan del Gufo di Altabrina sognavano di trovare le immense ricchezze che si celano nelle scoscese montagne di Punta Artiglio ma, nonostante diverse piccole spedizioni avessero in passato tentato l'impresa, gli esploratori inviati non avevano mai fatto ritorno. Nell’estate del 1257, mosso dai numerosi presagi dei potenti Sciamani del Gufo, il principe Falcobrando aveva finalmente acconsentito ad avviare una vera e propria missione di ricerca supportato dall'alleanza di Meridia, che fornì denaro e uomini. Sul finire dell’anno gli esploratori non avevano però ancora fatto ritorno dalle impervie montagne, nonostante le previsioni delle guide prevedessero il rientro prima dell’inverno.
Quando ormai nessuno sperava più nel buon esito della missione, gli sciamani del Clan del Gufo ricevettero nuovi presagi degli spiriti e annunciarono che, malgrado il gelo che stringeva le Terre Spezzate, la spedizione di Punta Artiglio era sul far del ritorno.
Stretti dalla morsa dell’inverno e inseguiti dai terribili Diurni, gli uomini e le merci riuscirono infine a oltrepassare le montagne, ma non senza gravissime perdite. Solo in pochi riuscirono a sopravvivere conducendo indietro il fiabesco bottino per poi abbandonarlo nella fuga dai “diavoli dei ghiacci”. I superstiti raccontarono infatti di aver trovato diamanti grossi come pugni e un enorme blocco d’oro puro ma, quando la notte scese su quel disgraziato giorno, del prezioso carro non v’era traccia.
Grande fu lo scorno di Meridia nell’apprendere che il denaro investito nell’impresa era andato perduto, l’ombra del sospetto scendeva sull’intera spedizione e nei mesi successivi in molti continuarono a interrogarsi su dove fosse finito l’Oro di Punta Artiglio.

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Novità e Dicerie

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