
L’Antico Culto: religione di Stato
Antico Culto: così la dottrina della Tetrade chiamava tutti i culti praticati prima della venuta del Profeta. Ma come possono due semplici parole racchiudere in loro, nello stesso momento, i roghi scintillanti sulla sabbia, le voci che, accompagnate da tamburi, leggono nelle ossa il volere degli Spiriti o i rituali senza tempo celebrati per porre fine all'inverno ?
Frammenti di uno specchio infranto che alterano e deformano la luce, le antiche religioni sono insieme somiglianti e opposte, difficili da catalogare per chiunque non abbracci la Vera Fede delle Terre Spezzate.
Vi fu un tempo, prima che da deserti e mari giungessero gli uomini, in cui gli Elfi abitavano le sette terre in armonia con gli Spiriti di tutte le cose, ai quali rivolgevano preghiere, canti e offerte.
Ma la Voce degli Spiriti più non canta in quei boschi, ove la voce degli Antichi più non si ode da secoli. Gli elfi si sono chiusi in un silenzio perpetuo, spezzato fu il loro antico legame con gli Spiriti di tutte le cose. Tale culto passò ai loro successori, che lo scoprirono nascosto nella terra: i Pitti ripresero le antiche tradizioni sciamaniche e le insegnarono ai Bruti, che un tempo calpestavano le Terre Spezzate, quando il mondo era giovane.
Fu invece dalle ignote terre oltre ai grandi deserti che giunse, insieme agli Adusti, il Culto del Fuoco, diffuso durante i giorni dell'Impero a Meridia e Venalia. Spezzata dalla predicazioni dei sacerdoti tetradici, ormai non resta nulla dell'antica via della fiamma, se non nella memoria di qualche Bruto tra le rosse sabbie dell'estremo meridione.
Infine, giunsero gli Uomini del Mare e, nonostante il Dono loro offerto, l'Antica Religione, essi crebbero in seno alla terra una Eresia vera e propria: la Tetrade, un culto che rinnegava gli Spiriti, oggi finalmente sconfitto.
A Castelbruma l'avanzare dell'Ecclesia ha smorzato per secoli la forza del culto degli spiriti, ma con l'ascesa del nuovo Re la fede ha tornato a farsi sentire. Gli spiriti hanno stretto nuovi patti con gli Sciamani, le loro voci ora si odono nella Bruma, piene di potere per chiunque sia in grado di coglierne i sussurri.
L'Antico Culto è, oggi, unica vera religione delle Terre Spezzate: ogni cultista della Tetrade scoperto a praticare, dopo la fine della guerra veniva condannato e punito per la sua Eresia. Sebbene la Pace del Re abbia imposto un fermo alle purghe dei fedeli tetradici, predicare in pubblico è ancora considerato un peccato punibile con la morte, per impiccagione.
Cerimonie dell'Antica Religione
Nonostante le profonde differenze, le antiche religioni sono accomunate da una serie di cerimonie che, nel loro susseguirsi, scandiscono l’intera vita di un uomo.Nascita
Venire al mondo è un evento di gioia e come tale viene festeggiato dai seguaci dell'Antico Culto. A Neenuvar la testa del bambino viene cosparsa di acqua, e vengono impartite benedizioni su di lui affinché egli possa vivere felicemente fino al giorno in cui le acque non lo chiameranno a sé.Presso le gelide terre di Altabrina, invece, i riti iniziano durante il parto e procedono fino al momento della nascita, interrogando gli spiriti sul futuro del nuovo nato: a seconda degli auspici giunti il bambino riceverà un nome.
Infine a Castelbruma, alcuni giorni dopo la nascita, viene organizzata una battuta di caccia in onore del bambino, e il suo cuore bagnato con il sangue della creatura più feroce rimasta preda dei cacciatori, per renderlo forte e coraggioso.
Matrimonio
Presso gli Eredi il matrimonio, forse la più importante delle cerimonie, avviene sulle rive di un lago o uno stagno, solitamente sotto le fronde di un salice. L’officiante, in piedi di fronte ai due sposi, inizialmente invoca la Terra affinché vegli sul matrimonio, quindi chiede loro se l’unione è consensuale per entrambi. Infine, ricorda ai due che la loro vita come una sola creatura si dovrà integrare nel Tutto, o ne verrà distrutta. I futuri marito e mogli si bagnano dunque vicendevolmente la testa con l’acqua del lago, promettendosi di restare uniti e fedeli fin quando le acque non li avvolgeranno per sempre. Lo sposalizio è in ultimo sancito dallo scambio dei bracciali nuziali, due cerchi di metallo uniti da un sottile filo di seta che viene spezzato al termine della cerimonia: da quel momento, la coppia è effettivamente sposata, e il filo di seta ne simboleggia l’unione. Dopo la cerimonia, i due presenziano al posto d’onore di un banchetto allestito per l’occasione, cui prendono parte entrambe le famiglie e un gran numero di amici e persone care agli sposi; la mancanza di uno dei due rami familiari è considerata come un cattivo presagio per il matrimonio.Ad Altabrina, è uso che gli sposi, si rivestano l’un l’altro con la pelliccia del loro animale guida, come pure fra i nobili di Castelbruma ora che la Tetrade non impone più loro frivole cerimonie.
