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Personaggi

Scelta del personaggio

Il Teorema di Bayes vuole esplorare i temi dell’identità, della memoria e della follia, in una cornice di oscuri delitti e segreti. Ogni personaggio avrà dunque un lato oscuro da esplorare e che potrà rivelare degli aspetti a volte evidenti, a volte del tutto inaspettati, della sua identità. In altre parole, tutti i personaggi del Teorema sono “personaggi misteriosi”, che nascondono molto di più di quanto non mostrino. Sarebbe dunque impossibile e controproducente scegliere il proprio personaggio sulla base di un teaser simile a quello degli altri eventi di Terre Spezzate, che tratteggi a grandi linee l’aspetto ed il carattere evidenti di un personaggio e lasci intuire quali sono le sue aspirazioni o dilemmi. Se fossero scritti così anche i teaser dei personaggi del Teorema di Bayes, per la natura stessa dell’evento e dei suoi protagonisti, non capireste in realtà nulla del tipo di gioco che vi aspetta, se sceglieste "Viola, la segretaria ambiziosa" piuttosto che "Brando, il timido infermiere". 

La scelta del personaggio avrà, dunque, caratteristiche diverse dal solito e avverrà in due fasi:

  • all’atto dell’iscrizione potrete scegliere il gruppo di appartenenza, da uno di quelli elencati più sotto. Tutti i personaggi di un gruppo hanno un certo mood e delle tematiche in comune, che potrete intuire leggendo le descrizioni che seguono e che saranno poi declinate in modo diverso per ogni personaggio.
  • Dopo aver scelto il gruppo, vi sarà proposta una lista di teaser funzionali limitata al gruppo che avete scelto. Un teaser funzionale non presenta nome, professione, carattere e altri fatti pubblicamente noti di un personaggio, ma una serie di indicazioni sul tipo di gioco in cui esso sarà coinvolto e sul contributo che ci si aspetta da lui durante l’evento. Ad esempio: “personaggio maschio, intimista, paranoico, oggetto di trame investigative, portatore di violenza.”

 

Solo dopo che il teaser funzionale sarà stato scelto e confermato, riceverete la scheda completa del vostro personaggio, con tutte le informazioni necessarie per giocarlo. In questo modo potrete scegliere il personaggio legato ai temi e al tipo di gioco che vi interessa di più, mantenendo allo stesso tempo il giusto mistero con gli altri giocatori e prendendovi il giusto spazio per renderlo unicamente vostro.

Ma c’è di più: quello che in realtà riceverete non sarà una semplice scheda, ma una vera e propria una scatola del personaggio. Al suo interno troverete, oltre alla classica scheda, una serie di documenti e oggetti in gioco che vi saranno utili per scoprire qualcosa di più sul vostro personaggio e dargli spessore, o che daranno maggiore concretezza e tangibilità alla sua personalità, ai suoi legami, ai suoi progetti e aspirazioni. Ogni scatola sarà leggermente diversa, ma tra le cose che potrete trovarci dentro ci saranno: articoli di giornale, pagine di diario, chiavette usb con video registrati, vecchie foto, piccoli oggetti o ninnoli, e così via.

 

Valledrane Management Group

“Se i sottoproletari si sono imborghesiti, i borghesi si sono sottoproletarizzati. 
La cultura che essi producono, essendo di carattere tecnologico e strettamente pragmatico, impedisce al vecchio «uomo» che è ancora in loro di svilupparsi. 
Da ciò deriva in essi una specie di rattrappimento delle facoltà intellettuali e morali.”

-Pier Paolo Pasolini

 

Quando ha preso vita l'idea di riaprire il complesso di Valledrane e di riabilitarne il nome, grazie ad un progetto che ne cambiasse la destinazione d’uso, si è radunata attorno alla proprietaria ed alla sua piccola famiglia una pletora di professionisti, veri o presunti tali, ansiosi di dare ciascuno il proprio contributo. 

