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Personaggi

I Brigatisti - La Colonna Anna Maria Ludman

“MAI PIU’ SENZA FUCILE !”

Proletari che escono da una condizione di marginalità civile e politica, convinti che la guerriglia sia necessaria per distruggere la società capitalista e dare potere al proletariato. Sono operai, studenti, impiegati, contadini, delinquenti comuni, giovani e meno giovani, ma pronti a sfidare lo stato imperialista. La lotta politica ha dimostrato il suo fallimento: è ora di imbracciare il fucile e fare la rivoluzione! Del resto i loro padri e i loro nonni hanno fatto la stessa cosa con la Resistenza e sono questi i valori che si devono perseguire: non importa se lo stato imperialista e la borghesia manipolano la realtà facendoli passare come terroristi e delinquenti. E’ il prezzo che si deve pagare andando contro lo Stato, prendendo la strada della clandestinità e portando avanti la lotta armata. Un giorno o l’altro, però, i proletari incerti capiranno la forza rinnovatrice delle BR, li seguiranno e allora sarà il giorno della sconfitta del capitalismo e dell’imperialismo.

"LA NATO E’ GUERRA IMPERIALISTA E CONTRORIVOLUZIONE PREVENTIVA! GUERRA ALLA NATO! GUERRA AI CORPI SPECIALI ANTIGUERRIGLIA !”
19ma Tesi Finale delle Brigate Rosse

 

Le Forze dell’Ordine

La Polizia di Stato

(UCIGOS Ufficio Centrale per le Investigazioni Generali e le Operazioni Speciali -  NOCS Nucleo operativo centrale di sicurezza )

  

 “Governo significa diritto di fare la legge e di imporla a tutti con la forza: senza gendarmi non v'è governo.”
Errico Malatesta

Si è in guerra. Gli agenti di polizia lo sanno bene. Sempre in prima linea contro questi terroristi, consci di essere un bersaglio, costantemente sotto minaccia, pagati poco per quello che devono sopportare e rischiare. 

Ma è il momento per uomini forti, decisi e risoluti, che sappiano cosa sia la lealtà per lo Stato: al bando, quindi, le debolezze o le paure! La polizia vuol far ricredere chi dubita della sua efficienza nel contrastare il terrorismo e vuole zittire chi ancora osa insultarla, per lo più giovani imberbi, sprezzanti l’ordine e la stabilità sociale.   

E’ il tempo dell’autoritarismo. Chi stabilisce un limite in un'azione quando si deve salvare gente innocente o quando lo Stato è in pericolo? Si può e si deve fare il possibile e non avere remore: bisogna andare fino in fondo!

«Ho un concetto chiaro dell'interrogatorio. Una persona deve sentirsi nel potere di colui il quale interroga. Quando ciò avviene, egli cede.».
Nicola Ciocia, alias professor De Tormentis

 

I CARABINIERI 

Nei Secoli Fedele
Motto dei Carabinieri

L’uomo della strada vede nel Carabiniere un riferimento solido e tranquillo. Chissà perché? Gli stessi bambini hanno paura dei poliziotti ma non dei Carabinieri. Sembra quasi un carattere distintivo e storico dell’Arma, le loro mostrine sono il segno di riconoscimento di una dignità che non abdica mai. Ogni giorno questi servitori dello Stato escono di casa con la divisa, consapevoli dei rischi a cui vengono esposti semplicemente per il fatto di indossarla: ne sono esempio i tanti colleghi caduti sotto i colpi delle mitragliette skorpion dei terroristi. Forse questi uomini, più che santi laici, avrebbero preferito continuare a fare l’appuntato o il maresciallo di quartiere, il padre e il marito piuttosto che essere ricordati con una lapide, ma chi può dubitare del loro senso del dovere?                       

