UN ANNO E UN GIORNO
La vita ha le parole che può, la fiaba le parole che deve.
PROLOGO

Nessuno ricorda cosa successe. Quando le nebbie del Nulla si alzarono dalle ignote coste oltre il Mare della Tranquillità, la memoria fu la prima a svanire, divorata dall’abisso senza forma in cui ogni storia muta in menzogna e poi, perduta, scompare dal tempo. Di un luogo fatato, nascosto tra miraggio e meraviglia, ora restano solo polvere e frammenti di niente. Più non camminano verso una meta segreta i pietrificati alberi della Foresta Errante e dal fondo dei pozzi è fuggita la luna; mai scoverà il suo riflesso il Vescovo di Specchi e la Regina di Ogni Porta non finirà la sua guerra. I sette rubati giorni d’autunno non saranno trovati in quelle anfore nascoste dal mare e il vecchio dei boschi non risponderà alla domanda del figlio del lupo. Nessun racconto avrà conclusione, perché distrutto è ormai il regno incantato, inghiottito dal Nulla che tutto divora.
Nessuno ricorda cosa successe. Solo schegge di immagini spezzate, come quando si cedono memorie di infanzia per comprare un fiore dalle streghe dell’Est. Dicono però i Monaci Grigi che esuli giunsero, seguendo il sinuoso dipanarsi di strade perdute, fino alla celata Rocca d’Avorio, ultimo baluardo contro gli assalti del Nulla. Poiché di quei viaggiatori, divisi fra loro negli opposti colori dell’anima, ognuno voleva far sua la nascosta fortezza, vi fu un lungo scontro senza vincitori né vinti, ma segnato da una promessa spezzata da un tradimento cremisi. Coloro che in seguito vennero chiamati Vermigli aprirono di fatti le porte della Rocca ai terribili venti del Nulla, lasciando che il pallido oblio divorasse persone e ricordi. Nessuno può dire in quanti fossero radunati sotto le mura della fortezza quando questo avvenne. Forse centinaia, forse migliaia. Dopo il passaggio del Nulla, di quelle grandi schiere non restava che poche decine di sopravvissuti. Tutti gli altri erano svaniti dalla storia e dalla memoria. Fu così che nell’ora più buia i grigi custodi invocarono la più grande magia per imporre una fragile tregua. Si divisero gli stranieri, seguendo le segrete tonalità del proprio cuore, nelle opposte Corti del Giorno e della Notte. Fra loro fu spartito il possesso della Rocca d’Avorio, seguendo l’immutabile alternanza di ombra e di luce. Perché da vecchie scintille non nascessero nuovi tumulti, fu proibito a chi indossava il bianco del giorno di scambiare anche solo uno sguardo con gli ammantati dal nero della notte, se non nei fugaci momenti di alba e tramonto, quando il dominio sulla Rocca d’Avorio veniva scambiato. Con parole di magia e antichi segreti, venne così stretto il secondo giuramento. Ma ogni incanto vive di regole sottili, e quella promessa non fu un'eccezione. Solo per un anno e un giorno avrebbe conservato il suo potere. Solo per un anno e un giorno sarebbe vissuta la tregua nella celata Rocca, piegata sotto ai colpi del Nulla, dei Senza Volto e degli Incubi Neri. Solo per un anno e un giorno avrebbero atteso, le opposte Corti, l’inizio dell'ultima storia.

UN ANNO E UN GIORNO

Ebbe così principio la lunga attesa, in cui come in una complessa danza la Corte del Giorno e quella della Notte si scambiavano, con passi scanditi dall’eterno ritorno di alba e tramonto, il dominio sulla celata fortezza. La magia del Secondo Giuramento, protetta dai Monaci Grigi e dai misteriosi Servitori della Rocca, sembrava in grado di arginare, almeno per il momento di un respiro, l’implacabile avanzata del Nulla, dando così tempo alle schiere della Luce e del Buio di prepararsi al giorno in cui, inevitabilmente, il potere del grande incanto sarebbe svanito e, con esso, la fragile tregua.