Questa gente di città, questi piccoli borghesi nevrotici e alienati in cerca di un’occasione, hanno deciso che, per diventare il fiore all’occhiello della valle e redimersi dal suo oscuro passato, Valledrane avrebbe dovuto essere trasformato in un agriturismo di lusso. Secondo il progetto di questo team di architetti, ingegneri, geometri, avvocati e contabili, assistiti da segretarie, stagisti e operai - il Resort Valledrane dovrà essere un luogo unico di pace e riposo in mezzo ai boschi, un paradiso in terra, un rifugio elitario in cui sfuggire alla nevrosi ed alla caotica vita della città. 

Alcuni politici locali, interessati alla proposta, sono stati invitati ad unirsi al gruppo. Si sa che, in questi casi, c’è bisogno che con le amministrazioni locali le cose filino lisce: ci sono permessi da ottenere ed il gruppo non può permettersi che qualche meschino burocrate ostacoli i lavori. Ma, soprattutto, bisogna convincere gli investitori a finanziare la ristrutturazione degli edifici; essi hanno tre giorni per valutare se l’idea dell'agriturismo sia effettivamente valida, oppure se sia meglio seguire le indicazioni di altre parti invitate a dire la propria sul futuro del luogo. 

I membri del Valledrane Management Group sanno che, con le prossime mosse, si giocheranno il tutto e per tutto. Sanno che è arrivato finalmente il momento di prendersi la loro rivincita. 

In fin dei conti, come potrebbero fallire? Dopotutto, chi è un mediocre nella ricca e potente città non può che diventare una star nella provincia, terra di conquista piena di menti influenzabili e di zotici pronti ad adorare la raffinata gente di città.Tutti presto conosceranno le meraviglie create da queste menti eccelse e creperanno di invidia quando i creatori del Resort Valledrane saranno festeggiati nei loro campi come i più innovatori, i più intraprendenti, i più professionali e verranno finalmente invitati come ospiti d'onore ad aperitivi e feste, dove non saranno più loro quelli a doversi mettere in fila per entrare... 

I piccoli borghesi del Valledrane Management Group incarnano le nevrosi tipiche del mondo moderno. Professionisti alienati, intossicati da una frenesia lavorativa che serve solo a coprire la vacuità della loro vita ed il vuoto senza fondo della loro anima, frustrati senza sapere di esserlo, gretti e lucidi di sfavillanti, quanto chimeriche, immagini di sé, i membri di questo gruppo vedranno sgretolarsi tra le mani le illusioni che si sono costruiti. E quando questo accadrà... cosa rimarrà di loro?

 

“La sera avanza lenta. Fuori è già buio, sebbene il lavoro non sia ancora terminato. Con calma mi allontano dalla vetrata per sedermi alla scrivania: devo assolutamente tornare con la testa sul progetto, oppure dovrò lavorare tutta la notte per finire la presentazione. Con un cenno stanco spedisco quella sciocca della segretaria ad ordinare ravioli al vapore e pollo alle mandorle: sarà una serata infinita fatta di documenti, scartoffie e programmi di marketing. Con l’animo diviso fra soddisfazione e disgusto apro il file di Valledrane. Già pregusto quando potrò tornare nella moderna città, vincitore e ricco, con in mano un contratto   che mi spianerà una strada verso il futuro dell’azienda. Prima però dovrò recarmi fra quegli sciocchi provincialotti, vestirmi di moine e falsi sorrisi e agguantarli come farebbe un serpente con un misero topolino. E poi…poi potrò anche stritolarli e prendermi il mio meritato successo. Uno sbuffo mi sfiora le labbra mentre penso al progetto su cui sto tanto faticando. Organizzare, pianificare, vincere. Cosa conta, se non arrivare al traguardo? Il successo è tutto; Chi dice diversamente non l’ha mai assaporato e non sa di cosa parla: una volta che ne conosci il dolce sapore non ne puoi più fare a meno    ed è peggio di una droga. Sull’altare del successo bisogna essere pronti a sacrificare ogni cosa, se si desidera davvero scalare la vetta e arrivare in cima. Ed è quel vuoto, quello lasciato dal sacrificio, che a volte si fa sentire nel profondo del tuo animo. Oppressivo ed oscuro “Nulla” che a volte sembra divorarti. Ma il successo, il potere e la fama colmeranno tutto e riempiranno ogni vuoto. La frenesia della vita moderna ti permette di non sentire e di vivere sull’onda quindi, per non morire, bisogna non fermarsi mai. Bisogna non fermarsi e continuare a salire, su su, fino in cima.”

