★ Gli abitanti di Montelupo ★

Letture consigliate: “La guerra alla guerra - Storie di donne a Torino e in Piemonte tra il 1940 e il 1945”, a cura di Anna Gasco; “Fausto e Anna”, Carlo Cassola; “I Ventitrè giorni della città di Alba” (seconda parte), Beppe Fenoglio; “La Luna e i Falò”, Cesare Pavese; “La montagna e la guerra - l’Appennino Bolognese tra la Savena e il Reno” a cura di Brunella della Casa e Alberto Preti. Vedi tutti i personaggi Abitanti del larp

Anche in un remoto paese gli effetti del conflitto irrompono prepotenti e inarrestabili. Soprusi, rappresaglie, scaramucce, fucilazioni… Non è facile essere vicini alla linea di confine, nell’estate del ‘44. La maggior parte degli abitanti ha cercato di assecondare il corso degli eventi evitando di dare nell’occhio per non avere problemi. Ma la guerra incombe, è appena al di là del crinale: non è più tempo di tergiversare. In molti si sono uniti alle formazioni partigiane, chi con Sirio e la sua Stella Rossa, chi partendo per monti lontani. C’è chi invece considera ribelli i partigiani, vili traditori colpevoli di aiutare l’esercito invasore; c’è chi si è unito alle forze armate dell’RSI ed è stato spedito lontano ad eseguire gli ordini del Duce. C’è poi chi si domanda quanta fedeltà sia ancora dovuta al Re, quanta all’esercito, quanta al Partito. In molti ancora non hanno scelto, o forse non hanno capito, da parte gli convenga schierarsi.

Montelupo è un paese vitale, nonostante tutto. La scuola è ferma, ma la Parrocchia è ancora una delle poche istituzioni in cui ognuno ancora confida. Il forno si accende ancora, ogni mattina, e i pochi sparuti campi strappati la montagna vanno curati con amore e dedizione. Le famiglie si stringono al focolare, tentando di dimenticare gli scontri e gli spari… o forse lavorando nell’ombra perché tutto finisca il prima possibile. Qualcuno, addirittura, ha deciso di sposarsi prima che tutto vad in rovina. Le famiglie si sono impegnate, e si è cercato di radunare pane e vino in abbondanza per festeggiare.

Il cibo arriva in paese ancora regolarmente, grazie ad alcuni commercianti autorizzati dalle forze di occupazione. Certo, bisogna accontentarsi, e le razioni concesse dalla tessera annonaria sono poco più che misere. Si sospetta che esistano meccanismi di borsa nera e contrabbando, e i bersagli sono alcuni tra i meno abbienti e più recenti abitanti del villaggio… ma ancora nessuno é stato formalmente denunciato alle autorità.

Il rapporto della popolazione con il Podestá, i suoi sgherri e le occasionali visite della Wehrmacht non é sempre roseo. I dissapori non sono pochi e alcune teste calde sono da tempo nelle liste delle autorità, per non parlare dei sospetti fiancheggiatori, come i familiari di Sirio, che ormai ben conoscono la “stanza vuota” della casa del fascio, sede di interrogatori e, secondo alcuni, torture disumane.

 

La situazione è confusa, difficile dire cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Anche la presenza dell’alleato tedesco nel fondovalle, che molto spesso sembra ben lontano dall’essere il fedele compagno che viene dipinto dalla propaganda e dalla radio, non riesce a riportare l’ordine. La vita a Montelupo non è facile: non lo è mai stata, e la guerra non ha migliorato le cose. Il borgo è ormai quasi solamente popolato da donne ed anziani: gli uomini sono partiti e lontani, qualsiasi strada abbiano scelto. I bambini, spediti dai parenti in luoghi più sicuri. Gli unici in età virile rimasti in paese sono i padroni, il medico, il prete: uomini troppo ricchi, troppo saggi o troppo codardi per sporcarsi le mani. Le donne del villaggio, al contrario, sono forti e decise, donne di montagna, che da sole sanno ben sporcarsi le mani e cercano di tirare avanti aiutando i loro uomini, per quanto possono. In molte aiutano fratelli, mariti e parenti che si sono ritirati sui monti, ma non sono poche nemmeno quelle fedeli al Duce e al Partito, che non vedono di buon occhio le giovani staffette partigiane, e anzi farebbero di tutto perché i Ribelli se ne andassero dalla valle. E poi ci sono quelle che pregano, ogni ora del giorno, perché questa maledetta guerra finisca presto, e che il sangue finisca di scorrere.