CONTESTO STORICO
“A volte la democrazia necessita di essere lavata nel sangue” A. Pinochet



Gli eventi che DESAPARECIDOS narra si svolgono nel 1975, due anni dopo il colpo di stato che portò al potere la Giunta militare presieduta dal generale Augusto Pinochet. Il giorno 11 settembre 1973 con un attacco armato al palazzo presidenziale de La Moneda, l’esercito rovesciava -con il forte aiuto di CIA e Stati Uniti- il governo democraticamente eletto, presieduto dal socialista Salvador Allende, che muore suicida piuttosto che consegnarsi nelle mani dei militari. Il Parlamento venne sciolto, le garanzie costituzionali sospese, le opposizioni bandite, i leader sindacali arrestati, i media furono sottoposti a controllo e censura. Si instaurò così un regime dittatoriale, attraverso la militarizzazione dell’apparato statale, la concentrazione dei poteri, lo scioglimento di partiti politici e la promulgazione di norme volte alla limitazione della libertà di pensiero, di stampa e di movimento. L’eliminazione di ogni forma di opposizione venne mantenuta anche attraverso l’operato della potente polizia segreta, la DINA (Dirección de Inteligencia Nacional), l’organismo incaricato della repressione, alle dirette dipendenze di Augusto Pinochet e artefice della maggior parte di rapimenti di quei dissidenti destinati a scomparire nel nulla. Nonostante la sanguinosa repressione di ogni manifestazione di dissenso, in Cile la contestazione al regime rimase sempre viva, anche se molto spesso clandestina, sia nelle forme non violente, volte al ripristino pacifico del governo democratico, sia attraverso vere azioni di lotta armata, messe in atto principalmente dal MIR (Movimiento de Izquierda Revolucionaria), i cui esponenti ritenevano che solo un intervento violento e radicale potesse abbattere il regime dittatoriale. Il mondo intanto guardava il regime sospettato di nascondere criminali di guerra nazisti e che ostentava legami profondi con l’Italia fascista. Gli osservatori internazionali si dividevano tra chi era profondamente critico del regime, entro e delle supposte violazioni dei diritti umani, come le Nazioni Unite, e quegli stati che tacitamente o meno appoggiavano la dittatura. Un regime totalitario era per molti, tra cui gli Stati Uniti o il Vaticano, preferibile alla temuta avanzata di governi di matrice marxista in una area geopolitica estremamente delicata nell’ambito dei rapporti USA-URSS negli anni della Guerra Fredda.

VILLA GRIMALDI

Sotto il controllo della Dirección de Inteligencia Nacional (DINA), Villa Grimaldi è stato il principale centro di detenzione illegale, tortura e omicidio degli oppositori politici. Si stima che da “Cuartel Terranova”, o Caserma Terranova come era nota in gergo militare, passarono più di cinquemila cileni e di loro circa trecento risultano ancora oggi desaparecidos.

E’ solo grazie alla memoria dei sopravvissuti che oggi si conosce cosa avvenne tra le sue mura. Ogni traccia e ogni prova di quanto successo negli anni più bui della storia del Cile furono cancellati dal regime ma tenuti in vita dai ricordi delle vittime sopravvissute e dei loro familiari.

I centri di detenzione erano clandestini, non esistevano né per il regime, né dinanzi alla comunità internazionale. I desaparecidos erano una menzogna e Villa Grimaldi era una casa privata.



LA SOCIETÀ

Durante la dittatura militare la società cilena era gravata da una profonda crisi economica, da condizioni di povertà, disoccupazione ed analfabetismo. Le classi privilegiate mantenevano il proprio status grazie a un diffuso appoggio al governo.

Forme di dissenso, protesta, libertà di espressione e pensiero erano violentemente represse. L’opposizione era relegata a un ruolo clandestino, criminale agli occhi dello stato.

La giunta instillò la paura della “minaccia rivoluzionaria” nella popolazione, persino i genitori, i figli, i parenti di sospetti “marxisti” venivano perseguitati. Censura, diffidenza, sospetto, denunce, tradimenti, processi sommari sostituirono le libertà costituzionalmente garantite di espressione e le tutele giuridiche proprie di uno stato democratico, pur non mancando gli episodi di eroismo, generosità, altruismo e abnegazione, indipendenti dal credo politico o dalla fede religiosa.