 

 

Testimoni

 

“La memoria non è ciò che ricordiamo, ma ciò che ci ricorda. La memoria è un presente che non finisce mai di passare.”

-Octavio Paz

Quella che, tra il 2003 e il 2008, è stata la Residenza Valledrane, sarà ricordata da tutti come un rifugio, un’isola di benessere lontana, isolata ed esclusiva. Un luogo in cui, nascosti agli occhi di curiosi e fotografi, i giovani rampolli delle famiglie bene potevano trascorrere qualche tempo a riprendersi dai propri problemi: qualche peccato di gioventù o dei piccoli disturbi che, se di pubblico dominio, avrebbero offuscato il prestigio di cognomi da mantenere immacolati. 

Qui a Valledrane, in cambio di diverse migliaia di euro, i clienti ricevevano le migliori cure, sorseggiavano tisane rilassanti e allontavano i pensieri fastidiosi con qualche magica pillola. Alcuni di loro si portavano sulle spalle il peso di crimini minori, ma si sa che i migliori avvocati possono sostituire un forzato soggiorno nelle patrie galere con una ben più gradita vacanza tra i monti bresciani. Altri, essendosi abbandonati ad emozioni forti ed essendo diventati schiavi delle proprie pulsioni, nel tentativo si sfuggire al mondo facile e dorato nel quale erano cresciuti, necessitavano di un luogo ove allontanarsi da questi atteggiamenti distruttivi. A questi pazienti erano affiancati coloro che venivano mandati qui dal sistema giudiziario nazionale o chi, al prezzo di importanti sacrifici, aveva scelto Valledrane per cercare nelle migliori cure disponibili una possibile redenzione

Che i pazienti fossero realmente malati, opportunamente dichiarati incapaci di intendere e volere, o semplicemente degli ipocondriaci convinti di aver bisogno di cure psichiatriche, ora sono stati tutti invitati alla serata di presentazione del progetto di riqualificazione di Valledrane. Rivivranno questo luogo, dove un tempo trovarono rifugio. Con loro sono stati invitati anche gli inservienti, gli infermieri e coloro che, oltre ai medici, si sono occupati dei pazienti durante il ricovero. Uno staff preparato, referenziato ed impeccabile, dispensatore di cure esperte ed attenzioni premurose. 

Tutti insieme, essi sono stati testimoni del periodo forse più famoso della vita del complesso di Valledrane. I loro destini sono inevitabilmente intrecciati con ciò che qui è accaduto. Gli echi di quello che ora le loro menti hanno dimenticato, influenzerà per sempre le loro esistenze. Ferite invisibili e piaghe dell’animo fanno da contrappunto a segni fin troppo evidenti e disturbanti. Chi di loro è pronto a conoscere veramente se stesso? Chi di loro è pronto a riprendere in mano un periodo della propria vita che forse dovrebbe rimanere sepolto per sempre? Chi di loro è pronto a tornare a Valledrane per vedere ancora una volta il sole sorgere sulla rossa collina?

 

“Odio il rumore. La gente che urla, quelli che litigano. Mi spaventano. Non voglio vederli, non voglio vedere le botte o la gente disposta a tutto pur di divorarti le ossa. Ho pianto tanto. Vendette, tradimenti, non avere nessun amico sincero. Vogliono sempre qualcosa da te e non ti puoi mai fidarti. Anche i tuoi genitori magari ti considerano un relitto,   un debole scarto che non sa stare al mondo. Mi fa male ma so di esserlo. Sono questo, uno scarto. E’ per non vedere e non sentire che ho iniziato. Prima l’alcol, poi i sedativi. Era così bello sprofondare nel buio senza ansia e senza dolore. Senza vedere il mondo in disfacimento. I miei che litigano per colpa mia. Mio padre con quella puttana della cameriera.    Mia madre che urla a lui e poi a me, perché piango in un angolo. Volevo solo andare via.  Valledrane. Ho dei ricordi confusi. Mi piaceva, o forse no. Era un rifugio, li dovevo solo guardare il mondo, la natura, il verde. Ma anche lì c’erano i mostri. Mi sentivo al sicuro mi pare. All’inizio almeno. Ma i mostri ti trovano sempre.”  

