I FIERI BARBARI
Prendete quel che potete e non date nulla in cambio
INTRODUZIONE

Gli indomiti figli di Altabrina, che le genti del Sud chiamano barbari, sono guerrieri e razziatori di incomparabile ferocia. Un popolo indurito dal freddo di inverni resi interminabili dalla fame, ultimi custodi di leggi più antiche della memoria, leggi che parlano di un tempo diverso, fatto di sangue e onore, orgogliosi della propria libertà. Quasi tutti i Clan di Altabrina sono ormai stati piegati dagli armigeri del Re e costretti ad accettarne le Leggi. Tuttavia qualcuno ancora resiste: a volte piccole famiglie, altre volte Clan spezzati o guerrieri solitari. Tutti loro accorreranno alla grande adunata indetta dal Clan del Gufo, il cui esito appare incerto perché questi barbari non sono mai stati un popolo unito e forse mai potranno esserlo, divisi dal solco incolmabile di faide, lotte e delitti di sangue.
LE SCHIERE DEL LUPO

Mentre il nord cade, dimenticando gli antichi Dei, solo Altea, patria del Lupo, si erge come ultima roccaforte contro la spietata avanzata del Re. Molti sono caduti per difenderla e ora il peso del comando grava sulle spalle di Brunilde, guerriera e figlia di capi, e sulle sue sorelle di lancia. A rimpolpare le fila, giovani al primo scontro e veterani legati a lei dal Fato. Sarà in grado di farsi tributare, a ogni costo, il rispetto dovuto? I Figli del Lupo da sempre si sentono superiori ad ogni altro clan. Nessuno sa dire con che animo essi marcino seguendo il richiamo del Gufo ma in molti sono pronti a giurare che essi non vorranno schierarsi in nessuna alleanza. Non ne hanno bisogno.
I RAZZIATORI DEL FALCO

Il Falco, per secoli, è stato il Primo fra i Clan, custode del Corno dei Venti. prima che i traditori D’Urso lo rubassero con disonore, e guida per tutte le genti del Nord. Guerrieri votati al saccheggio, i figli del Falco sono predoni e razziatori, flagello delle coste e dei fiumi, la cui brama e cupidigia a lungo hanno fatto tremare il Regno intero.
Quando l’esercito del Re ha invaso il Nord, il Falco si trovava lontano, a reclamare bottino fra i mari meridionali, impossibilitato da distanza e tempeste d’inverno a ricongiungersi con il suo popolo. Solo a primavera le lunghe navi del Clan tornarono nella terra degli antenati, solo per scoprire che l’invincibile flotta di Sua Maestà bloccava ogni ormeggio. Come cantano le profezie, all’alba della fine i vincoli di sangue saranno spezzati. E così Falcobrando, capo del Clan, viene ucciso a tradimento, si dice dai suoi stessi parenti. Senza poter tornare alla propria rocca e senza più una guida, il Clan del Falco si interroga sul suo futuro, mentre, da Primo fra i pari, marcia come esule verso l’adunata del Gufo.
I SETTE FIGLI DEL CERVO

Il più civilizzato e ricco fra i clan dei barbari aveva forse troppo da perdere per conservare l’onore. Quando le truppe del Re cinsero d’assedio Bassorivo, Cervanera, capo del clan, decise di arrendersi senza combattere, venendo addirittura acclamata dai guerrieri. Fu in quel momento che il suo sposo, Ardente del Cervo, capì che per salvare il suo popolo era necessario andare contro ogni auspicio, contro agli Spiriti stessi se necessario. Capì, che solo il ritorno del Re del Nord avrebbe salvato la sua terra. Ardente, protetto dalla notte, andò così fino a dove le figlie del fiume, vestali del Clan del Gufo, custodivano l’antica Corona di Ferro, perché restasse per sempre celata alla brama degli uomini. Ardente uccise una delle fanciulle e si diede alla fuga, stringendo fra le mani il freddo cerchio di ferro forgiato nell’epoca antica. Il Clan del Gufo chiamò a raccolta tutti i figli degli spiriti e bandì una grande caccia. Dopo giorni e notti di inseguimento Ardente fu infine raggiunto e ucciso. La corona, spezzata durante lo scontro, fu riportata al Clan del Gufo. Quando i sette figli di Ardente seppero della fine di loro padre, si strinsero in cerchio e pronunciarono un solenne giuramento: avrebbero riconquistato la Corona di Ferro, loro legittimo pegno per diritto di sangue e non si sarebbero fermati di fronte a nulla. Si mormora che, come ebbero finito di scandire le parole della tetra promessa, nell’aria si udì la voce degli spiriti scagliare sui sette fratelli una terribile maledizione.
I SELVAGGI RINNEGATI

Anche nel selvaggio Nord ci sono leggi. Leggi antiche come i monti e dure come la pietra, leggi di sangue e onore, di ospitalità e dovere. Chi, per colpa, volontà o destino, non può o non vuole rispettarle, deve scegliere tra la morte e una vita di esilio. Wulfila ha preferito l'esilio, come anche Maltena, una volta sciamana del Clan del Gufo. Sono loro, adesso, a guidare una schiera di guerrieri orchi che si ingrossa di giorno in giorno. Risponderanno alla chiamata ? A chi va la loro lealtà, al Nord che li ha esiliati, agli Spiriti o a se stessi ?


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