Molto spesso, invece, i Bruti officiano cerimonie molto più spicce, che si concludono con chiassose scorpacciate di carne, talvolta di dubbia natura; presso i Pitti, il matrimonio è un evento a cui spesso prende parte l’intera tribù, e le danze e i canti che ne seguono possono durare anche interi giorni.
Funerale
Altra cerimonia particolarmente rilevante è il funerale. Presso gli Elfi e gli Eredi, i morti vengono tradizionalmente affidati alle acque, dunque il sacerdote invoca la Terra affinché essa possa abbracciare il defunto con le sue acque e reintegrarlo nel Tutto,facendo sì che la sua anima possa scindersi e rientrare fra i viventi in altre forme. Solo tra gli Elensil è consuetudine comune quella di bruciare i corpi, in memoria della fine che fu di Daelin Elentauron.Presso le genti di Altabrina invece, si è sviluppato un particolare rito funebre, durante il quale viene ricordata la forza del defunto e si pregano gli spiriti perché questa possa rivivere in coloro che in vita gli erano vicini. Al termine dell’omelia, gli amici e i parenti mangiano un pezzetto del cuore del defunto, e lo seppelliscono personalmente assieme alle ossa dei suoi antenati. Anziani di un certo rilievo, sciamani e capiclan spesso vengono interrati dagli alfieri del clan, e non dai parenti, a simboleggiare che essi erano come padri e fratelli dell’intera comunità. Talvolta vengono inoltre presi frammenti di ossa o ciocche di capelli e barba che vengono gelosamente custoditi come preziosi talismani. Non è raro, specie presso i Pitti, che questi frammenti vengano incastonati all’interno di anelli e medaglioni, divenendo così veri e propri gioielli.
Anche a Castelbruma vi sono riti simili, ma a causa del controllo esercitato dalla Tetrade durante i Secoli Bui, spesso i corpi venivano semplicemente inumati nella terra, mentre ora si è tornati ad una spiritualità più antica.
Rito di passaggio
Ad Altabrina e Castelbruma vi è un’ulteriore tappa della vita di un uomo, oltre alla nascita, il matrimonio e la morte, che viene celebrata con riti religiosi. Questa è il compimento del quattordicesimo anno di età, ovvero il momento in cui si diventa uomini e si acquista il diritto di cacciare, di essere responsabile di se stessi e della comunità, sia essa il ducato brumiano o il clan brinnico. La cerimonia d’iniziazione che si associa a questo importante giorno si svolge spesso unendo diversi giovani in “età da caccia” e prevede naturalmente la loro iniziazione all’arte venatoria e, tradizionalmente, il dono ai giovani del loro primo pugnale, o del primo arco da caccia.
A Castelbruma, ai riti o ai giorni di festa di ogni genere si associa sempre una grande battuta di caccia, il cui esito viene interpretato quale auspicio e le cui prede costituiscono il cuore del banchetto.
Il Culto degli Spiriti ad Altabrina
Lo scricchiolare delle foglie sotto al peso dell’autunno, l’impercettibile stridere di fiocchi di neve che lentamente si accumulano in un candido manto, il sinistro ululare del lupo stregato dalla luna, semplici rumori di sottofondo al rintocco dei passi per il pellegrino distratto, per le genti di Altabrina sono invece parole sagge, antiche e preziose, la voce di tutte le cose. Per volere degli Elfi, che avevano ripudiato gli antichi spiriti, un tempo ai Pitti era fatto divieto di udire il canto delle anime del mondo, ma da quando Saviogufo guidò il suo popolo contro Elen Eressea, forte di un’alleanza con i fieri Bruti, i popoli del Nord sono liberi di seguire la guida degli sciamani e affidarsi alle ombre incorporee del creato, già vecchie quando la terra era giovane. Tanto fu l’orgoglio di quelle genti per la ritrovata libertà, che gli invasori dalle armi di ferro non poterono piegarlo, ma anzi furono gli Uomini del Mare a convertirsi e cercare il consiglio di aruspici e veggenti, prima di scendere in battaglia.Ai fedeli degli Antichi Spiriti, gli sciamani insegnano che ogni parte della natura possiede una volontà invisibile e immortale, capace di manifestarsi e condurre i suoi seguaci verso la grandezza. Nulla accade per caso, tutto è guidato dalla volontà degli Spiriti. Le pietre lanciate dall’indovino si allineano per mostrare la via; dagli intestini strappati da un cinghiale, il sangue sgorga nella direzione indicata dall’anima del vento; la luna, a volte, si oscura nel cielo rispondendo all’ira di tutte le cose.