 

 

 


Medici

 

“Chi combatte contro i mostri deve guardarsi dal non diventare egli stesso un mostro. 

E quando guardi a lungo in un abisso, anche l'abisso guarda dentro di te.”   

F. Nietzche

 


I medici, i professori e gli psicologi
invitati a Valledrane per discuterne il futuro, sono consapevoli di poter giocare un ruolo fondamentale nelle decisioni che in questi giorni verranno prese. Saranno tra gli ospiti di questo evento, che dovrebbe segnare una rinascita per la struttura, e questo si adatta perfettamente sia ai loro obiettivi più palesi che a quelli più reconditi. Tra di loro, alcuni sperano nell’apertura di un centro di ricerca che studi il “Metodo Valledrane”, ideato dalla Dott.ssa De Sanctis, altri sono qui per motivi molto meno chiari e forse meno nobili. Quello che è certo è che ognuno di loro ha conosciuto intimamente la sofferenza umana e la follia nelle loro forme più devastanti: le hanno viste da vicino, ne hanno assaporato le sottili e insinuanti sfumature e tutti ne sono rimasti, chi più chi meno, toccati nel profondo. Chi ha esercitato in passato a Valledrane è stato partecipe dei drammi, così come dei successi, che lo hanno visto protagonista. 

Dopo le vicende che hanno portato alla chiusura del Centro di Neuropsichiatria infantile prima e della Casa di Cura poi, molti di essi hanno approfondito i loro studi e prestato la loro professione presso altre strutture, spesso con discreto successoMolti dei segreti che si celano tra le mura di Valledrane appartengono a loro: hanno avuto accesso a record clinici, documenti importanti e cartelle riservate. Alcuni incontreranno nuovamente i pazienti che hanno avuto in cura un tempo: i loro volti e le loro voci riemergono dal passato, sussurrando segreti ormai dimenticati. Ora molte faccende rimaste in sospeso potranno, forse, trovare qui una soluzione. 

Chi vi si reca per la prima volta, lo fa forte di un prestigio derivato da titoli onorifici e pubblicazioni, a coronamento di una vita spesa per la ricerca scientifica e l’avanzamento della lotta alla sofferenza ed alla pazzia. Queste personalità illustri sanno di avere dalla loro parte la scienza, la conoscenza e di poter esercitare un forte ascendente su chi, di medicina, capisce poco o nulla. 

Sia gli uni che gli altri si fanno forti di una conoscenza che è potere. Tutto nelle loro parole e nei loro atteggiamenti fa pensare che essi siano i depositari di una verità nascosta. Ma sarà veramente così? O forse il loro è tutto un gioco di specchi che serve a coprire il dramma profondo di chi combatte inutilmente da una vita contro forze inarrestabili e devastanti? 

Forse la loro immagine esteriore è solo un guscio che racchiude esseri umani schiacciati, frantumati e piegati dal dramma di essere quotidianamente a contatto con la sofferenza e la follia umana... 

Forse, nel profondo, hanno la consapevolezza di non avere gli strumenti per combattere né una né l’altra, ma di poterne solo essere sopraffatti.

