Ambientazione
Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori
Le cortesie, le audaci imprese io canto
Quando omini de mar già vincitori
Furon colti da nubifragio tanto
Che navi ribaltolli forte aria
E tosto si ritrovaron in altro lido
cui nome conobbi e or vi confido
che trattassi de le spiagge d’Alarya.
Omaggi o miei signori, tosto mi appresto a narrarvi delle meravigliose imprese e folli avventure dei virtuosi eroi e beati guasconi che approdarono in terra sconosciuta e perigliosa. Ebbene, nell'anno del Signore 1229 ben cento navi levaron gli ormeggi verso Terra Santa, ma una manciata di esse mai avrebbe visto le celestiali terre ove Cristo posò il sacro piede, dacché malaugurata tempesta le colse rovesciando le ampie chiglie e gli slanciati alberi, e scagliando così le vele verso sconosciute coste. O gran sventura, o gran sciagura, come facilmente fu negato l'onor di veder l'investitura del Romano Imperatore Federico. Così accadde che gentil dame, cortigiani ben vestiti, paladini corazzati e cristianissime genti si destarono in quella occulta landa di cui or racconterò, poiché queste son le Cronache di Alarya.
"Storia narrata" e "Storia accaduta"

Come sollevato nella sezione sul cantore, Cronache di Alarya non cerca in alcun modo l’accuratezza storica, poiché non si tratta di un romanzo storico alla Promessi Sposi ma di un poema cavalleresco alla Orlando Furioso, in cui sì Ariosto cita personaggi storici come Carlo Magno, e sì l’intero filone delle chansons de gestes nasce da una versione travisata della “battaglia” di Roncisvalle, ma poco ci mette il poeta per arrivare a parlare della tomba di Merlino, della terribile orca e del rapido ippogrifo. La veridicità storica della narrazione di Cronache di Alarya va vista quindi più come un punto di partenza per raccontare delle rocambolesche avventure di bizzarri eroi piuttosto che come un fine da perseguire.
L'antefatto storico

Chiarite le premesse, il mirabile cantore ha deciso di dare una datazione chiara all’inizio della storia: l’incoronazione di Federico II di Svevia a Re di Gerusalemme, ed è dunque necessario parlare un po’ di cosa accadeva in quel periodo.
La sesta crociata è una crociata atipica, dacché è l’unica che non è combattuta ma risolta per vie burocratiche, attraverso il matrimonio arrangiato dal papa tra l’imperatore Federico II e la figlia del re di Gerusalemme Giovanni di Brienne, Isabella, e grazie un accordo dello stesso imperatore con il sultano al-Kamil. I virtuosi eroi e beati guasconi che sono i personaggi della nostra storia sono dunque esponenti della cristianità tutta, che si reca all’incoronazione dello Stupor Mundi in Terra Santa, sentendosi vincitori di una crociata (tratto di cui non molti possono fregiarsi). Caso vuole che però mai ci arriveranno.
Tra 1200 e 1550, secoli di ottimismo

Il 1200 è un secolo di grande ripresa rispetto all’alto medioevo, con una qualità della vita migliore, climi più miti, popolazione in crescita, e questo si riflette in gran parte nella cultura del periodo. Un uomo acculturato del XIII secolo era fermamente convinto che non ci fosse caos nel mondo, ma che esso fosse tutto regolato dalle leggi divine, e nulla accadesse per caso poiché ciascun tassello cadeva esattamente dove era il suo posto; una teoria largamente diffusa in questo periodo è quella di Gioachino da Fiore, teologo molto in voga nel 1200 che sosteneva di prevedere il futuro attraverso un sistema di calcolo e proiezioni basato sulla Bibbia.
Seguiranno poi però due secoli di decadenza, tra peste e temperature rigide, per poi avviare un periodo di ripresa col tardo ‘400, culminando nel XVI secolo, in cui il nostro autore scrive; il 1500 è il secolo della centralità dell’uomo, dell’umanesimo, con un essere umano fautore del proprio destino, in grado di tendere all’ottimo o al pessimo. Non è strano che quindi l'Autore trovi facile ripescare dalla storia una visione della vita più simile alla sua, quella del primo 1200, che come il secolo del nostro beneamato Cantore, fu un periodo di ripresa per l'Occidente medievale.
Religioni