Furono mesi di preparazione, in cui i vassalli del Bianco e del Nero condussero il loro eterno scontro in segreto, approfittando dei fragili istanti di confine per carpire informazioni sull’opposto schieramento e per scagliare inganni e malefici sui loro rivali. Furono mesi immersi in una quiete innaturale, in cui con fatica in molti provavano a dimenticare di essere intrappolati in uno scontro alla fine del mondo, cercando ancora qualche piacere nella loro vita di esuli, danzando sotto alla luce delle ultime stelle o al ritmo di delicati madrigali tra le eleganti stanze della Rocca d’Avorio. Eppure, anche in quelle ore di apparente calma, non mancarono accadimenti misteriosi e funesti, non cessarono gli attacchi notturni dei terribili Incubi Neri e non scomparve l’invisibile ma palpabile presenza dei Senza Volto nascosti appena oltre la linea dell’orizzonte.

Lo stesso giorno in cui venne sancito il Secondo Giuramento, in molti videro i Monaci trascinare una donna verso l’ingresso di quel misterioso sotterraneo ritenuto dai saggi il vero cuore della Rocca d’Avorio. I grigi custodi scagliarono la fanciulla verso quei corridoi così bui e minacciosi e, dopo aver pronunciato per sette volte tre parole proibite, ne sigillarono per sempre l’ingresso. Nessuna richiesta di spiegazioni convinse mai i Monaci a proferire una sola parola riguardo a quell’avvenimento o al nome della povera sventurata, che dalle Corti venne chiamata semplicemente la Principessa in Catene. Per quanto misterioso fosse stato quel gesto e per quanto segreta e suadente sia l’identità di colei ora prigioniera oltre un incantesimo impossibile da spezzare, c’è chi giura che un enigma ancora più incomprensibile sia legato alle porte dell’inaccessibile sotterraneo. Si sussurra infatti che uno straniero senza nome e senza patria possa essere visto, come un miraggio evanescente, sostare di tanto in tanto davanti alle pesanti porte, intento a sussurrare segreti impossibili da udire. Nessuno è mai riuscito a vedere questo misterioso viandante per più di un breve momento o a scambiare con lui anche solo una parola, tanto che in molti lo considerano solo un’invenzione. Fortunatamente non tutte le novità, così scarse nella fortezza d’Avorio, furono a tal punto tinte dai funesti colori di pericolo e mistero. Nessuno ha infatti dubbi su chi fosse l’Errante, privo dei colori del giorno o della notte, giunto da oltre i sentieri del Nulla a chiedere ospitalità presso il celato bastione. Egli era Mercurio Montparnasse, da sé stesso definito con insistenza e spiccata umiltà Le Marchant Magnifique. Per intercessione stessa dei Servitori della Rocca egli fu accolto nel castello, a patto che giurasse solennemente di riparare l’antico Crucibolo e di scegliere alcuni Artefici come suoi apprendisti.

Tuttavia, non sempre i Servitori della Rocca si mostrarono così generosi. Questi servitori infatti, il cui agire è imperscrutabile come le emozioni di quelle mura di cui sono araldi, in silenzio si occupano di assistere gli abitanti della rocca, come umili valletti. A volte, però, essi dispensano parole di saggezza o persino terribili punizioni, quando i Monaci Grigi si accorgono che una delle sacre regole è stata violata. I servitori non infliggono castighi per crudeltà o per capriccio, ma solo per il rispetto di quelle Regole di cui essi non sono altro che l'intelligibile emanazione. Accadde così che una notte la bianca Isabella fu sorpresa ad aggirarsi fuori dalla fortezza, dove in quel momento regnava la Corte del Buio, per incontrare il suo amato Navarro. Ma nella battaglia fra il bianco ed il nero, la luna non può raggiungere il sole, né il giorno abbracciare la notte. Per lo sconsiderato agire della fanciulla, una terribile punizione fu imposta alla sua Corte per mano dei Servitori: il Re Immacolato cadde quella notte vittima di una terribile malattia che sempre di più pare avvicinarlo alla morte.