Ogni Voce ha una sua forma e un suo scopo. Pregare il Lupo può donare forza, mentre seguendo la via del Gufo si giungerà alla saggezza, il Vento è incoerente maestro di parole e magia, mentre il grande Fiume un guaritore gentile. I più potenti e rispettati tra gli Spiriti sono quelli dei fieri animali che donano il loro nome ai Clan di Altabrina. I Brinnici credono inoltre che gli spiriti animali in circostanze eccezionali si incarnino in animali corrispondenti di particolari qualità, dando vita ad una bestia spaventosa, dotata di caratteristiche leggendarie. E proprio in molte leggende compaiono animali posseduti dai propri spiriti che hanno guidato le genti di Altabrina in particolari battaglie, o di lupi posseduti dallo spirito del Lupo che terrorizzavano i villaggi, sconfitti da eroi dai nomi imperituri.
Riti
Innumerevoli come le voci di tutte le cose a cui si rivolgono, i rituali di Altabrina cambiano di forma e sostanza con il variare del loro scopo e dello Spirito invocato. Gli Sciamani sanno che niente esula dal volere delle anime del mondo e conoscono quindi cerimonie adatte ad ogni occasione. Si può scannare una bestia per divinare il futuro nelle sue interiora, oppure banchettare con il cuore di una preda per rubarne la forza, una danza dedicata al Vento può spezzare una tempesta così come meditare sui picchi delle aquile può portare a intendere il nome del prossimo Re. Tuttavia, in questo intricato arabesco di usanze, esiste un elemento costante, in tutte queste cerimonie lo sciamano cerca di scorgere, nei segni della natura, la volontà dello Spirito invocato.Ma non tutti i rituali di Altabrina sono celebrati da sciamani solitari o per piccoli gruppi di fedeli. In occasioni particolari capita che interi Clan si riuniscano attorno ai sacri cerchi di pietre, dove i più saggi tra coloro che possono udire la voce di tutte le cose gridano al cielo benedizioni, parole di verità o importanti profezie, mentre intorno i tamburi e le urla si uniscono in un chiassoso crescendo fino a sostituirsi all’eco delle montagne.
Gli sciamani
Fieri della loro libertà e naturalmente inclini a seguire il mutevole volere di uno dei tanti Spiriti, gli Sciamani di Altabrina non hanno una vera organizzazione e ripudiano il concetto di gerarchia tanto caro alle genti del Sud. Chiunque abbia compiuto il rito di passaggio, una pericolosa prova che può condurre l’uomo alla follia, e conquistato così il Vero Sguardo, la facoltà che permette di distinguere il volere degli Spiriti nei segni naturali, è degno di essere chiamato Sciamano. Ognuno di essi segue la voce di tutte le cose in una maniera diversa e personale. E’ possibile incontrare saggi indovini nascosti su montagne inaccessibili, aruspici che divinano il futuro nel lancio delle ossa o sapienti guaritori, esperti di erbe e unguenti. Solo le azioni e la saggezza di uno sciamano possono arricchire la sua fama e fargli ottenere il rispetto della sua gente. I migliori vengono, a volte, scelti per diventare Alfieri del Clan e, quando uno di loro diviene famoso in tutto il principato e visto come un maestro dagli altri sciamani, prende il nome di Voce dell’Inverno, guida spirituale per l’intera Altabrina.L'Antica Religione a Castelbruma
Nelle nebbiose campagne di Castelbruma, fino a pochi anni fa le campane chiamavano a raccolta i fedeli per pregare i nuovi dei della Tetrade. Ma per secoli gli Uomini del Mare e i Bruti hanno rivolto le loro invocazioni agli antichi spiriti e la memoria delle genti del Nord è profonda e ostinata quanto le radici dei monti.Oggi, con l'ascesa al Trono del Re Abelardo D'Urso, il Culto degli Spiriti è di nuovo unica religione e, ciò che un tempo era solo uno sparuto manipolo di fedeli nascosti, oggi si batte orgogliosamente il petto vantando la propra fede: ove prima si poteva trovare solo rispetto per lo spirito di un animale ricamato su di un vessillo nobiliare, credenze tramandate di generazione in generazione, perpetuate in maniera personale o entro i limiti della famiglia, talmente radicate presso il popolo delle nebbie da sembrare quasi leggenda, oggi a Castelbruma i fedeli degli antichi spiriti non sono più nascosti, ma escono in pubblico.