 

“Un altro compito, un altro articolo. Studenti sciocchi che credono di poter salvare il mondo. Sono stanco di tutto questo. Con un sospiro appoggio la fronte sulle mani incrociate, i gomiti abbandonati sulla scrivania ingombra di articoli scientifici e cartelle cliniche. Bussano alla porta dello studio, sto in silenzio nella speranza che se ne vadano e che mi lascino finalmente in pace. Sarà un altro dei miei studenti, o magari uno dei miei ricercatori o, peggio, la madre di qualche paziente. Sono così stanco.   Stanco di dovere spiegare che non siamo eroi che salvano fanciulle minacciate dai draghi. I draghi sono gli esseri umani. Noi siamo i Draghi e non possiamo liberarcene. Ognuno di noi si porta dentro l’abisso e ci piace illuderci, convincerci che possiamo allontanarlo da noi e curare la mente dei nostri pazienti. Illusioni. Guardare da un'altra parte, fingere che tutto sia risolvibile, è solo un palliativo. Una scusa che rifiliamo a noi stessi per non guardare dentro l’abisso. Per non caderci dentro e soccombere.   Ormai sono troppo stanco di vederlo tutti i giorni. Sono stanco di combattere. Forse dovrei lasciare tutto. Ma lasciare per cosa? Questa è la vita cui mi sono dedicato. Questi studi, questi articoli. Con una mano sfioro il computer e i documenti sulla scrivania. Apro un cassetto, prendo una confezione di farmaci. Bussano di nuovo, non si sono arresi. Mi butto in bocca un paio di pillole e le mando giù. -Avanti- dico scocciato. La porta si apre verso quel mondo che vorrei tanto smettere di vedere”  

 

 

Figli di Valledrane

“Noi siamo la nostra memoria,
noi siamo questo museo chimerico di forme inconstanti,
questo mucchio di specchi rotti.”

-Jorge Luis Borges

 

L'infanzia è uno spazio di misteri, una linea di confine costantemente nascosta dall'ombra. E' un luogo pericoloso, dimora di mostri evanescenti d'angoscia, in cui ogni figura, ogni rumore, può trasformarsi in un istante di paura profonda e infinita come la notte più nera. Per questo gli adulti si raccontano fragili fiabe di conforto, illudendosi di poter riempire il buio con il calore di allegria e sogni. Per questo abbiamo creato, nelle nostre fantasie, la convinzione che l'infanzia sia composta da confortante innocenza: per tentare di guarire le ferite lasciate dal dolore della crescita.

Ma le cicatrici restano. Restano sempre.

Quali segni portano addosso coloro che erano ricoverati a Valledrane quando il sanatorio era specializzato in neuropsichiatria infantile? Come hanno vissuto la loro vita, dopo aver percepito così presto la fragilità di quella costruzione precaria che chiamiamo mente?  Forse si sono trascinati avanti, come tutti gli altri, arrancando fra anni e stagioni, tentando disperatamente di sentirsi parte di quella parola vuota e crudele, normalità, dietro a cui si nasconde l'abisso di isteriche ossessioni. Forse. O forse sono stati piegati da sguardi di giudizio pesanti come una pietra, dagli occhi di chi non riuscirà mai ad accettare il ritorno di quanti un tempo erano tra i folli.

Quando il vecchio complesso è stato ristrutturato, quando gli inviti per una serata d'inaugurazione sono stati distribuiti, in pochi si aspettavano che qualcuno, fra chi aveva vissuto l'infanzia nell'ospedale, fra quei figli di Valledrane di cui si era persa quasi ogni traccia, avrebbe risposto alla chiamata. Eppure alcuni lo hanno fatto. Torneranno sulla collina dove aleggia la nebbia dei ricordi. Per portare parole di verità e memoria. Per subire sguardi di ipocrisia e giudizio.

Per cantare la vecchia filastrocca, un'ultima volta.

 

“Se lo senti piangere,
non chiamarlo
non cercare di consolarlo   quando sente la tua voce,     
 lui ti vede” 

 

 

 

Ospiti

 

 “Per gli ossessionati non c'è scelta: l’ossessione ha già scelto per loro, prima di loro. 

Ci si sceglie quando si dispone di virtualità indifferenti; ma l'evidenza di un male supera la diversità delle vie aperte alla scelta. Chiedersi se si è liberi o no:  inezia agli occhi di uno spirito travolto dalle calorie dei suoi deliri. 