Se la magia del Secondo Giuramento aveva permesso alla Rocca d’Avorio un precario riparo contro gli ingordi venti del Nulla, essa non poteva fare alcunché per proteggere le nascoste mura dai servitori del niente: i misteriosi Senza Volto e i terribili Incubi Neri. Le schiere del Giorno, strette intorno al candido vessillo e illuminate dalla luce del sole, ricevettero il compito di scongiurare l’arrivo dei Senza Volto, nascosti laddove gli occhi non possono guardare. Per farlo essi erigono dei talismani, dalla forma di bianche croci, come magica barriera intorno agli antichi giardini della Fortezza. Impeccabile è stato l’agire dei coraggiosi difensori di bianco vestiti, poiché mai un singolo Senza Volto è stato visto avvicinarsi alla Rocca d’Avorio. Tuttavia, non sono pochi i figli della Notte a considerare tutto questo solo un grande inganno: gli ipocriti seguaci del Giorno si sono inventati un nemico fittizio, uno spauracchio da sventolare come medaglia di valore, una menzogna tessuta per coprire la loro inutilità.
Infatti è la Corte del Buio a combattere ogni sera la più terribile battaglia. Quando il sole cala, dalle ombre i terribili Incubi Neri sciamano verso l’ultima fortezza, portando sconforto e rovina. Una notte, forse perché le cupe sentinelle furono sconfitte o forse perché decisero di lasciar passare l’immortale nemico, gli Incubi Neri riuscirono a introdursi tra le mura della Rocca d’Avorio, dove la Corte del Giorno in quel momento dimorava. Gli spettri del Nulla, prima di scomparire nella luce dell’alba, presero con loro tre sventurati: Cartesio, Sarah Kane e Mevlana. Essi furono ritrovati solo la notte successiva. Di quali cicatrici il Nulla abbia lasciato nel loro animo, nessuno può averne idea.

E così la danza proseguì, con passi scanditi dall’eterno ritorno di alba e tramonto, fino al momento in cui tutto cambiò.

Mentre già le ombre del crepuscolo si allungavano e le due Corti, riunite nel chiostro della fortezza, si preparavano a scambiarsi il dominio sulle antiche aule, i Servitori della Rocca incominciarono a parlare all’unisono, con la sinfonia di un’unica voce, scandendo le strofe di una fatale profezia:
“Con rischi indicibili e traversie innumerevoli,
Il Regno Incantato potrà rinascere nell’ora più buia,
quando la seconda magia sarà ormai infranta,
e terribili si abbatteranno gli assalti del Nulla.

Con rischi indicibili e traversie innumerevoli,
Sette Terre sfuggiranno al grigio oblio,
e simboli di storie perdute abbracceranno un nuovo significato

Con rischi indicibili e traversie innumerevoli,
Spoglio di ogni ambizione, stringendo in palmo il Cuore del Regno,
Un Re dei Re dovrà mostrarsi, per dare principio al nuovo racconto.
Egli non sarà padrone di terra alcuna
Ma pronuncerà il nome dei Signori di domani

Con rischi indicibili e traversie innumerevoli,
Coloro da voi chiamati Maestri e Consiglieri
pronunceranno i nomi di chi potrà ambire allo scranno del sovrano dei sovrani
ma altri dovranno decidere chi fra loro meriterà scettro e corona:
Il Re del Giorno, benedetto dal sole
Il Re della Notte, protetto dal buio,
Il Figlio del Lupo, difensore del Segreto,
Un Grigio Custode, garante della seconda magia
Infine colui che saprà strappare dalle grinfie del Nulla
il perduto cuore di Nessundove”

Da quel momento, una tetra e improvvisa coltre di solenne attesa cadde sulla Rocca d’Avorio, come se in un solo istante l’illusione di un luogo sicuro fosse stata sgretolata dagli inarrestabili rintocchi del tempo. Da quel momento, i rapporti tra le Corti divennero ancora più tesi, poiché ognuno ora non poteva dimenticare quanto fosse vicina la fine della tregua, poiché ognuno poteva scorgere una speranza oltre le nebbie del niente. E nulla, in nessun Regno, è più pericoloso dalla speranza, quella fiamma ardente e fragile in grado di incendiare le braci di ogni conflitto.

Così le Corti si preparano all’istante in cui la tregua cesserà di esistere e più nessuna divisione impedirà alle schiere del Giorno e della Notte di muoversi liberamente nella Rocca d’Avorio. Così le Corti, di nuovo strettamente riunite sotto al loro vessillo, hanno iniziato ad ignorare alcune tradizioni. Più nessuno, da quel tramonto fatale, ha infatti accettato ostaggi dell’opposto colore tra le proprie fila, visti come spie e traditori.

Solo tre giorni rimangono per salvare il Regno Incantato. Solo tre giorni per raccontare le ultime storie. Al calare della seconda notte, la tregua lunga un anno e un giorno sarà finalmente finita ma, con essa, spezzato sarà anche l’incanto che protegge la Rocca d’Avorio dai venti del Nulla...

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