Dal limitare delle foreste o sulle colline che ospitano le ossa dei defunti, nel modo semplice e spontaneo che hanno appreso dai padri e che tramanderanno ai loro figli i loro canti agli spiriti si fanno più alti, mentre gli Sciamani iniziano a tornare dal loro esilio, oltre il Cristallo ove erano fuggiti per scampare alle persecuzioni del dominio di Valleterna.
Ma più della religiosità, nella Bruma sono i gesti e le piccole liturgie a scandire il ritmo della vita: un Brumiano sa che bisogna sputare per terra, dopo aver pronunciato un nome malvagio o infame, se si vuole scacciare la sventura; che il modo migliore per difendersi da uno spirito inquieto è attraversare un fiume o fare tre nodi a una corda, ricorda il valore sacro dell’ospitalità e gli insulti da urlare contro una zitella vestita di nero, megera senza dubbio alcuno. I cacciatori imparano ad appoggiare due monete sugli occhi del campagno defunto ed i fabbri a offrire gli scarti di metallo agli spiriti, che ne possano forgiare spade per i valorosi guerrieri dell’aldilà, dopo un brindisi gli armigeri versano in terra il primo sorso di birra, perché ne bevano anche i commilitoni caduti.
Oltre a queste credenze, in tutta Castelbruma è diffuso un sentimento di grande rispetto e devozione verso gli antenati, i valorosi Padri caduti con gloria in battaglia, e ogni combattente sa che dovrà dimostrarsi degno della loro memoria se vorrà sedersi con onore al loro fianco, in quel mondo misterioso che tutti attende
Il Culto della Madre Terra
In un tempo remoto, pur di difendere il Regno della Primavera, gli Elfi abbandonarono l'ancestrale alleanza con gli Spiriti di Tutte le Cose e si dedicarono unicamente a proteggere, ringraziare e temere ciò che avevano di più caro: la terra. Poco si sa del modo in cui gli antichi celebrassero i loro riti, poiché nei mille inverni successivi alla caduta essi si mostrarono sempre più riluttanti a rivelare le usanze dei tempi perduti, fino a chiudersi in un silenzio incomprensibile per i mortali. Tuttavia nel principato delle acque il Culto della Madre Terra sopravvive, tramandato, modificato e arricchito nel corso dei secoli dai Pitti e ingentilito successivamente dall'influenza degli Eredi.La Terra, per i Neenuvaren e gli Eredi che seguono gli antichi culti, è principio e fine di ogni cosa, una Madre dai molteplici aspetti, dolce e caritatevole ma anche dura e spietata. Le preghiere e i rituali a lei dedicati seguono tre aspetti, diversi ma complementari, che si alternano lungo il ciclo delle stagioni.
Al principio, la Terra deve essere placata, e i fedeli mostrarsi degni di ararne i campi o raccoglierne i frutti, di calpestarne i sentieri e tramandarla alla discendenza. I Druidi ricor-dano spesso, durante cerimonie e preghiere simboliche, l'antico sacrificio degli Elfi che, per preservare Tuilenor e farne dono ai mortali, si avvicinarono alla dannazione. A volte i canti narrano invece delle innumerevoli battaglie combattute lungo i confini di Neenuvar durante i secoli bui. Solo il sangue, versato per conquistare la Terra, oppure in sua difesa contro invasori e bestie feroci, può sancire il diritto di godere dei suoi frutti.
Quando essa è ormai domata e da ostile nemica prende i nomi di Madre e di casa, è compito dei suoi seguaci accudirla e proteggerla. Si intonano quindi cori per chiamare la pioggia, che a volte distratta si dimentica dei suoi doveri, o per scacciare le fiere selvagge, costante minaccia per gli armenti.
Ma la Terra, a volte, deve essere nutrita e aiutata. Priva dei roghi nelle sacre notti d'inverno, la primavera potrebbe smarrire la sua strada e non giungere più, se tacessero i canti sotto al sole dell'estate le messi non crescerebbero rigogliose. Senza sacrifici di sangue, la carestia non avrebbe fine.