«… ci sono cose che non si fanno per coraggio. Si fanno per poter continuare a guardare serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei propri figli. »
 Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa

 

I SERVIZI SEGRETI

  

Nel mondo è in corso una guerra fredda, nascosta dove le superpotenze si scontrano nel silenzio, utilizzando agenzie come la CIA, il KGB, ed altre meno note ma non meno pericolose. Spionaggio e controspionaggio, servizi deviati, doppiogiochismo. Gli agenti segreti sembrano essere uomini senza scrupoli: non si fidano di nessuno, nemmeno dei propri colleghi e passano le loro vite a tramare nel buio, a ordire complotti. Il loro lavoro li porta a non avere un senso morale o etico e la loro visione del mondo non è mai banale e per questo a volte triste, a volte cinica. Ma al di là di tutto questo, sono sempre esseri umani come tutti noi, con debolezze e limiti: nemmeno l’agenzia più potente può prevenire il tradimento o il doppiogiochismo. Perchè si arriva a tradire il proprio paese? Per convinzione ideologica, per denaro, perché sottostanti ad un ricatto, per puro spirito di rivalsa o per amore? Questi uomini sono l’emblema di tutte le contraddizioni che caratterizzano l’essere umano in sé. Sono, in una sola parola, spie.

«Cosa credi che siano le spie? Santi, martiri, preti? Sono una squallida processione di sciocchi vanesi, traditori, sissignore, invertiti, sadici e ubriaconi. Gente che gioca a ladri e poliziotti per ravvivare la propria vita squallida..» 
John Le Carrè , La spia che venne dal freddo

 

Gli studenti

“Ci hanno cacciati dall’università, ce la prendiamo con tutta la città”

All’alba degli anni ‘80 la vita studentesca era caratterizzata da rivendicazioni sociali di stampo marxista, organizzate in collettivi, movimenti e partiti: sono gli anni in cui gli studenti lavoratori versano in condizioni impossibili, tanto da far aumentare a dismisura i ritiri e il numero degli studenti fuori corso relegando nuovamente l’università a espressione di una società fortemente classista. Negli anni in cui rieccheggiano ancora forti le parole di Don Milani nella sua “Lettera a una professoressa”, il movimento studentesco si scopre ancora politicizzato, sveglio ed ambizioso, spesso violento e aperto allo scontro. Un movimento che si fa voce di una sistematica accusa verso le istituzioni sociali, dalla famiglia allo Stato. I valori del boom economico italiano e della tradizione cattolica vengono sostituiti dall’esaltazione dell’individuo e delle sue libertà, in una visione politica che ha ormai superato l’utopistico ideale puramente comunista del decennio precedente.

 

 


 

LA  SOCIETA’ CIVILE

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Il mondo civile non è un mero spettatore delle vicende politiche. Gli studenti dal futuro incerto si apprestano ad entrare in un mondo dove non sembra esserci spazio per la vita democratica: il mito della clandestinità, della vita rivoluzionaria, le memorie del Che, dei Tupamaros, aiutano questi ragazzi a dare un senso alle loro pulsioni. Entrare nella stanza dei bottoni, farne esplodere i congegni, bloccare il cuore del nemico di classe, questo è il loro obiettivo. Gli operai, sempre meno fiduciosi del ruolo dei sindacati asserviti alle sfere politiche, sono sull’orlo del collasso tra aggressione al salario e rigidità del lavoro; si organizzano quindi in comitati di base, cominciando a contare solo sulle proprie forze e nella loro protesta trovano l’appoggio degli studenti. In questo stravolgimento sociale, un senso d’impotenza, di rassegnazione e panico accompagna spesso il piccolo borghese che cerca riparo nel fortilizio della famiglia oppure in chiesa, confidando sui valori cristiani. Aleggia la paura della novità che stravolge le consuetudini o che minaccia l’immobilità, che lacera i valori tradizionali, in poche parole la paura del Male. L’ alta borghesia, ingabbiata in un mondo che non sembra più il suo, ha paura di perdere la propria ricchezza: questo la rende insicura ed è per tale ragione che invoca l’autoritarismo, il controllo assoluto, la censura, non disdegnando nemmeno la violenza privata, agitandosi in frenesie di linciaggio e giustizialismi, in anacronistici autodafè e sognando in cuor proprio il ritorno dello squadrone fascista e delle norme tedesche per l’ordine pubblico.

 «Alla fine, sempre, prima di chiudersi nei rispettivi uffici, gli impiegati si trovavano d'accordo che l'istituzione di una sana pena di morte avrebbe messo a tacere definitivamente tutta la violenza di questo mondo.»
” Un borghese piccolo piccolo” di Mario Monicelli

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