Per lui, esaltare la libertà è far mostra di una salute disonorevole. 

La libertà? Sofisma dei sani.

-Emil Cioran

 

 

 

Si avvicina Aprile e presto saranno avviati i lavori per trasformare in realtà il nuovo complesso di Valledrane: agriturismo e meta turistica di rilievo naturalistico, storico e culturale oppure innovativo Centro di Ricerca sul Metodo Valledrane? 

Numerosi ospiti sono stati invitati alla serata di presentazione: alcuni hanno forti interessi economici nel progetto, mentre altri si oppongono all’opera. Le motivazioni che guidano gli uni e gli altri le più diverse: c’è chi parla di impatto ambientale e speculazione edilizia, chi si oppone alla riapertura del complesso, chi mostra preoccupazione per la sua futura destinazione, chi spinge fortemente perché Valledrane torni a vivere. 

Eppure si capisce che non tutto si può riassumere in un mero affare commerciale, soprattutto se si guarda l’eterogeneo elenco degli invitati ed il loro strano interesse per questo luogo: giornalisti, imprenditori, investitori, attivisti politici, ma anche gente comune, abitanti della zona, alcuni parenti di chi è stato ricoverato a Valledrane negli anni passati. Mentre millantano un interesse superficiale e vago per il posto, nel loro sguardo arde in realtà una fiamma d’interesse che nasconde ben altri obiettivi, una fiamma che cerca a tutti i costi uno sfogo. 

Che siano alla ricerca di qualcosa, di qualcuno o di sé stessi, che vogliano sondare le acque torbide del passato o credano di porre le fondamenta del loro futuro; che cerchino di occultare le loro responsabilità o abbiano disperatamente bisogno di qualcuno da incolpare, nessuno di loro è davvero libero. 

Tutti, dal primo all'ultimo, sono caduti schiavi di un'amante fredda e scostante, esigente e implacabile. Un'amante dai mille volti, che con la sua voce suadente e i suoi crudeli artigli li pungola e li tormenta, li costringe a sempre nuovi sacrifici pur di compiacerla. Perché lei è la fonte di ogni inquietudine e di ogni sollievo, e il suo nome è Ossessione.

Cosa faranno questi esseri umani, fragili ma determinati, quando Valledrane, ancora una volta, porterà i suoi ospiti nei territori inesplorati della mente? Quando il motivo per cui sono venuti diventerà il loro peggiore incubo? 

 

“Il cappuccino è ormai freddo e coronato da un insulsa schiumetta tipica del bar da quattro soldi in cui si è messa a lavorare. Non lo guarda neanche, non ha intenzione di berlo mentre sul tavolino sono sparpagliate le cose davvero importanti. Si accavallano uno sull’altro ritagli di giornale, appunti e scritti pieni di nomi, date e note con un unico fattore in comune: il complesso di Valledrane. Il nome è cerchiato con il pennarello rosso, in maniera metodica e accurata. I suoi occhi saettano da un documento all’altro, cercando le  

indicazioni che le servono per capire tutto, per raggiungere le risposte che le servono. Sa che ci sono. Sa che le troverà In un attimo di rabbia cala il palmo della mano sul tavolino, facendo tintinnare la tazza.

-Maledetti!- E’ tutta colpa loro, lo sa. Gli occhi vagano per la stanza mentre incontra lo sguardo di qualche anziano che legge il giornale o della cameriera; tutti la fissano per il suo scatto di rabbia. Per un attimo diventano loro i nemici, i loro volti assumono per il tempo di 

 

un battito di ciglia fattezze bestiali e mostruose, prima di tornare le solite maschere sciatte e spente che ogni uomo si porta addosso. 

Fingi, rassicurali, non farti intralciare. Con uno sforzo sorride fintamente, mentre torna alle sue carte. Non gli permetterà di rovinare tutto. -No, non lo farà.- sussurra mentre le sue mani raccolgono i suoi piccoli tesori e si obbliga a mandar giù quello che ha ordinato. Che schifo. E’ tutto uno schifo ma presto finirà. Non gli permetterà di vincere”