Cristiani

La vita è semplice. Un solo Dio, un’unica fede, una sola Chiesa. Non a caso per secoli e lustri lo nomine per indicare l’Europa tutta era Cristianitas. Re e città in conflitto, famiglie in contrasto, ma tutto un cosmo sociale, un modo di vivere, unito sotto un’unica spiritualità, fedele ad un'unica istituzione religiosa.
Così parrebbe sembrar il 1200 europeo. Certo, buona parte del volgo, poco istruita, si accontenta di ciò che dice lo giusto clero. Poche decine di studiosi si affrontano in dibattiti teologici di alta portata… ma pensatori che escono dal seminato della Chiesa esistono, uomini di fede che rivoluzionano l’Europa nascono e operano in questo secolo, e lo stesso Pontefice non ha ancora tutta quella influenza e quel potere secolare che avrà in futuro.

Lo mondo è vario, diviso in ricchi e poveri: così è la Chiesa. Ricchi Vescovi e Badesse, poveri preti e frati mendicanti. Tutti sotto lo summo signo della Croce. Un mondo vario sì, ma in ogni dove punteggiato di chiese, abbazie, monasteri, cattedrali.


Su ali d’aquila

Il credo che ci si presta a narrar è sì strano e misterioso, quanto meraviglioso e affascinante. Lo popolo misterioso deli elfi ben difficilmente disvela i suoi arcani, e troppo poco si sa. Così narrano le leggende:
Il mondo venne generato dai grandi spiriti, cinque, ognuno che fece materia un aspetto diverso del cosmo tutto. Ma di uno, lo popolo elfico riconosce sovranità: lo spiriti che li generò, primigenio. Lo spirito possente de l’Aquila. Da esso, a lor detta, discendono tutti gli altri.

Gli spiriti vivono separati dal nostro real mondo eppur collegati ad esso, in quanto sua parte vivente. Vi son innumerevoli spiriti naturali, nascosti in ogni dove, messi a guardia dai grandi cinque, sul loro operato. Eppure, alcuni di essi, scelgono i camminare con li elfi, popolo prediletto de li Spiriti, e guidarli nel loro cammino verso la gloria. Questi sono i Grandi Spiriti, potenze incarnate che paiono elfi eppur non sono, inesplicabili e temibili, eppur meravigliosi e potenti.
Vi sono alcuni elfi che narrano di poter parlare con tutti gli spiriti, ma quest’oscurità è lungi dall’essere illuminata dalla conoscenza.

Seppur dunque nella nostra e vostra ventura si incontrerà la diversità e il nuovo, che tanto possono far paura, non temete, dolci cavalieri e forti dame: non guerra, non sangue.

Elfi maghi e sacerdoti, seppur convinti e pronti alla magia, son stanchi del sangue su di lor riversato. I cristiani, non ne posson più delle crociate, di fratelli persi e promesse infrante. L’alienità, in una terra in cui tutto par possibile, sarà e dovrà essere rispettata e viva.
A venezia le Famiglie di Sion son da tutti rispettate, nell’impero i primi servitor dello Stupor Mundi son d’origine araba e di fede musulmana. Eppur essi sono accolti con benevolenza, e se c’è antico sospetto, esso convive con nuova ammirazione.


In sintesi, Cronache di Alarya parlerà di scoperta, di scambio, di realtà molteplici e sfaccettate in un mondo di persone che - all’interno del loro microcosmo - si sentono legittimate a pensare ciò che vogliono. Il tempo della scoperta è altro rispetto a quello dell’odio, e noi ora lo diciamo esplicitamente: non ci interessa giocare a “il mio Dio è meglio”. Federico II lo sapeva bene, non deludete il vostro Imperatore!
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